Letto: 3601 volte | Inserita: mercoledì 9 ottobre 2013
| Visitatore: Giorgio
Tutte le squadre di calcio professioniste si recano per il ritiro pre-campionato in montagna, in luoghi tranquilli, dove ci sono meno distrazioni, un’aria sicuramente più salubre e temperature più basse.
E’ vero anche però che in alta quota si presenta un grosso problema: quello dell' ipossia, cioè della ridotta pressione parziale dell’ossigeno, che si verifica in proporzione alla riduzione della pressione barometrica. In montagna la disponibilità di ossigeno può arrivare ad essere anche un terzo rispetto a quella esistente a livello del mare.
La riduzione della pressione parziale dell'ossigeno atmosferico, scatena una serie di processi di adattamento funzionale che nel loro complesso costituiscono il processo di acclimatazione, cioè la risposta dell'organismo alla variazione delle condizioni ambientali. Tale risposta molto spesso però non è positiva, traducendosi nel "mal di montagna", che può portare a cefalea, perdita di appetito, fatica, vertigini, insonnia, irritabilità.
Non è quindi sbagliato ciò che ha fatto il Parma di Donadoni quest’estate, effettuando un pre-ritiro di una settimana sulle spiagge di Ostuni (con famiglie al seguito) al quale è seguito il tradizionale soggiorno in alta quota.
I vantaggi di questa impostazione sono molteplici. C’è una fase di rodaggio in ambiente “vacanziero”, con minori pressioni, allo scopo di migliorare l’aggregazione del gruppo. Le esercitazioni sulla sabbia si traducono in un miglioramento graduale della forza muscolare, evitando i classici carichi che, in questa fase, possono danneggiare articolazioni e tendini. L’attività in acqua riattiva e preparara l’organismo a fasi più intense.
Può essere un punto di inizio per una rivalutazione del ritiro. Non ci meraviglieremmo se in futuro le società di calcio decidessero di preparare il campionato nei centri sportivi di appartenenza, proprio allo scopo di non alterare gli equilibri biologici dei calciatori.