Il sogno ''Parco di Santa Candida'': «Sconfitti da false promesse e rom»
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martedì 11 novembre 2014
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di Francesco Savino
Il parco, che avrebbe dovuto prendere il nome dall'ipogeo presente in zona, sarebbe dovuto sorgere su un pezzo di terra incolto situato tra la tangenziale e via Michele Mitolo, all’estrema periferia del quartiere Poggiofranco di Bari. Il progetto creato dall'architetto Roberto Sajeva e presentato dal Mountain bike club, fu firmato in maniera informale dal Comune di Bari. Il 31 gennaio 2007 vennero addirittura avviati i lavori, con tanto di cerimonia ufficiale alla presenza tra gli altri dell'allora sindaco di Bari, Michele Emiliano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Fu realizzato il percorso ciclistico per mountain bike, che venne creato in pochi giorni con l'ausilio di una ruspa dell'Amiu. «Dalle 5 alle 7 del mattino salivo sulla ruspa assieme ai tecnici dell'Amiu per indicare loro i punti dove scavare per poter realizzare il percorso», ci dice il presidente del Mountain bike club Bari, Bepi Arrivo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E dal 2007 al 2012, per cinque anni, quello diventa il paradiso (autogestito) dei ciclisti, che vanno lì a compiere le loro evoluzioni. Lì si svolgono anche gare di mountain bike, a cui partecipano donne, bambini e professionisti. In loro c’è la speranza a che a un certo punto il Comune «mantenga le sue promesse», sbloccando i fondi per continuare i lavori e fare di quel posto un’area organizzata. E invece nel 2012 arriva la doccia fredda. «I primi problemi sono stati burocratici – afferma Arrivo -. Il Comune era convinto che l'area fosse tutta di proprietà pubblica, ma in seguito è stato "scoperto" che una parte di questa è invece di proprietà di un'impresa edile di Ruvo che pare abbia deciso di costruirci su».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E poi i rom. «Sì, loro si sono sistemati un po’ più avanti, oltre la tangenziale - conferma Arrivo -. Basta percorrere un sottopassaggio che permette di passare sotto la tangenziale per raggiungere la zona di campagna dove c'è il campo rom. Loro hanno cominciato a buttare rifiuti di ogni genere. Abbiamo trovato di tutto, anche carcasse di scooter. Sono andato più volte nel campo a parlare con il "capo" per poter risolvere la situazione invitandoli a non disperdere i loro rifiuti nell'area del parco. Abbiamo anche integrato nella nostra associazione alcuni ragazzi del campo rom iniziandoli all'attività sportiva. Ci siamo impegnati anche a comprare loro biciclette e caschi ma non è servito nemmeno questo. Non abbiamo più rivisto i ragazzi e nè tanto meno biciclette e caschi che avevamo donato».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Così Bepi e i suoi ciclisti si sono stancati. «Non aveva più senso restare lì sapendo che da un momento all'altro ci sarebbe stato chiesto di lasciare il parco – sottolinea il presidente -. E poi ci eravamo scocciati di dover stare sempre a ripulire quell’area».
Siamo andati così a vedere cosa c'è oggi su quella zona verde di Bari su cui doveva realizzarsi il parco. Nonostante la lunga recinzione, accedere all'area è semplicissimo, basta varcare un piccolo cancello sempre aperto a metà di via Mitolo e salire alcuni scalini. I grigi caseggiati di Poggiofranco alle nostre spalle fanno da sfondo al parco, così come la trafficata tangenziale e lo stadio San Nicola visibili dal lato opposto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sul campo solo erbacce, alberi di ulivo non curati e cespugli. Non ci sono lavori in corso o ciclisti intenti ad allenarsi, solo un ragazzo che porta a spasso il suo cane tra i viottoli e i rifiuti disseminati ovunque. Una fontana di recente realizzazione è stata sistemata nei pressi del cancello d'ingresso, ma la sua utilità è dubbia visto che la zona non è più frequentata dagli sportivi. «Subito dopo la presentazione del progetto avanzammo la richiesta di installazione di una fontana – sottolinea Arrivo - cosa che non ci fu mai concessa e oggi vengo a sapere che ne è stata realizzata una». A scoppio ritardato insomma o forse messa lì per “dare un bicchier d’acqua” ai rom.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
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Francesco Savino
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