Il Coronavirus? In Italia e a Bari già da gennaio: lo dimostra uno studio sui bambini
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venerdì 22 maggio 2020
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di Marco Montrone
Una tesi che parrebbe confermata da uno studio portato avanti da pediatri e dermatologi che da più di un mese stanno monitorando i casi di 16 bambini di Bari e dintorni (Triggiano, Modugno, Valenzano, Corato). I piccoli hanno infatti manifestato delle strane vasculiti ai piedi: infiammazioni dei vasi sanguigni che comportano la comparsa di noduli agli arti inferiori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un problema (va detto: poco preoccupante) riscontrato un po’ il tutto il Pianeta: da Bergamo, alla Gran Bretagna, agli Stati Uniti. Ebbene: tutti gli esperti sono concordi nell’attribuire questa apparente “malattia di Kawasaki” (nel frattempo chiamata PIMS-TS, ovvero sindrome multisistemica infiammatoria pediatrica) proprio al Coronavirus.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La maggior parte dei pazienti è infatti risultata positiva ai test sugli anticorpi: il loro organismo insomma sta producendo molecole immunitarie per combattere un patogeno, che per gli scienziati non può che essere il diffusissimo Sars-Cov-2.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I classici tamponi hanno invece dato tutti esito negativo e questo per un solo motivo: i ragazzini presentano una carica virale troppo bassa per poter essere individuata e questo perché l’infiammazione rappresenta solo uno strascico del virus, sintomo di un contagio avvenuto in realtà molto prima.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tutti i piccoli infatti sono stati soggetti in precedenza a lievi febbri e soprattutto a disturbi intestinali: dissenteria ripetutasi per giorni e giorni. E per gli esperti è proprio la persistente diarrea il sintomo più evidente dell’avvenuto contagio da parte dei bambini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma cosa si intende per “in precedenza”? La maggior parte di loro ha avuto problemi tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio: è quindi lecito pensare che sia stato proprio quello il periodo in cui sono venuti a contatto con il virus.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Insomma questa sarebbe la prova che in Italia e nel barese il Coronavirus era già in giro un mese prima che venissero alla luce in ogni regione i “positivi n.1” e prima che venissero chiusi scuole e asili (in Puglia il 5 marzo).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tutto ciò cambierebbe la storia della pandemia.
Abbiamo sentito il parere di un dermatologo (che preferisce rimanere anonimo), responsabile per l’area Bari-Bat della taskforce europea di medici che stanno studiando il caso delle infiammazioni. Ci ha confermato la tesi predetta, mettendoci anche in contatto con la madre di uno dei piccoli alle prese con la vasculite.
«Sono cascata dalle nuvole quando mi hanno riferito che mio figlio di 5 anni era stato contagiato - racconta la donna -. Lui durante tutta la quarantena non è mai uscito e non va all’asilo dall’inizio di marzo. Ma secondo il dottore si sarebbe infettato prima. In effetti tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio ebbe un’insolita febbricola seguita da giorni e giorni di diarrea. Il problema durò più di due settimane e all’epoca lo curammo con semplici addensanti delle feci, che però non diedero particolari risultati. Poi il per fortuna andò via da sé. Chi se lo sarebbe mai immaginato che quel suo malessere fosse da attribuire al Covid: del resto all’epoca sembrava riguardasse solo la Cina».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Resta un dubbio. Se il Sars-Cov-2 era già presente come mai non ha fatto una “strage” di contagiati, in un periodo in cui i bambini (da tutti additati come massimi veicolatori) potevano muoversi liberamente?
«La risposta è semplice – spiega il dermatologo -. Come anche affermato da esperti, professori, biologi e virologi quali Luca Scorrano, Guido Silvestri o Massimo Zeviani, la capacità di trasmissione da parte dei più piccoli è verosimilmente bassa. Il loro organismo è in grado di eliminare il Covid-19 autonomamente, prima di essere in grado di diffonderlo. Credo che siano stati tanti i ragazzini “positivi” nel mese di febbraio, ma a loro, di fatto, il coronavirus gli ha “fatto un baffo”».
Foto di www.vperemen.com (CC BY-SA 4.0)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- Vito Petino - I galletti baresi non sono per niente d'accordo con i galli milanesi. Per il loro paziente 1 lodigiano c'è la diretta connessione d'affari con il giallo dei cinesi. Il nostro bimbo pugliese di gennaio non può essere assolutamente l'anello di congiunzione con la Cina per evidenti motivazioni logiche, che anche un altro bimbo ancor più piccolo, e non pugliese, capirebbe con immediatezza. E manca soprattutto la prova di come il virus si sia potuto poi espandere con tanta virulenza dalla nostra cristallina, santificata e sanifica Puglia in tutto il nebbioso e insalubre lombardo-veneto sabaudo. Cos'è un tardivo tentativo dei nordisti di scaricare ancora una volta colpe, inefficienze, impreparazioni proprie sul sud? Un ribaltare la frittata fatta con uova non certo d'un gallo? Ma mi faccia il piacere, spellacchiato gallo lombardo, manco più buono per un brodino ...
