La storia del signor Franco: da solo accudisce più di 100 cani
Letto: 13509 volte
giovedì 18 luglio 2013
Letto: 13509 volte
di Sabrina Raeli
La sua opera non è per fortuna passata inosservata. Associazioni animaliste come “Legalo al Cuore” hanno deciso di supportarlo per far sì che i cani, oltre a ricevere quotidiana assistenza, possano anche essere anche adottati il prima possibile.
Noi siamo andati a trovarlo nel rifugio più grande, nella zona industriale di Bari, in cui sono accuditi oltre 80 cani (vedi foto galleria). Gli animali sono alloggiati, a gruppi di quattro o cinque, in alcuni grandi recinti fatti con materiali di fortuna (vecchie reti di materassi, reti di ferro), dove restano chiusi solo quando il signor Franco va via. Tutto il giorno sono liberi e giocano tra di loro. Quando siamo arrivati abbiamo trovato liberi una trentina di cani che ci sono venuti incontro scodinzolando.
Franco, ma come riesce a ricordare tutti i nomi dei suoi cani?
In molti mi chiedono come io faccia e ogni volta io rispondo che se un patito di calcio ricorda tutti i nomi dei giocatori, allo stesso modo io che amo questi cani, ricordo tutti i nomi e le loro storie. I nomi il più delle volte nascono dalle circostanze in cui i cani vengono trovati, uno di loro, ad esempio, si chiama Pietro Paolo in onore del fatto che fu trovato nel giorno di San Pietro e Paolo.
Com’è nato il suo amore per gli animali?
Tutto probabilmente è cominciato con mio padre, che era un grande amante degli animali. I miei dodici fratelli ed io, essendo cresciuti con quest’esempio, ci siamo sempre dati da fare per aiutare gli animali in difficoltà. Prima lavoravo per un’ azienda che poi è fallita: avevano dei cani a cui io regolarmente portavo il cibo. Da lì mi è venuta l’ispirazione di provare a dare una casa a tutti i cani che erano in condizioni precarie.
Ha salvato dei cani da situazioni particolari?
Sì, alcuni di loro erano feriti gravemente. Una di loro, compagna di Pasqualino, un cane a cui ero particolarmente affezionato e che è morto recentemente, l’ho trovata sulla strada con il bacino fratturato. Sicuramente era stata investita e non le avevano prestato soccorso. Un’altra vittima, Diana, l’ho trovata con una zampa rotta e in cancrena. Fortunatamente sono intervenuti i medici, che amputandogliela sono riusciti ad evitarle la morte. La sua storia però è a lieto fine, è stata adottata e ora è felice.
Dovrà affrontare molte spese...
Ora di meno, grazie all’aiuto delle associazioni che s’impegnano nella causa. Prima se uno di loro si ammalava pagavo il veterinario di tasca mia. Ora fortunatamente le associazioni si occupano almeno di questo. Per quanto riguarda il cibo ho sempre cercato di ottimizzare le spese. La mensa dell’azienda in cui lavoravo mi faceva trovare giornalmente gli avanzi, così anche quella del Policlinico. Roba che il giorno dopo non poteva più essere riutilizzata (come il pane) me la davano volentieri.
Ma come fa ad occuparsi da solo di tutti questi cani? Ventiquattr’ore non basterebbero...
Molti volontari ogni mattina vengono a dare una mano per pulire e dare cibo e acqua a ogni cane. È un lavoro infinito. Ogni giorno bisogna ripetere la routine che non ha mai fine. Ma lo facciamo volentieri. Io per primo spendo tutta la mia giornata tra i rifugi in cui tengo tutti i cani. In questo ce ne sono ottanta, in un secondo ne ho un'altra quarantina. E se ne trovo altri sparsi per la città cerco di dare loro una mano. Sempre.
Per chi volesse aiutare Franco o adottare uno dei suoi cani: www.facebook.com/groups/311557227512/
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Sabrina Raeli
Sabrina Raeli