di Giancarlo Liuzzi

Bari, all'interno di Palazzo Casamassimi: l'antico edificio che giace disabitato in largo Albicocca
BARI – Dei suoi scaloni monumentali, del suo raro giardino pensile e dei suoi leggendari cunicoli ne avevamo parlato in passato, senza però riuscire a mostrarveli a causa dell’inaccessibilità dei suoi interni. Ma oggi finalmente siamo riusciti ad entrare a Palazzo Casamassimi, cinquecentesco edificio situato in largo Albicocca, nel cuore di Bari Vecchia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Abbiamo così potuto ammirare dal vivo la scala con loggiato a più ordini, definita dall’architetto Apollonj Ghetti come la più spettacolare della città antica e il ricco giardino che, con i suoi 800 metri quadri, è il più esteso di tutto il centro storico. (Vedi foto galleria)

Un luogo incredibile quindi, che purtroppo però versa da tempo in uno totale stato di degrado, coperto da impalcature arrugginite e colmo di immondizia e rifiuti. Si perché l’immobile, che si estende per quasi 4000 metri quadri, è disabitato da più di 40 anni. Nel 1980, a seguito del terremoto dell’Irpinia, subì grossi danni e venne dichiarato pericolante, costringendo le decine di famiglie che vi risiedevano ad abbandonarlo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Da allora nonostante alcuni interventi di consolidamento realizzati dal Comune di Bari per impedirne il crollo, il palazzo risulta ancora inagibile. D’altronde non sarebbe nemmeno facile ristrutturarlo o venderlo, visto che la proprietà è divisa in 416 diverse particelle catastali appartenenti 104 differenti eredi, alcuni dei quali risultano persino deceduti da tempo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Raggiungiamo Palazzo Casamassimi in largo Albicocca, lì dove svetta su tre livelli con la sua facciata in tufo arricchita da finestre murate, alcune con cornici modanate. Al piano terra colpisce l’ampio portale in bugnato a punta di diamante, impreziosito da una chiave di volta decorata. Quello che vediamo è però solo una minima parte del complesso che, accerchiato da altre palazzine, raggiunge l’opposta corte San Triggiano, dove termina con un muro perimetrale coperto da edera. 

Il palazzo prende il nome dalla nobile famiglia dei Casamassimi (probabile discendente dei Massimi di origine romana) proprietaria in passato di molti feudi nel barese, tra i quali il comune di Casamassima. Tra la fine del 500 e gli inizi del 600 fece edificare questo maestoso palazzo nell’allora largo della Vermicocca. Si racconta che l’immobile fu sede, nel XVII secolo, del primo tribunale di Bari e che nascondeva nei suoi sotterranei un cunicolo utilizzato per condurre gli imputati al Castello Svevo, allora sede del carcere.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma è arrivato ora il momento di entrare. Ad aprirci il lucchetto, che serra una piccola porticina metallica, è Piero Favia, uno dei numerosi proprietari dell’edificio. Appena entrati lo spettacolo davanti a noi si mostra avvilente. Dei puntelli reggono la volta a stella dell’atrio, sui cui lati si diramano lunghi e bui corridoi che conducono ad ampi vani, ricolmi di oggetti e materiale di ogni genere.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Spostandoci però nella corte interna restiamo davvero senza fiato per ciò che ci appare davanti agli occhi. Il monumentale scalone settecentesco a più ordini, che finora avevamo visto soltanto in antiche fotografie e dall'alto con un drone, si mostra a noi in tutta la sua imponenza. Lo vediamo coperto da un vero e proprio “shanghai” di impalcature che occupano l’intero cortile e che, alzando lo sguardo, ci sembra non finire mai.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La scalinata ha una facciata ondulata con le sue arcate in pietra che, su tre differenti livelli intorno a una tromba quadrangolare, creano un complesso gioco di volte rampanti e di archi a pieno centro. Sulla destra invece scorgiamo un asse suppletivo, ad arcate sovrapposte, con funzione scenografica. Uno spettacolo architettonico davvero unico in tutta la città antica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Superiamo piante di fico e rifiuti fino a raggiungere l’accesso allo scalone, introdotto da due corpi aggettanti trapezoidali, con ai lati due finestroni circolari in pietra. Accediamo al vano scala dove gli archi sono anch’essi sostenuti da puntellature che lasciano però intravedere, sulla volta bianca, la croce dei Cavalieri di Malta ai quali i Casamassimi appartenevano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci facciamo strada tra le fitte impalcature e il pavimento coperto da guano di piccioni. Saliamo la prima rampa e, attraverso una porta in ferro, giungiamo in un vano voltato, pieno di materiale edilizio, che dà accesso al famoso giardino, uno dei pochi ancora presenti a Bari vecchia. Inoltrarsi da qui è però impossibile: rottami di biciclette, scale, secchi e vegetazione infestante ci impediscono di proseguire.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Torniamo sui nostri passi e, percorrendo un corridoio, raggiungiamo una delle zone crollate del palazzo. L’intero blocco, privo di pavimenti sui diversi livelli, è sostenuto da lunghi piloni ed è chiuso in alto da una copertura in metallo. Resta visibile la muratura in pietra e i sottostanti archi del piano inferiore. Da qui ci spostiamo in una piccola corte interna con una scala malridotta, vani murati e secolari archetti sovrapposti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Attraverso lo scalone saliamo ai livelli superiori per visitare alcuni dei vecchi appartamenti. I labirintici ambienti si mostrano per la maggior parte malconci e pericolanti, con porte divelte e pareti scrostate. In altri riusciamo invece a scovare soffitti in legno che presentano ancora le originali decorazioni floreali, oltre ad antiche cementine dai decori geometrici sul pavimento. In una stanza sopravvive persino un’elegante carta da parati bianca con decori vegetali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Le ripide scale ci conducono infine all’ultimo piano del palazzo dal quale usciamo sulla vasta terrazza. Guardandoci attorno ci rendiamo conto di essere su uno dei punti più alti di tutta la città vecchia. Distinguiamo facilmente il Castello Svevo, la Cattedrale di San Sabino e la cupola di Santa Teresa dei Maschi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Da questa posizione possiamo anche avere una visuale completa dell’ampio giardino del palazzo. Ma quello che un tempo doveva rappresentare il più grande e raffinato parco della città vecchia, risulta ormai ridotto a una fitta e incolta macchia verde invasa da edera, alberi di fico, rifiuti di ogni tipo e strutture semidistrutte.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non ci resta così che tornare al piano terra, ma prima di abbandonare l’edificio notiamo un vano serrato adiacente alla rampa delle scale. «Da lì si accedeva ai sotterranei dove ci sono anche i leggendari cunicoli - ci svela Piero -. Non so dove portassero, ma quando eravamo ragazzi li abbiamo percorsi più volte. E un giorno, mentre giocavamo in largo Albicocca, una parte della strada franò proprio in corrispondenza di uno di quei corridoi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Una leggenda che siamo riusciti a svelare assieme ai sorprendenti interni di Palazzo Casamassimi, che speriamo, un giorno, di poter rivedere riportato al suo antico splendore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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