Il mondo dei centri scommesse: tra classici, ".it", ".com" e illegali
Letto: 19333 volte
martedģ 3 febbraio 2015
Letto: 19333 volte
di Mina Barcone
Ce ne sono di tre tipi, quelli classici come la “Snai” e “Matchpoint”, che si occupano della gestione di scommesse con licenza rilasciata dall’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato. Questa licenza serve a collegare il punto gioco al totalizzatore nazionale (Sogei), che rileva le schedine giocate dal centro così da poterle tassare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma i due terzi dei centri scommesse appartengono ad altre categorie, parliamo dei “Pdc” (Punti di commercializzazione) e dei “Ctd” (Centri trasmissione dati). I primi fanno tutto online. Sono sempre in possesso di una licenza statale, ma non possono far giocare “al banco”, cioè non sono in possesso di schedine. Da loro si va solo per ricaricaricare il proprio conto online. Di questa fascia fanno parte agenzie con il marchio “Scommettendo” e “Betpoint”. Anche se ci sono centri Pdc “furbi” che danno anche la possibilità di compilare schedine. Lo fanno perché riescono a collegarsi ai “Ctd” società straniere prive di licenza che quindi operano in maniera molto più libera sul mercato, andando però spesso incontro a sanzioni.
Abbiamo incontrato Gianni, proprietario di un centro scommesse di Bari, per farci spiegare meglio questo intricato mondo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Parliamo dei Pdc…
I Pdc, conosciuti anche come ".It", collaborano con aziende autorizzate dal Monopolio, sono molto più semplici da aprire e meno costosi rispetto a una normale agenzia scommesse. Si limitano a far depositare e in qualche caso anche prelevare soldi (solo su carte o conti correnti) ai clienti da un conto nominativo a loro intestato per giocare su internet. Questi punti sono legali e autorizzati dal Monopolio perchè sottoposti a verifiche fiscali, ma d’altra parte penalizzati perchè offrono al cliente un servizio parziale e non a tutti accessibile, in quanto le scommesse possono essere fatte solo online e non tutti i 70enni sanno usare il pc.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Però…
Ci sono alcuni proprietari che contro tutte le regole danno la possibilità di giocare anche le schedine avvalendosi di gestori online privi di licenze, i “Ctd”, attraverso i quali è possibile effettuare le stesse operazioni che avvengono all’interno di un’agenzia autorizzata. Pratica ovviamente del tutto illegale, perché per il fisco non è possibile tassare gli introiti derivanti da queste giocate. Oltre al fatto che così le agenzie che operano in questo modo provocano una concorrenza sleale nei confronti di chi ha aperto un regolare centro scommesse.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma è fatto tutto “sotto banco”?
Certo. Il cliente deve nascondere la schedina una volta fuori dal punto vendita, altrimenti c’è il rischio che il centro possa essere anche chiuso o che incorri in multe salatissime.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma per un cliente non sarebbe meglio rivolgersi a un centro scommesse classico”
Sì e no. Di certo in un punto Snai non si sarebbe costretti a questi “giochetti”, ma d’altra parte questi centri online collegandosi ai “Ctd” permettono di giocare in maniera più variegata: la puntata minina è fissata a 50 centesimi e non a 2 euro, le quote (e di conseguenza le vincite) sono più alte e cambia anche l’offerta di gioco, visto che è possibile anche puntare su eventi non sportivi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Chiariamo meglio a questo punto la posizione occupata dai “Ctd”.
I Ctd, conosciuti anche come ".Com", collaborano con aziende estere autorizzate con regolari licenze nel loro paese d’origine ma non concessionarie in Italia e quindi prive di controllo fiscale da parte del Monopolio.Tra i Ctd più importanti ricordiamo "Goldbet" e "Planet win 365". All’interno di un Ctd si trova tutto ciò che un’agenzia scommesse con licenza può avere, con clienti che dettano schedine e riscuotono vincite in denaro contante. Questo tipo di attività però seppur legale a livello europeo, non è legale per le leggi italiane, quindi anche in questi casi qualora ci sia un controllo da parte delle forze dell’ordine si incorre in una denuncia e si procede con la chiusura temporanea del centro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E come fanno ad aprire se sono illegali in Italia?
E qui casca l’asino, perché l’Unione Europea sancisce il mercato libero tra i paesi membri, quindi libera circolazione di beni e servizi. E quindi i “Ctd” fanno valere questo principio ogni qual volta in Italia c’è qualcuno che punta il dito contro di loro. Inoltre questi centri mettono continuamente in discussione il rilascio delle licenze delle concessioni in Italia, che secondo loro seguono una pratica discriminatoria agevolando solo poche grandi aziende italiane. In pratica seppur queste aziende estere abbiano mostrato la loro volontà all’acquisto delle concessioni rilasciate dal Monopolio italiano, di fatto quest’ultimo non ha dato loro la possibilità di rientrare negli elenchi di quelle autorizzate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E nonostante questi problemi c’è però in Italia chi continua ad aprire questi “.Com”…
Eh sì perché costano di meno non essendo collegati con il Monopolio. Rischiano però ogni giorno una denuncia per non esser in possesso di licenza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E per i giocatori ci sono dei rischi?
Sì, anche se il problema non è riferibile sicuramente a queste aziende staniere, ma ai proprietari dei punti. Mi spiego meglio, se si vince in un centro con licenza e per un motivo qualsiasi il proprietario di quest’ultimo decide di non pagare, il cliente che deve riscuotere la vincita può appellarsi dall’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato che provvede in un modo o nell’altro a rimborsarlo. Diverso è per i punti privi di licenza: in questo caso il cliente che vince non può appellarsi allo Stato per far valere i suoi diritti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma ora è pronta una sanatoria per i “Ctd”.
Con la nuova legge di stabilità si è cercato di venir a capo di questa situazione. Si è quindi deciso di dare a tutti i Ctd aperti prima di ottobre 2014 la possibilità di sanare la loro situazione fiscale, versando un importo variabile in denaro. Coloro che saneranno quindi diventeranno legali, grazie al rilascio di un diritto temporaneo fino al prossimo bando del 2016. Mentre i centri che collaborano con aziende che hanno deciso di non sanare saranno costretti a chiudere non potendo più appellarsi alla presunta discriminazione del rilascio delle licenze.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita