Letto: 3040 volte | Inserita: martedì 28 gennaio 2014
| Visitatore: Gilda
L'agonismo può essere certamente prematuro a 10 anni, ma è pur vero che è parte del "gioco". Mi spiego meglio. Prima di arrivare all'agonismo, ovvero alla competizione, esiste la dimensione del singolo calato nel gruppo. Attraverso lo sport di squadra si impara innanzi tutto a riconoscere i ruoli, la leadership dell'allenatore, l'efficacia della cooperazione. Al termine di questo processo si innesta la competizione e l'agonismo, che devono sempre essere inseriti in una cornice di gara, senza eccessiva pressione, né da parte dell’allenatore, né da parte dei genitori.
Le squadre di calcio per i più piccoli sono dotate di allenatori che danno importanza alla cooperazione e al criterio di lavoro in team, piuttosto che all'agonismo. Saper competere con intelligenza, è una dote che aiuta i ragazzi a dare il giusto valore a impegno e risultato. Quindi, direi che l'agonismo, in questo senso, può essere addirittura utile, sempre che non sia l'unica cosa che conta. In questo senso il ruolo dell’allenatore, ma anche dei genitori, che non devono pretendere troppo dalle prestazioni del proprio figlio, rimane fondamentale.
Risponde
DANIELA MARROCCO – Mental Coach
Trainer di programmazione neuro-linguistica, mediatore familiare, dal 2000 è specializzata in Sport e Business Coaching. E' stata Mental Coach della nazionale Juniores di Pesi e Cultura Fisica dal 2004 al 2006. Consulente e docente per il Coni Puglia in materia di risorse umane e team building.