Ecco i "donatori di coccole": carezze e baci per i neonati abbandonati in ospedale
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venerdì 22 aprile 2016
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di Anna Maggio
La legge italiana prevede infatti la possibilità che il padre e la madre possano rifiutare il pargolo appena venuto alla luce in un nosocomio. Questa norma salva molti infanti dall'essere gettati nei cassonetti o lasciati per strada, ma non può certo rimediare alla mancanza dell'amore di chi li ha messi al mondo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Il nostro scopo è proprio quello di colmare questo enorme vuoto - spiega il 38enne Ivo Saiani, direttore dell'associazione -. Seguiamo solo bambini ospedalizzati e ne curiamo l'aspetto emotivo almeno fin quando comunità, servizi sociali e tribunale non si accordano sull'eventualità di darli in affidamento o in adozione. Abbracci, baci, carezze e canzoncine sono fondamentali sin dal primo giorni di vita. L'importanza di questi gesti è ancora più evidente per i piccoli affetti da patologie più o meno gravi: un po' di tenerezza vale quanto una medicina e trasmette loro una sensazione di protezione».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I reparti di pediatria diventano così estremamente accoglienti così come auspicato in origine da Giovanna Castelli, l'infermiera fondatrice e presidente della onlus e nel rispetto del dharma, un termine ricorrente nelle religioni orientali che indica l'insieme delle azioni virtuose utili per contrastare la sofferenza degli esseri viventi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma come si entra nel gruppo dei “donatori di coccole” ? «Gli interessati svolgono prima di tutto un corso di formazione di dieci ore suddiviso in cinque incontri - evidenzia Saiani -. Durante la prima lezione presento assieme a un assistente sociale il regolamento dell'associazione, quello dell’ospedale che ci accoglie e le regole in materia di privacy. Nel secondo appuntamento una puericultrice e un’infermiera illustrano come muoversi nella struttura di cura. Infine negli ultimi tre colloqui uno staff di psicologi valuta le motivazioni che spingono gli aspiranti volontari a sobbarcarsi un impegno del genere».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Non tutti i candidati infatti vengono accettati. «Alcuni vorrebbero unirsi a noi solo per pulirsi la coscienza da qualche cattiva condotta personale - avverte il direttore - o per sopperire a una condizione di vita infelice. Si tratta di persone che non soddisfano il requisito basilare dell'affidabilità. Abbiamo bisogno di una rigorosa selezione».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tra i criteri di preferenza non c'è quello di status sociale: nell'organico figurano infatti operai, avvocati, giovani disoccupati, pensionati e casalinghe. Tutti pagano una piccola quota annuale che copre i costi del corredino del neonato e di una quota assicurativa. Davanti a loro si presentano disparate situazioni: ci sono piccoli in buone condizioni di salute abbandonati dai genitori per problemi personali, altri che invece non sono stati riconosciuti in quanto affetti da malattie invalidanti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Negli ultimi tempi stiamo cercando di allargare il nostro raggio d'azione - prosegue il 38enne - affiancando i nostri volontari anche a quei fanciulli vittime di maltrattamenti o che comunque una famiglia ce l'hanno, seppur in situazione di disagio. Ad esempio qui a Brescia c'è un bambino di Roma ricoverato in terapia intensiva: il suo quadro clinico è abbastanza compromesso e con lui c'è la mamma. Con il nostro sostegno supportiamo sia il malato sia la donna che è comunque coinvolta in un'esperienza così drammatica».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L'associazione vorrebbe espandersi anche geograficamente. «Ricevo decine di mail da tutta Italia da parte di persone interessate all'apertura di una "Dharma" nelle loro città simile alla nostra - conclude il direttore -. Le richieste arrivano soprattutto da Milano, Padova, Roma, Bologna e Bari: tutti progetti che potranno decollare solo se qualcuno del posto dovesse decidersi di assumersi questa grossa responsabilità, coordinando tutte le attività di un'eventuale "succursale". Il mio contributo a distanza infatti da solo non sarebbe sufficiente».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Chissà, magari nei prossimi anni una valanga di coccole invaderà i reparti pediatrici di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Qui il sito dell'associazione.
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Anna Maggio
Anna Maggio
I commenti
- cinzia cremisini - spero che un'iniziativa così importante abbia la giusta considerazione da parte di chi concede le autorizzazioni per avviarla, spero che se ne capisca la grande importanza e che la vedremo presto realizzata in tutti gli ospedali del nostro paese. Buon lavoro e complimenti.
- Maria Antonietta - Se ci fosse a Bari mi piacerebbe...ho perso un bimbo al 9mese di gravidanza e mi è mancato il contatto con il neonato...conosco tante mamme di angeli che farebbero le volontarie...specie chi come me non avrà un'altra possibilità di riprovarci!
- luisa cusano - Mi piacerebbe fare volontariato per coccole e abbracci ai bambini neonati qui a Roma ... esiste questa possibilità?
- Matilde Pinzaglia - Sono una nonna desidererei poter offrire carezze affetto e abbracci a piccoli soli e indifesi .Io abito a Triggiano provincia diBari.Grazie
- generosa - salve abitoin prov di bari vorrei essere una mamma a distanza cm posso fare
- Valentina - Mi piacerebbe che ci fosse una succursale anche in provincia di Udine.