Occupata l'ex Casa del Rifugiato: la farsa della richiesta d'asilo
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venerdì 7 marzo 2014
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di Alessandra Anaclerio
A Bari è il caso, dal 2009, del Ferrhotel, l'ex dormitorio delle Ferrovie dello Stato, di cui ci siamo già occupati e da qualche settimana dell’Ex Casa del Rifugiato, situata sul lungomare nei pressi del Castello Svevo, occupata la notte dell’11 febbraio scorso da una cinquantina di immigrati perlopiù provenienti da Senegal, Ghana e Gambia (vedi foto galleria e video).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Infatti il Cara (Centro accoglienza richiedenti asilo) di Palese, che dovrebbe accogliere chi ha richiesto di rimanere in Italia, è sovraffollato (sono presenti 1400 persone contro una capienza di 700) e i centri di “seconda accoglienza”, che dovrebbero ospitare coloro che lo status di rifugiato l’hanno ottenuto, di fatto non ci sono. E quindi agli immigrati non resta che occupare immobili vuoti e senza servizi, sapendo comunque (forse loro malgrado) che nessuno potrà mandarli via, visto che sono le Istituzioni a essere in difetto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nel 2001 il Ministero dell'Interno, l'Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci) e l'Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (UNHCR), hanno siglato un protocollo d'intesa per la realizzazione di un "Programma nazionale asilo". In teoria sarebbe dovuto nascere il primo sistema pubblico per l'accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati, diffuso su tutto il territorio italiano, secondo una condivisione di responsabilità tra Ministero dell'Interno ed enti locali. La legge n.189/2002 ha successivamente istituzionalizzato queste misure di accoglienza organizzata, prevedendo la costituzione del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar). Tutto il sistema però presenta, evidentemente, delle grosse falle.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per capire meglio come funziona la "farsa" della richiesta d'asilo in Italia, abbiamo contattato Marina Angiulli, rappresentante di Gruppo Lavoro Rifugiati di Bari e Chouaib Chtiwi, fondatore dell'associazione Torre di Babele.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Allora, qual è il primo passo che compie un richiedente asilo quando arriva a Bari?
Gli immigrati, provenienti a Bari dal Centro di accoglienza (Cda) di Lampedusa, dopo esser stati identificati, vengono distribuiti nei vari Cara del territorio pugliese, presenti a Bari, Brindisi, Foggia, Lecce, Otranto e Taranto. Quando giungono qui possono richiedere il riconoscimento di rifugiati o rientrare sotto lo status di “protezione sussidiaria”. Nel primo caso di parla di persone che hanno subito delle persecuzioni all’interno del proprio Paese, per la propria attività politica o perché appartenevano a un determinato gruppo sociale o etnico. Nella seconda categoria rientra invece chi è scappato dal proprio Paese a causa di una situazione grave, senza però aver subito persecuzioni dirette. Il permesso di soggiorno vale cinque anni nel primo caso e tre anni nel secondo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A chi lo richiede di solito viene concesso l’asilo?
Nella maggior parte dei casi sì. E se proprio non si riesce a ottenere lo status di rifugiato o la protezione sussidiaria, c’è sempre la protezione umanitaria. Questa viene riconosciuta quando il Paese da cui si proviene è teatro di violenza o se non c’è rispetto dei diritti umani. Ma anche se si arriva da una situazione di carestia, di disastro naturale o di grave instabilità politica, si riesce ad ottenere questo tipo di protezione. Il permesso di soggiorno in questo caso avrà una validità iniziale di 6 mesi e alla sua scadenza verrà rivalutata la posizione del soggetto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Bene, quindi il primo passo è il Cara. Quanto si dovrebbe restare qui?
All'interno di questa struttura si rimane per tutto il tempo utile a svolgere la procedura per ottenere asilo. I tempi sono variabili: si parte da un minimo di tre a un massimo di sei mesi. Dipende tutto da quanto tempo la commissione territoriale, organo della Prefettura, ci mette a decidere se accettare o meno la richiesta, dopo aver valutato le condizioni personale del richiedente. Se la commissione dovesse rifiutare, comunque l’immigrato può rivolgersi in seconda istanza al Tribunale, che prenderà la decisione finale. In questo frangente di tempo si deve essere comunque ospitati nel Cara.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Che però è sovraffollato…
Sì, la struttura ubicata nella zona aeroportuale di Bari-Palese ha 744 posti disponibili, ma in realtà al suo interno oggi vivono più di 1400 immigrati. I motivi sono due. Il primo è dovuto ai ritardi delle commissioni per il riconoscimento. Avviene anche che un immigrato attenda oltre quattro mesi solo per essere chiamato dalla commissione per valutare la sua posizione. Dopo questa prima chiamata, la commissione deve valutare la pratica e passate tre settimane dovrebbe dare un responso. Ma l’attesa anche qui è sempre molto più lunga e intanto gli immigrati restano nel Cara, andando oltre i tempi consentiti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il secondo motivo?
Una volta riconosciuto lo status di rifugiato o “protetto”, i Comuni dovrebbero garantire l’asilo presso strutture di “seconda accoglienza”. Ma questi posti sono pochissimi e non c’è spazio per tutti. Quindi a quel punto gli immigrati restano nel Cara (sapendo di non poter essere buttati per strada) oppure, come nel caso del Ferrhotel o della Casa del Rifugiato, occupano strutture vuote, vivendo senza servizi, ma pur sempre con un tetto sulla testa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quindi la seconda accoglienza non esiste, almeno a Bari…
Ci sono delle strutture che sono riuscite ad accogliere alcuni immigrati, soprattutto minorenni non accompagnati. Ma il numero dei posti è sempre inferiore rispetto a quello delle richieste.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un rifugiato non potrebbe magari spostarsi in un altro Paese europeo?
C’è chi lo fa. Il problema è che in Europa si può soggiornare e muoversi al massimo per tre mesi, godendo di un permesso di soggiorno turistico. Scaduto questo si viene rispediti nel Paese che ha previsto l’asilo. E quindi si ritorna in Italia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Bisognerebbe dargli la possibilità di vivere qui…
Il Comune dovrebbe stabilire una serie di programmi per facilitare l'accoglienza, considerando però che non ha l'obbligo di darla. Il rifugiato non può recarsi al Comune e pretendere che gli si trovi una casa. Che direbbero poi tutti gli italiani che magari un posto dove vivere non ce l’hanno?
E quindi agli immigrati non resta che occupare…
Il video che mostra la vita nell'Ex Casa del Rifugiato occupata:
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Scritto da
Alessandra Anaclerio
Alessandra Anaclerio