Figli tolti ai genitori, il giudice minorile: «L'allontanamento è sempre l'ultima soluzione»
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giovedì 28 gennaio 2021
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di Gabriella Mola
Abbiamo quindi scelto, viste anche le decine e decine di reazioni all’articolo, di parlare proprio con un giudice: il 54enne Nicola Triggiani, che opera presso il Tribunale per i Minorenni di Bari (nell'immagine).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Partiamo dalle “accuse” mosse dall’assistente sociale da noi intervistato. È vero che il giudice nel momento in cui stabilisce di allontanare un bambino può anche non prendere in considerazione le relazioni degli operatori del settore?
La decisione spetta sempre e solo al giudice, che non si limita a ratificare ciò che l'assistente sociale ha relazionato. Noi comunque teniamo conto del rapporto degli esperti, ma poi una volta aperta l’istruttoria risentiamo nuovamente tutte le parti in causa: dalla famiglia ai difensori sino al minore se ha compiuto 12 anni (ma a volte anche se è più piccolo). In seguito ci riuniamo in camera di consiglio per confrontarci e solo alla fine emettiamo un provvedimento in cui scegliamo la soluzione più giusta per il bambino coinvolto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quindi gli assistenti sociali hanno un ruolo irrilevante?
No, questi professionisti hanno un ruolo importante perché sono coloro che svolgono l'attività sul territorio, entrando per primi in contatto con le famiglie che manifestano delle problematiche. A seguito di segnalazioni che possono arrivare dai parenti, dalla scuola o dalla pubblica sicurezza, riportano lo stato delle cose alla Procura della Repubblica e fanno così in modo così che si apra il procedimento. Da lì inizia l'iter che dura mesi e mesi, in cui gli assistenti si recano nell’abitazione a verificare la situazione per poi stilare i rapporti che verranno passati al Tribunale dei Minori. Ma alla fine, come detto, siamo noi a valutare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Detto che in caso di violenze o grave degrado sociale appare logico che il minore venga allontanato, quanto è giusto che ciò avvenga se i genitori si trovano solo in difficoltà economiche?
Il solo motivo di natura economica non è mai stato causa di un allontanamento. Ci devono essere altri problemi che concorrono, ad esempio se il piccolo smette di andare a scuola o manifesta traumi o problemi sanitari non correttamente trattati. Insomma quando è evidente che nessuno della famiglia riesce a occuparsi adeguatamente di lui. Perché la serenità di un bambino è data da molteplici aspetti: dal benessere fisico a quello psichico, dalla possibilità di studiare e giocare con altri compagni, sino all’essere nutrito e vestito.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma se mancano i soldi può diventare difficile garantire al minore il “massimo”, specie in famiglie molto numerose...
Il Tribunale però cerca in qualche modo di sopperire: ci sono varie soluzioni. Innanzitutto si mettono in campo tutte le forme di aiuto sociale previste dal Comune. Esistono le case alloggio, i redditi di cittadinanza o le comunità diurne in cui il minore può essere seguito mentre mamma e papà lavorano e cercano di risollevarsi. Se ad esempio il bimbo ha problemi a scuola possiamo intervenire fornendo un “educatore domiciliare” che lo sostiene negli impegni di studio. Un'altra figura di recente introdotta è quella dell' “home maker”: si occupa di tutto, dall'apprendimento alle cure domestiche qualora manchino. Ovviamente qualora non ci siano altri parenti, perché spesso questi episodi si risolvono da soli con i nonni o gli zii.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quando invece il bambino viene allontanato e portato in una comunità?
Se vi sono situazioni di serio pericolo per il piccolo, ad esempio genitori violenti o disagio e conflittualità che precludono la sua serenità. In quei casi si prende in considerazione il passaggio in un centro educativo comunale in cui il minore viene collocato con scadenza da decidere in base alla gravità. Se a seguito delle udienze di verifica ci rendiamo conto che padre e madre sono in grado nuovamente di prendersi cura del proprio figlio, quest’ultimo tornerà a casa. Altrimenti dovrà rimanere in comunità, anche sino ai 18 anni di età.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Si può anche arrivare all’affido presso un’altra famiglia?
L'affidamento etero-familiare serve solo a proteggere il piccolo fin quando la condizione non torna idonea. Viene preso in considerazione se i problemi della famiglia vanno a ripercuotersi sulla stabilità e la vita del minore, ad esempio in caso di persone assenti perchè affetti da patologie psichiatriche o perché tendenti ad abusare di droghe o alcol. Ma anche in questo caso vengono effettuate udienze di verifica ogni 3, 4, 5 mesi per monitorare il contesto. E comunque va detto che i bambini continuano sempre a incontrare i propri genitori, mentre questi ultimi affrontano la “riabilitazione”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Che cosa si intende per riabilitazione?
Se ci troviamo di fronte a padre e madre che maltrattano il figlio perché abusano di alcol o droga facciamo in modo che vengano inseriti in un programma di recupero al Serd (Servizi per dipendenze patologiche) oppure, se sono presenti problemi psichiatrici, li segnaliamo al Csm (Centro salute mentale). Solo quando avranno dimostrato di potersi prendere cura di sé la situazione potrà ritornare alla normalità.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E l'adozione?
È presa in considerazione se è evidente lo “stato di abbandono”, quando cioè il minore viene completamente trascurato dai genitori che non si presentano nemmeno alle convocazioni. L’adozione scatta se padre e madre non sono più presenti nella vita dei bambini né manifestano alcun interesse verso di loro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nel 2020 quanti nuovi casi di minori “a rischio” ha trattato il Tribunale di Bari?
Ci sono state non meno di 1300 nuove aperture di pratiche, di casi da seguire. Non sono pochi, ma questo non significa che tutti siano finiti in comunità.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Eppure c’è chi afferma che in Italia sia molto facile perdere la potestà sui propri figli.
Devo assolutamente smentire: non è così semplice come lo si vuol fare sembrare. Spesso sono i media a enfatizzare casi isolati. I procedimenti hanno infatti tempi sempre molto lunghi, le situazioni sono sottoposte a continui monitoraggi e da parte nostra cerchiamo sempre di trovare una soluzione che favorisca l’unità famigliare. L’allontanamento è sempre l'ultima possibilità presa in considerazione, mai la prima.
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