- Frengo Estop - Caro il buon Vito, ma che vi ha preso al Sud? Mi pare siate in piena sindrome passivo-aggressiva... Vittimismo piagnucoloso di segno uguale e contrario a quello leghista, ma altrettanto sciocco e odioso. A parte l'italiano zoppicante e le banalità da quattro soldi sul Nord nebbioso (wow, che originale!), è veramente disgustoso il semplice fatto di distinguere un "nostro" da un "loro", come se il paziente di Codogno e il bambino barese non fossero entrambi italiani e come se essere il primo o il secondo ad essere colpito da un'epidemia rappresentasse una colpa o in merito. Sia contento il Sud di non essere stato l'epicentro di questo terremoto, e se c'è da mettere in discussione il modello sanitario lombardo possiamo facciamolo pure, ma in un'ottica di confronto tra modelli e non di tifo calcistico Nord contro Sud. Eventualmente è stato il Veneto a dimostrare di essere più preparato ad affrontare una pandemia, il Sud e la Puglia non hanno dimostrato nulla né in un senso né nell'altro perché, per loro fortuna, non sono stati colpiti. In ogni caso, se il virus fosse circolato in Puglia già da febbraio o gennaio, quale sarebbe il problema? Faccio notare che il Galli milanese è un professionista coi fiocchi, che non ha mai menzionato la Puglia e che il monitoraggio sui bambini è pugliese e che se dovesse confermare le tesi di Galli... confermerebbe le tesi di Galli e basta, senza nessuna ridicola implicazione campanilistica.
- Vito Petino - Caro ignoto scrivano che ti trinceri dietro un vacuo nom de plum, sei un essere concreto, ectoplasma impalpabile, ovvero falsa personalità come la maschera carnascialesca che ti sei scelto per l’apparente inconsistenza? È per puro caso che ho letto il tuo confuso commento; non torno mai su argomenti dove manca il contraddittorio. Non so chi sei e per buona educazione non mi esprimo mai su persone che non conosco affatto. Cosa che tu invece hai avuto l’ardire di fare, senza nulla sapere di me. Intanto avevo ordinato un semplice brodino di galli e galletti. E tu mi porti in tavola una allungata brodaglia sciapa di non so quale provenienza. Brodaglia che soltanto nel fondo contiene una involontaria intuizione di una “ridicola implicazione campanilistica”, quando in pratica si tratta soltanto del mio umore da galletto barese sull’esimio prof Galli, da cui ho tanto da imparare in scienza della medicina. Ho solo voluto sdrammatizzare un momento di alta tensione fra quel solito nord di pochi e il nostro più volte maltrattato sud, sempre da quei pochi, che tu con un eufemismo razzialpolitico chiami “leghisti”, mentre io li considero soltanto uomini di parte avversa al mio credo. Se poi il tuo è quel nome d’arte dietro cui si mascherava un vecchio guitto di quel misero palcoscenico televisivo burluschesco, un tal calciofilo fuggiano-albanese (di nazionalità?), al cui solo apparire il mio dito scattava repentinamente sul tasto nel cambiare canale, a scacciare il guitto nell’angolo buio dello zapping, allora posso capire la zoppia mentale che ti affligge vedendola erroneamente negli scritti altrui, che di un italiano più che perfetto nel mio caso non potranno mai essere. E per meglio presentarmi comincio dalle origini. Quell’italiano insegnatomi da insigni docenti, quali il caro prof Nicola Gesmundo e l’indimenticabile professoressa Notarnicola-Leanza, da cui ho meritato anche il 10, più volte nei compiti scritti e una volta persino in una interrogazione orale. Entrato nel mondo del lavoro ho esercitato la libera professione per ben 50 anni (a dirla tutta ancora oggi la esercito a sprazzi pur se in pensione); per altri 40 anni ho scritto relazioni tecniche, lavorando gomito a gomito con tanti giudici quale consulente d’ufficio, in più tribunali. Ho un concetto morale altissimo, dunque, per tutti i miei colleghi professionisti, per i quali di conseguenza ho sempre nutrito il massimo rispetto, per essere consapevole delle responsabilità che affrontiamo quotidianamente. Non mi sono mai piaciuti i capi, per questo ho scelto la libertà di non averne. Mi sono invisi a tal punto che se ambissi al titolo di capo, odierei me stesso. Pur avendo subito studi tecnici, mi son perfezionato per diletto nei classici greco-latini. Avessi tu avuto spirito Petroniano, avresti subito capito che del suo humor satirico era intriso tutto il mio scritto, senza intenzioni offensive per chicchessia. Ho trascorso per motivi calcistici un biennio a Milano, e oltre gli sfottò del “polentone e terrone” non sono mai andato con i miei amici o avversari. Quegli sfottò che fanno e faranno sempre parte delle “banalità” nebbiose contrapposte, se il sol levante non giunge a illuminare le menti offuscate dei pochi. Sono stato ospite nel ‘62/’63 di uno zio, fratello di mia madre, trasferitosi a Milano nel 1936. Alcuni