Monopoli: visita al maestoso Palazzo Palmieri, riaperto al pubblico dopo 26 anni
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giovedì 22 dicembre 2016
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di Rita Leoci - foto Antonio Caradonna
La costruzione sorge sull'omonimo largo a poca distanza da Cala Porta Vecchia, una delle splendide insenature che punteggiano la costa della città. Fu voluta dai Palmieri, ricca famiglia di origine francese, che si stabilì in Puglia nel 500 e il cui ultimo rappresentante Francesco Saverio morì nel 1921 senza avere eredi diretti: fu per questo motivo che nel suo testamento decise di donare il complesso (assieme alle ville patrizie possedute in contrada Cozzana) a un ente benefico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nelle sue ultime volontà c'era anche il desiderio che l'immobile ospitasse una scuola di arti e mestieri, cosa effettivamente avvenuta dal 1965 al 1990. Da allora però lo stabile è stato trascurato e come se non bastasse ha destato preoccupazioni riguardo alla sua stabilità. Oggi è proprietà di un istituto pubblico di assistenza e beneficenza (la “Romanelli-Palmieri”) ed è utilizzato solo saltuariamente come set cinematografico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dall'esterno il palazzo appare come un chiaro esempio di barocco leccese, con i suoi muri in tufo dorato e il bugnato bianco che lo riveste lungo tutta la parte inferiore. L'ingresso è costituito da un possente portale in pietra calcarea caratterizzato da due colonne ioniche laterali che sostengono il peso del balcone centrale. Quest'ultimo accoglie tra due finestre lo stemma dell'antica famiglia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il simbolo patrizio si ripropone sotto l'arco che incontriamo poco dopo aver varcato l'entrata principale. Si tratta di un affresco impreziosito da un lampadario: consiste essenzialmente in tre palme intrecciate attorno a un elmo su sfondo azzurro, dettagli che suggeriscono l'abitudine dei Palmieri a compiere pellegrinaggi. Il cognome tra l'altro deriva da "palmier", termine francese per indicare la palma, simbolo dei cammini devozionali effettuati verso la Terra Santa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Arriviamo quindi nell'atrio rettangolare, un tempo circondato da stalle, capannoni per il fieno, depositi per le carrozze e cisterne d'olio. Di fronte a noi si sviluppa una scala a tenaglia che tramite due rampe conduce al piano ammezzato, ideato per ospitare le stanze della servitù e le cucine. Curiosamente da uno dei locali riservati alla cottura dei cibi parte un'altra scalinata che conduce all'agrumeto, usata dai Palmieri come via di fuga per sfuggire alle frequenti aggressioni a cui venivano sottoposti. Esattori da generazioni, spesso erano infatti perseguitati da chi non poteva pagare le tasse e alcuni di loro furono addirittura uccisi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Saliamo quindi al primo piano, quello abitato dai nobili, lasciandoci dietro diverse decorazioni come una graziosa Madonna dipinta in un ovale che necessita di un restauro. Siamo indubbiamente nella porzione più spettacolare del palazzo: una lunga serie di sale eleganti incanta l'osservatore grazie alla presenza di pavimenti in maiolica napoletana e soprattutto di soffitti affrescati con splendidi motivi floreali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La stanza principale è la cosiddetta "galleria", realizzata in origine per ospitare collezioni di quadri, anfore e monete antiche: qui persino le persiane presentano abbellimenti che richiamano il mondo dei fiori. Sulle pareti notiamo diversi ovali in cui sono raffiguati gli avi della famiglia. Accanto a questo ambiente c'è una piccola cappella privata contraddistinta da un altare in stucco marmo sovrastato dalla scritta latina domus orationis, letteralmente "casa di preghiera".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il secondo e ultimo piano, concepito per accogliere gli ospiti, è quello meno interessante: torniamo dunque al primo per un ultimo sguardo. Passiamo per una grande sala che sotto l'ennesimo soffitto affrescato vede innalzarsi un vistoso albero di Natale, elemento di modernità posizionato in mezzo a tanta storia. Quella stessa modernità che dovrebbe prendersi sempre cura di un palazzo così prezioso ma a lungo abbandonato al suo destino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
QUI le informazioni per visitare Palazzo Palmieri
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Rita Leoci
Rita Leoci
Foto di
Antonio Caradonna
Antonio Caradonna
I commenti
- Roberta Cioci - Peccato siamo passati due volte e pur avendo telefonato al riferimento scritto sulla porta non ci ha risposto nessuno. Impossibile visitarlo