di Giancarlo Liuzzi - foto Rafael La Perna

Bari, Palazzina Palmieri: l'eclettico edificio che dà il benvenuto a chi passeggia sulla Muraglia
BARI – È il primo edificio che si incontra percorrendo via Venezia, la strada che conduce sulla Muraglia e continua da più di cento anni a colpire i passanti per la sua eclettica facciata ricca di fregi e decori e le due altissime palme che la precedono. Parliamo di Palazzina Palmieri, dimora costruita all’inizio del 900 ma che oggi, nonostante il suo intrigante prospetto e la posizione unica, giace disabitata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’immobile infatti, dopo essere stato per decenni la residenza della famiglia che lo fece realizzare, nel 2016 è stato venduto e non più utilizzato. Anche se colui che l’ha acquistato ci ha riferito di voler avviare un restauro per donare una nuova vita al raffinato fabbricato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per raggiungerlo partiamo da piazza del Ferrarese e, spostandoci sulla nostra destra, ci incamminiamo su via Venezia. Costeggiamo il maestoso Palazzo Starita, da poco ristrutturato, per ritrovarci dopo qualche passo di fronte al moderno Palazzo Andidero: ed è proprio tra questi due immobili che si innalza l’eclettico edificio, preceduto da una piccola piazzetta. (Vedi foto galleria)

«Fu realizzato dal mio bisnonno Carmine Palmieri - afferma il 55enne barese Massimo Cosentino -. Lui era originario di Siano, in Campania e alla fine dell’800 fu chiamato a Bari come medico militare alla caserma Picca. In Puglia conobbe la sua futura moglie Maria, della ricca famiglia Di Cagno. Con il denaro avuto in dote per il matrimonio, i due decisero così di costruire nel 1903 la loro futura abitazione, che venne completata qualche anno dopo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il progetto fu affidato all’architetto Favia, dell’omonima famiglia di scalpellini e capomastri baresi, che probabilmente effettuarono anche le tante decorazioni litiche. La palazzina è infatti uno degli ultimi immobili di Bari realizzati interamente in pietra, prima della diffusione del cemento armato nell’edilizia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il risultato fu un edificio dai colori grigio e rosa che mescolava diversi generi architettonici, anticipato da una piccola piazzola trapezoidale delimitata da una raffinata balaustra in marmo bianco. Quella dove oggi svettano due alti fusti di palme.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Gli alberi ci sono sempre stati, anche se inizialmente erano palme nane, simbolo della famiglia Palmieri – ci spiega Massimo -. Poi durante la Seconda Guerra Mondiale gli inglesi requisirono la struttura per posizionarci delle contraeree di difesa, sradicando gli arbusti. Alla fine del conflitto il Comune di Bari espropriò lo spiazzo (che in origine era privato), andando a ripiantare le palme ma di una specie diversa rispetto alle originali».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Grazie all'aiuto dell'architetto Simone De Bartolo, andiamo ora a descrivere l'immobile che si compone di quattro livelli, uno interrato e tre sovrastanti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La facciata principale si presenta tripartita, con la parte centrale lievemente aggettante. Il piano terra è contraddistinto da un bugnato a fascia interrotto da due finestre centinate con imposte chiare, inquadrate da cornici riprese dall'architettura rinascimentale, e dal massiccio portale d’ingresso che richiama invece il protiro romanico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Nei due livelli superiori, riproponendo lo schema inferiore, si aprono portefinestre su eleganti balconi sorretti da mensole floreali e decorati nel cielino da riquadri vegetali. I parapetti sono invece composti da colonnine ad arcatelle, in parte crepate, interrotte da pannelli raffiguranti vasi con fronde di piante.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Più in alto un’ampia fascia con riquadri a scacchi, nastri di gigli “a zig zag” e una modanatura bianca, corre su tutta la facciata fino allo smusso angolare. Sulla stessa sono presenti anche dei peducci che reggono la sovrastante mensola marcapiano con motivi geometrici.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Su tutto il prospetto sono poi affissi una serie di stemmi di diverso genere. Al centro del balcone del piano nobile scorgiamo quello dei Palmieri con due leoni rampanti ai lati di una palma e, sulla destra, un cane seduto sotto una stella. Sulle lesene angolari vi sono invece lo scudo veneziano affiancato da quello bipartito barese che ricordano l’antico sodalizio fra le due città adriatiche.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

All’altezza dei capitelli invece notiamo una curiosa effige a testa di cavallo che riproduce un sole raggiante e una biscia, simbolo di perseveranza e riflessione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Completa la composizione della palazzina un ulteriore corpo di fabbrica verticale sulla sinistra, con un ingresso secondario. «Era lo studio del mio prozio, Nicola Palmieri – aggiunge Massimo -. È stato per decenni il medico di fiducia delle tante famiglie di Bari Vecchia che ancora oggi lo ricordano per la sua disponibilità».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci avviciniamo al grande portone in legno, con lunettone ornato in ferro battuto, delimitato da due esili colonne corinzie con dadi brunelleschiani sui capitelli. Queste reggono un ampio archivolto dentellato, decorato con motivi vegetali nell’interno e con una testa felina in chiave. Sull’arco è ancora evidenziabile un tenue color rossastro: lo stesso presente sulle colonnine ai due lati che sostengono le mensole del sovrastante balcone.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’ingresso principale conduce in un semplice androne dalle pareti grigie e crema, abbellito da due colonne con fregi vegetali e da un fine lampadario in ferro. Ma è alzando lo sguardo che riconosciamo nuovamente la “mano” eclettica che impreziosisce tutta la palazzina.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il soffitto è interamente scolpito con un intricato motivo vegetale e geometrico. I due peducci delle colonne reggono un architrave dove ritroviamo la striscia con gigli (presente all’esterno), sovrastata da una modanatura a dentelli e una fascia curvata raffigurante delle palmette sovrapposte. Stesso motivo che prosegue sulle mura laterali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Al centro invece una cornice bianca a serpentina, con quadrati a rilievi negli angoli, demarcano un ampio pannello a scacchiera che ricorda i soffitti lignei a cassettoni delle dimore nobiliari. È composto da una ripetuta teoria di bugne a tronco di piramide alternate a piccoli riquadri con festoni vegetali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Due gradini ci conducono al vano scala dove troviamo la gradinata che porta ai piani superiori, delimitata da una fine ringhiera nera in ferro e illuminata da un lucernaio posto all’ultimo livello.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E noi, non avendo il permesso per poter accedere alle stanze, concludiamo qui la nostra visita alla raffinata Palazzina Palmieri, che da oltre un secolo dà il benvenuto a coloro che passeggiano sulla panoramica Muraglia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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Giancarlo Liuzzi
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