Taranto, San Francesco: chiesa neogotica nascosta nel cortile di un condominio
Letto: 20904 volte
mercoledì 8 novembre 2017
Letto: 20904 volte
di Eva Signorile
L’edificio religioso è stato riscoperto solo nel 2003, quando Francesco Pasculli, uno dei residenti nel complesso, ha deciso di abbattere il muro che lo sigillava. Da allora l’uomo si è dedicato completamente alla sua rivalorizzazione, riuscendola ad aprire finalmente ai visitatori nel 2015. Siamo andati a visitarla (vedi foto galleria).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per ammirare la struttura è necessario recarsi in via Cavour n.51, lì dove si trova Palazzo Cecinato. L’immobile prende il nome dal vecchio proprietario, Angelo Cecinato, colui che nel 1881 diede mandato agli architetti Domenico Fago e Carlo Bari di erigere la chiesetta, probabilmente per ringraziare San Francesco di averlo salvato da una brutta caduta in un pozzo.
Dopo aver attraversato il portone e l’androne si arriva davanti a una griglia in ferro che permette l’accesso a un cortile dove trovano spazio alcuni vasi di piante. La chiesa si trova in fondo, illuminata da un faro e protetta da un basso muretto in pietra e da un piccolo albero di limone.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La sua facciata è ricchissima di stucchi e fregi e caratterizzata dalla presenza di due cuspidi laterali che avevano probabilmente funzione di campanili. In alto spicca il rosone, ma quella che doveva essere una croce al centro del cerchio è ormai poco più che un ricordo, così come sono scomparse le tre statue che adornavano sia l’esterno che alcune nicchie poste dentro, tra cui quella dello stesso santo che le dà il nome.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nonostante ciò San Francesco mantiene un notevole fascino e il portoncino aperto permette di intravedere il suo interno, che appare elaboratissimo e particolare. Ma prima di entrare decidiamo di parlare con il suo scopritore: il signor Pasculli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’uomo ci spiega come la chiesa restà luogo di culto pubblico dal 1898 al 1919. Fu in seguito utilizzata dai residenti fino al Dopoguerra, per poi scivolare lentamente nell’oblìo. Fu infine il padre di Francesco, negli anni 90, a murare l’ingresso dell’edificio, per evitare che i vandali continuassero a brutalizzarla con scempi di ogni tipo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma nel 2003 Pasculli, affascinato da sempre dalle storie su questa chiesetta, decide di aprire un varco nel muro che la separava dal resto del palazzo. «Non avevo la minima idea di cosa mi sarei trovato davanti - ci dice -. Quando lo feci la delusione fu tanta: c’erano calcinacci ovunque, l’interno era pieno zeppo di rifiuti lasciati lì negli anni e intaccato gravemente dall’umidità. Molti degli stucchi che una volta la adornavano giacevano in frantumi e quello che rimaneva resisteva in un equilibrio piuttosto precario».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Francesco però capisce che dietro tutta quella confusione si nasconde un gioiellino e per questo decide di rimboccarsi le maniche, cominciando pazientemente a ricostruire, naturalmente affidandosi all’aiuto di esperti restauratori. Un lavoro che andrà avanti per ben 12 anni, fin quando nel 2015 l’edificio viene finalmente riaperto al pubblico, seppur sporadicamente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Una volta ascoltata questa particolare storia, non ci resta ora che entrare. Si parte dalla sagrestia: è la parte più antica, quella che un tempo ospitava una precedente chiesa dedicata a San Girolamo. Sul fondo, opportunamente raccolti in una teca, riposano alcuni oggetti ritrovati durante i lavori: persino la testa della statua di San Francesco Da Paola che si trovava sulla facciata esterna e i resti, fortemente deteriorati, del vestito in cartapesta di uno dei santi che adornavano l’interno. Sulla destra, in un quadro, ecco un’immagine della Madonna Bambina.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Accediamo ora nella parte neogotica, costituita da un’unica navata e da una pavimentazione a colorate piastrelle “cementine”. Lo spazio è preceduto da un vestibolo ancora più piccolo che ci riserva la sorpresa di una volta a cupola che pare un fiore a otto petali e al cui centro campeggia la scritta charitas.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Qua e là Francesco ha sparso delle candeline che restituiscono un po’ di luce, soprattutto allo splendido altare. Ciò che ci circonda è decoratissimo: migliaia di motivi vegetali e geometrici si rincorrono per tutto il semicerchio attorno a cui si svolge l’ambiente, arricchendolo dal pavimento fino al soffitto, senza lasciare un solo spazio libero. E nonostante i tanti stucchi l’insieme è leggiadro, anche grazie a un colore di fondo che ricorda i minimali tufi locali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Una volta usciti diamo un’ultima occhiata all’edificio, che avrebbe comunque bisogno di altre ristrutturazioni. I lavori in effetti non sono ancora finiti: ci sono elementi che vanno restaurati e la stessa facciata avrebbe bisogno di un poderoso restyling. Per questo motivo Francesco organizza delle visite organizzate ad hoc, che gli permettono di incassare qualche offerta volontaria, necessaria per proseguire nella sua opera.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La speranza è che un giorno la chiesa possa ritrovare completamente se stessa, dopo essere sopravvissuta miracolosamente per 136 anni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- angelo librnti - Scoprii casualmente questa chiesetta negli anni novanta e grande fu la meraviglia nel constatare che pur scalcinata non era un rudere. Negli anni successivi la situazione migliorò, ma siamo lontani da un recupero totale e definitivo.