A Bari si studiano i "precursori sismici": prevederebbero l'arrivo di un terremoto
Letto: 11629 volte
lunedì 19 novembre 2018
Letto: 11629 volte
di Antonio Bizzarro
Uno dei pionieri di questa schiera di ricercatori "alternativi" è il 72enne Pier Francesco Biagi, docente del Dipartimento di Fisica a Bari. L'insegnante è attivo sul campo sin dagli anni 60 e nel 1976 fu tra i fautori dell'Infrep, acronimo inglese che sta a indicare il Network internazionale per la ricerca sulle frontiere dei precursori sismici. Si tratta di un progetto che conta su nove basi di raccolta dati sparse per l'Europa, una delle quali si trova all'interno del Campus del capoluogo pugliese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Abbiamo disseminato il Vecchio continente di trasmettitori e ricevitori di onde radio a bassa frequenza - spiega il professore -. Pensiamo infatti che eventuali disturbi nella loro propagazione rappresentino il segnale dell'aumento di radiazioni elettromagnetiche terrestri e quindi dell’arrivo di un sisma».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L'incremento di emissioni elettromagnetiche, annotato per la prima volta da John Milne nel 1880, sarebbe causato dalla graduale deformazione delle rocce sottostanti l'epicentro e fornirebbe una previsione valida, una decina di giorni prima dell’evento.
«Resta il problema dell'individuazione dell'esatta zona che viene colpita dalla scossa – ammette Biagi -: sarebbe opportuno definire un porzione di territorio con un raggio massimo di 50 chilometri dal punto in cui si verifica l'evento, ma al momento non riusciamo a essere così precisi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il lavoro del docente ricorda quello di Giampaolo Giuliani, ricercatore autonomo che nel 2009 divenne noto per aver affermato che il disastroso terremoto dell'Aquila (nell’immagine) si sarebbe potuto prevedere. Lui come precursore utilizza il livello del radon rilasciato dalla superficie terrestre: un suo innalzamento può essere una spia di un pericolo imminente. Tale gas è infatti contenuto nei massi sotterranei e fuoriesce a seguito di una loro deformazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Quando i valori di radon osservati risultano costanti - sostiene Giuliani - si ha una situazione di calma sismogenetica. Un picco invece indica che sotto terra sono in atto dei "movimenti": le rocce stanno accumulando energia elastica e una loro rottura può portare a un terremoto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Gli fa eco un suo giovane collaboratore siciliano, Francesco Di Stefano. «I nostri studi permettono di presagire una scossa con un anticipo compreso tra le 6 e le 24 ore - evidenzia l'aiutante -. Non riusciamo però ancora a stimare il luogo preciso dove avverrà l’evento».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La localizzazione dell’epicentro rimane dunque il problema principale della teoria dei precursori chimici: sarebbe impossibile infatti evacuare un dato paese senza avere la certezza che il sisma si verificherà proprio in quel punto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A tal proposito la soluzione sarebbe "incrociare" i dati riguardanti più precursori. «Se ne dovrebbero utilizzare almeno quattro - precisa Biagi - in modo da avere indicazioni più dettagliate. Bisognerebbe dunque fare "squadra" tra i vari ricercatori. Ma le indagini vengono spesso ostacolate dallo scetticismo della comunità scientifica che continua a snobbare il nostro lavoro».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Difficoltà ribadite anche da Di Stefano. «Operiamo con la Fondazione Giuliani - illustra lo studioso -, una onlus che però non può che autofinanziarsi. Eppure in 15 anni di attività le nostre misurazioni hanno quasi sempre trovato riscontro positivo. Che dire, siamo un po' come Einstein: anche a lui nessuno credette quando formulò la rivoluzionaria teoria della relatività».
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Antonio Bizzarro
Antonio Bizzarro
I commenti
- Giacomo Milazzo - Pier Francesco Biagi è stato il mio professore di geofisica applicata e relatore della mia tesi quando stava a La Sapienza . Ho collaborato col suo dipartimento per diversi anni. Conosco, o meglio conoscevo, molto dei suoi lavori e si occupava di radon in tempi non sospetti anche in collaborazione con l'università della Georgia russa. Ha portato il metodo Schlumberger (geoelettrica) in Italia (la mia tesi su questo fu pioniera! 😎) Ha poi fatto lavori in vari campi nel settore dei precursori, su YouTube si trova un'intervista durante un congresso internazionale. È un ricercatore serio e preparato anche se forse un po' idealista e/o visionario in senso positivo. Forse una voce fuori dal coro ma una voce seria e scrupolosa, e che si attiene al metodo scientifico e non alle improvvisazioni di chi è venuto fuori solo perché abruzzese e che non ha un solo rigo pubblicato su riviste scientifiche. Associare il Prof. Biagi a Giuliani è oltraggioso e vergognoso! E non lo dico perché dopo quasi 40 ne conservo un bellissimo ricordo! PS) la chiosa su Einstein è infine un clamoroso falso!
- Emanuele Zambetta - Speriamo di non vivere mai queste catastrofi! L'Italia in generale ne ha patito già troppo!
- Cinzia Pisegna - Un professore serio e appassionato, Pier Francesco Biagi, relatore della mia tesi (" La Grotta Grande dei Cervi di Pietrasecca (Abruzzo) come sito di misure di precursori elettromagnetici dei terremoti") alla facoltà di scienze geologiche de La Sapienza. Uno studioso profondamente convinto delle sue ipotesi a cui però nessuno dà voce, lasciando che personaggi sconosciuti al mondo accademico monopolizzino trasmissioni televisive e social network. Solo Radio Radicale lo intervistò dopo il terremoto de L'Aquila, ma quanti avranno ascoltato quel programma radiofonico? Mi piacerebbe che qualcuno gli desse la possibilità di parlare dei suoi studi e delle collaborazioni con scienziati di altri paesi.