anni prima un loro fratello maggiore ed uno più piccolo erano già residenti nel capoluogo meneghino. Sai quanta mia parentela popola la città del “Dom” dopo un secolo. E per meglio farti sapere chi siamo noi Petino, ti informo per tua maggiore tranquillità che sin dal 1995 tre mie ragazze vivono, con mariti e figli, nel bergamasco. Lavorano in quella val Seriana flagellata dal virus, e prestano la loro opera proprio in strutture per anziani, dove purtroppo tanti ne han visti esalare. Come vedi, nonostante la conclamata preparazione del Veneto (dove ho sorella e nipoti), onore e merito ai loro medici, sono i meridionali a rendersi sempre utili per i fratelli del nord in difficoltà. Cosa che non sempre avviene in direzione opposta. E tu parli di odio senza sapere; alla cieca. Siamo umanisti come lo furono tanti nostri avi. Il rispetto del nostro simile l’abbiamo nel dna. Un dna che affonda le sue radici nella notte dei tempi. La storia del nostro casato puoi rileggertela nei commenti al servizio di Barinedita sulle famiglie di notabili baresi. Posso solo aggiornarti che le ricerche condotte nella biblioteca di famiglia che consta di ben oltre 3000 volumi (di cui molti hanno come autore i miei avi, non ultimo un manoscritto di mio nonno di ben 300 pagine con storie familiari dagli inizi dell’800), quelle ricerche, dicevo, che sono risalite momentaneamente a due notabili della Gens Fulvia dell’antica repubblica romana, Lucio Fulvio Petino 355 ac, padre del console Marco Curvo, e Gneo Fulvio Petino 349 ac, padre del console Marco Fulvio. Mi spiace non poter allegare le foto della documentazione di quanto affermo in questa pagina, ma che in altri modi posso provare. Una concatenazione secolare senza soluzione di continuità che attraversa tutte le epoche, dai giorni bui dopo la caduta dell’impero, all’alto e basso medioevo, dalle lotte fra papalini e imperiali al rinascimento, dal tempo dei lumi al risorgimento, e dalla grande guerra ai giorni nostri. Personalmente ho avuto brevi esperienze politiche come consigliere comunale dal 1981 all’85, e quale candidato al Senato nel 2001, proponendo l’idea che l’uomo dovesse andare oltre l’europeismo, in un globalismo di divisa monetaria e costituzione uniche che investissero tutta l’umanità. Ma il popolo non era ancora preparato a tanta elevazione socio-politico-culturale, e non lo è ancora oggi. E non affannarti a ricercare alcuni termini sui vocabolari, non li troveresti. I neologismi comprensibili sono per artisti della penna. Penna che, nel caso del prof Galli, ho intinto in un inchiostro al miele esilarante; invece in quello al peperoncino per rispondere a te. Ho una nutrita riserva di inchiostri che fanno tanto male, ma raramente li uso. C’è quello al cloroformio per annullare scrivani da strapazzo, annata 1900; il soporifero per togliersi di torno fastidiose zanzare, annata 1800; e poi quelli che fan più male. Al curaro per paralizzare menti confuse, annata 1700; al cianuro per liberarsi degli ottusi, annata 1600; e, dulcis in fundo come la morte, la riserva speciale del 1500 alla stricnina della pregiata Casa Borgia. Non han detto che ne uccide più una penna? E mi fermo per essere stato già abbastanza lungo nell’esposizione, ma non totalmente esauriente. La mia disamina condensata è tratta dal mio libro “Prendere la vita a calci”. Ora fammi tu sapere chi sei. Potresti essere di casata superiore e ne sarei lusingato per colloquiare con una persona ad altezza considerevole. Potresti saperne più di me e sarei lieto di arricchirmi oltre dal tuo sapere, caro figlio (oppure, non sapendo la tua età, nipote, fratello o padre; nonno non di certo, il mio era del 1886). Dimmi chi sei, e lo saprò anch’io. E chiudo con una battuta dell’eterno Albertone, “Maccarone, m’hai provocato, e me te magno” …
- Giovanni Bosco - Caro Vito Petino, io non la conosco e ci mancherebbe altro che la giudichi. Del suo secondo commento ho letto poche righe dopo aver compreso di essere un'oratoria senza ne capo ne coda in risposta all'altro commetto redatto. Vorrei farle notare che si è dimostrato, tramite acque reflue, che il virus fosse presente nelle città di Milano, Torino e Bologna già da Dicembre 2019. Detto questo conosco tante persone che sono scese in Puglia per le vacanze di Natale da queste città; in più le dico che i viaggi da e verso la Puglia (diretti e indiretti), non solo verso il Nord d'Italia, ma anche verso altri paesi fortemente coinvolti dal contagio, sono stati davvero tanti. Perché dovremmo meravigliarci che il virus circolasse da noi già dai mesi di Gennaio e Febbraio (periodo in cui comunque i collegamenti non erano interrotti)? E perché dovremmo farne una questione tra Nord e Sud? Le restanti considerazioni sull'andamento dell'epidemia lasciamole a chi fa questo di mestiere!