La storia del grande acquario pubblico di Bari, chiuso ormai da sei anni
Letto: 21709 volte
giovedì 10 luglio 2014
Letto: 21709 volte
di Salvatore Schirone
Fino al 2008 anche a Bari, bambini, studenti e appassionati del mare potevano fare questo straordinario incontro. Per anni la visita all’acquario è stata una tappa fissa per tutti gli alunni delle scuole elementari e medie. L'acquario di Bari nacque precisamente nel 1965, grazie alla lungimiranza di un'amministrazione provinciale che seppe vedere nel mare e nei suoi tesori nascosti una fonte di cultura e di sviluppo turistico. Ed era lì che i bambini imparavano a riconoscere le varie specie faunistiche del nostro basso Adriatico. Chissà quanti ragazzi oggi saprebbero distinguere un sarago da un’orata, quanti conoscono il comportamento dei polpi o hanno mai visto una tartaruga o una murena.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E non poteva esserci scelta migliore per la sua ubicazione: il porto. La Provincia chiese ed ottenne dall'autorità portuale la concessione a costruire nell'area demaniale, all'interno del cosiddetto Porto nuovo (l'attuale molo Pizzoli, all’altezza del lungomare Vittorio Veneto, vicino all'ansa di Marisabella). quello che sarebbe diventato, dopo Napoli, il più grande acquario pubblico del Sud (vedi rare foto amatoriali del 1983 che siamo riusciti a recuperare).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dieci milioni di lire per mettere su 40 mini-acquari da 150 litri ciascuno, con specie di diversi invertebrati marini, sei vasche da 500 litri ciascuna con gli ambienti più caratteristici della costa pugliese, otto vasche da 8mila litri con esemplari di varie specie ittiche, crostacei e cefalopodi, e altre due vasche da 8mila litri per il recupero di tartarughe marine. E poi altre piccole vasche per ospitare esemplari di fauna di acqua dolce. Infine un laboratorio biologico e un piccolo museo con alcuni reperti, scheletri di cetacei e ossa di balene.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quello però che per più di 40 anni è stato considerato un punto di riferimento certo per tutti coloro che amano l'habitat marino, a un certo punto sparì. Il suo declino fu lento e silenzioso: iniziò sul finire dell'amministrazione provinciale Divella (2004-2009). Un cartello apparso nel 2008, indicava il sito chiuso ufficialmente "per manutenzione". I baresi non ci fecero molto caso e gli insegnanti di biologia incominciarono a dirottare le loro scolaresche su altre mete fuori regione. Solo alcuni turisti in quegli anni si accorsero della sua scomparsa, quando appena sbarcati cercavano invano, guida alla mano, di visitare il famoso acquario. Persino il sito della Provincia fino a non molti anni fa continuava a pubblicizzare con grande enfasi il polpo blu, il logo dell'acquario, con tanto di informazioni storiche e faunistiche.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il degrado dell'acquario provinciale è forse una delle pagine più tristi e sintomatiche di una città predisposta a dimenticare e abbandonare le sue ricchezze, in questo caso forse la principale: il mare. Testimone dell'assurdo abbandono fu Lucio Rositani, il tecnico di laboratorio di biologia marina della Provincia che vi prestava servizio. In una registrazione telefonica rilasciata a "Ambienti e Ambiente", due anni dopo raccontò: «La struttura fu chiusa perché, trascurata nel tempo, non disponeva più delle adeguate misure di sicurezza (fu riscontrata anche la presenza di amianto). Poi saltò un pompa e quasi tutti i pesci morirono. Tentammo comunque di salvare qualche esemplare, ingaggiando una cooperativa di pescatori per rilasciare in mare gli animali ancora vivi». Quando la giunta Divella decise di mettere mano alla ristrutturazione nel 2008 era infatti ormai troppo tardi. Le apparecchiature furono lasciate alla mercé di vandali e i ladri portarono via i reperti museali più rilevanti, il cranio di un'orca e le ossa di una mascella di una balena.
All'insediamento della nuova giunta provinciale nel 2009, l'acquario era ridotto al rudere che possiamo vedere ancora oggi (vedi foto galleria e video). Riconsegnato all'autorità portuale, l'edificio attende di essere abbattuto (ancora dopo sei anni), per far posto alla nuova sede della dogana, della Guardia di Finanza, Polizia e Piloti, come previsto nel piano di riqualificazione approvato dal Comitato Portuale. «Abbiamo comunque cercato qualche soluzione per dare vita a un nuovo acquario – dice Francesco Caputo, assessore provinciale all’Innovazione Agricolo-aziendale, Forestale, Caccia, Pesca e Risorse Marine – ma non c’è stato niente da fare: mancano i soldi necessari, in questo caso si parla di un milione di euro di stanziamento».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ora che la Provincia scomparirà come ente territoriale, dovremmo dire per sempre addio al sogno di un acquario pubblico a Bari? Forse no. Il nuovo Pug (Piano urbanistico generale) in via di definizione, nelle intenzioni dei vari progettisti, prevede finalmente la riapertura del porto alla città e la creazione, tra le altre cose, di un nuovo grande acquario metropolitano in un'altra zona del porto, precisamente quella in asse con via Brigata Regina.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Se i baresi in passato si sono dimostrati distratti e insensibili, ci auguriamo che forti di questa esperienza si dimostrino ora attenti, vigilanti e attivi, perché potrebbe partire proprio da un acquario la cultura necessaria a riconciliare la città con il suo mare, che tra la barriera invalicabile creata dal porto e il degrado del lungomare sud, appare sempre più distante.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nel video l'ex acquario di Bari oggi (di Gianni De Bartolo):
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Salvatore Schirone
Salvatore Schirone
I commenti
- gianni avvantaggiato - Ciao Salvatorecon il tuo eccellente articolo, mi associo al commento dell'architetto Lombardi, hai messo il dito in una piaga; grazie della citazione di Ambient&Ambienti
- Guido Davitti - acquario a molo pizzoli, distrutto da 30 anni fà, molo pizzoli, 70 anni fà stavano i pescherecci dei De giosa, 45 anni fà portai una tartariga