Clochard, ubriaconi, parcheggiatori: la Stazione ritrovo degli ''ultimi''
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lunedì 15 dicembre 2014
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di Nicola Paparella
Basta prendere corso Italia, una delle vie che partono da piazza Moro, dove si trova l’ingresso della stazione, per capire che qui siamo in un altro mondo. I binari dei treni della Fal (Ferrovie Appulo Lucane) scorrono sopra la nostra testa mentre camminiamo lungo il cavalcavia. Non si contano le persone “sotto il ponte”, da sole o riunite in gruppo, intente a mangiare e bere qualcosa per strada. Qui si radunano rifiuti, bottiglie vuote di birra, cartoni e vestiti per terra a indicare inequivocabilmente che lì ci dorme qualcuno. Il 65enne Angelo attira la nostra attenzione per via di un braccio ingessato. «Con gli anni ci fai l’abitudine a dormire per strada», ci dice con voce rassegnata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Su questa via si trova il centro diurno Area 51, gestito da una cooperativa che offre accoglienza alle persone in difficoltà. Qui si provvede ai bisogni di prima necessità come vestiti, cibo e servizi igienici. Il centro pullula di gente, tra cui molti extracomunitari che vivono nel vicino Ferrhotel.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tabasum, Hussain e Arshad, sono pakistani, tutti e tre sorridenti nonostante siano costretti a dover ripiegare in stazione per dormire, come ci dicono loro stessi, ma sono felici di poter mangiare il “riso con pollo” che servono al centro. E qui c’è il 35enne Gianni, che dimostra almeno dieci anni in più ed è seduto a un tavolo con la testa bassa mentre tenta di ammazzare il tempo giocando a carte con alcuni suoi compagni di sventura. Alla nostra vista si mostra diffidente e poco disponibile al dialogo, ma poi si scioglie e mormora qualcosa. «La galera non è poi tanto male – dice -. Almeno hai di che mangiare e dormire». Indugiamo ancora un po’ sul posto e ci viene incontro Roberto, 50enne che vive da cinque anni e mezzo per strada. Sembra essere molto conosciuto da quelle parti: lo salutano tutti. «Qui ormai siamo disperati – afferma - la stazione è diventata la “corte dei miracoli”».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ripercorriamo corso Italia a ritroso e torniamo verso piazza Moro. Sulla destra c’è un giardinetto dove si trova la biglietteria dell’Amtab e accanto un piccolo chiosco che vende qualcosa da mangiare, anche se il suo compito sembra più che altro quello di dispensare birre Peroni. Tra il chiosco e il grande bar lì vicino si raduna gente di ogni tipo, che beve, gioca a gratta e vinci e alle slot machine. «Da queste parti non mancano mai drogati e alcolizzati», dice Donato, autista dell’Amtab, che continua: «Poi di sera, dopo le 23 quando il chiosco chiude, i protagonisti della piazzetta cambiano. Aumentano gli extracomunitari e ci sono delinquenti di ogni tipo. L’altro giorno un signore è stato malmenato per aver tentato di difendere una donna che era stata scippata ».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Chiamatela pure gente poco raccomandabile, ma non si può dire che qui si pecchi di educazione: durante i 20 minuti in cui sostiamo nella zona i signori costantemente armati di bottiglie di birra non mancano mai di dire di esclamare un “buonasera” quando vedono passare una bella ragazza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Proseguiamo verso piazza Moro. Circumnavighiamo la fontana fino ad arrivare a un giardinetto con alberi e aiuole. Questo è un po’ il nascondiglio di chi non vuol farsi vedere. C’è chi fuma e beve e chi dorme sul terreno, sistemato alla meno peggio. «Le persone “buttate” in mezzo alle aiuole sono ordinaria amministrazione», ci dice un residente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Di fronte al giardinetto c’è il regno dei parcheggiatori abusivi. Sistemati con delle sedie lì intorno, scattano quando arriva una macchina, “aiutando” l’automobilista nel parcheggio. «Si piazzano qui 24 ore su 24», afferma il giornalaio la cui edicola sorge lì vicino. Mentre il tabaccaio sottolinea: «I parcheggiatori sono in gran parte italiani, almeno per quello che vedo io. Ogni tanto sbuca fuori anche qualche straniero, ma sono la minoranza. E comunque loro sono il problema minore: la sporcizia, i topi, sono il guaio vero».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci dirigiamo a quel punto dall’altra parte della piazza, verso la stazione. Prima di raggiungerla assistiamo a un giovane portato via in barella per una crisi epilettica. Prendiamo il sottopassaggio che porta su via Capruzzi. Anche qui troviamo tanti barboni. Un bulgaro, su una sedia a rotelle biascica «no famiglia, no soldi, non ho nessuno».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
C’è chi giace su cartoni con addosso delle coperte e chi chiede l’elemosina a ogni persona che passa. Tra questi Lukianosz , un ungherese che sorride a tutti coloro che gli regalano qualche spicciolo. Un giovane si china e gli dà due euro. Fermiamo il ragazzo. Si chiama Roberto, ha 23 anni e ci dice: «Non è niente di che in fondo. Mi fa piacere dare una mano se posso. Quello che per noi sono solo pochi euro per loro sono tanto». Un pensiero per gli “ultimi”, la cui vita, come nel romanzo “Povera Gente” di Dostoevskij, non avrà mai un lieto fine.
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Scritto da
Nicola Paparella
Nicola Paparella