Porto, un'altra ''saracinesca'' dividerà Bari dal proprio mare
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lunedì 28 aprile 2014
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di Salvatore Schirone
Tutto regolare, per carità, le carte sono a posto. Si costruisce su suolo demaniale con regolare autorizzazione di concessione edilizia, delibera del Comune di Bari, numero 212 del 2010. E i lavori, affidati alla Geoscar Srl di Martina Franca come indicato nel cartello posto all'entrata, sono già iniziati. Una enorme gru è sbucata oltre i pochi alberi rimasti dopo lo sfoltimento di buona parte della bella pineta. Già completato lo scavo delle fondazioni e azzerata l'area sulla quale sorgeva un vecchio campo da tennis (vedi galleria fotografica).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In pochi si sono accorti di quello che sta succedendo al di là di quel marciapiede del lungomare: i cittadini sono ormai abituati a considerare il porto un corpo estraneo alla vita della città, il simbolo del graduale allontanamento tra i baresi e il proprio mare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma ai residenti della città vecchia e alle associazioni ambientaliste la cosa non è sfuggita, come ci racconta Rossella Ressa, della delegazione Fai (Fondo Ambiente Italiano) di Bari. «Appena ci siamo accorti di questo ennesimo scempio paesaggistico - afferma - ci siamo allertati: si tratta di una inutile cementificazione in un'area che dovrebbe essere invece restituita ai cittadini. La cosa fa ancora più rabbia – continua – visto che in questo caso per la sede del ministero si sarebbero potuti utilizzare diversi ambienti ora completamente vuoti, come il vicino Palazzo della Dogana o gli enormi hangar presenti nei pressi di molo Pizzoli».
Parliamo di un intervento di circa quattro milioni di euro che potevano essere utilizzati benissimo per recuperare e restaurare altre costruzioni esistenti, come ci conferma anche l'architetto Augusto de Cillis, uno dei primi a denunciare questa nuova aggressione al nostro patrimonio paesaggistico. «Un intervento che per quanto legittimo appare evidentemente inopportuno – dice – nei confronti del quale la Soprintentenza si è resa assolutamente latitante».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Tra l'altro - continua l’architetto - la nuova costruzione viene a sorgere in un'area che è stata normata da un Piano particolareggiato esecutivo per Bari Vecchia. Risale al 2001 ed è stato approvato da tutte le autorità competenti: la già citata Soprintendenza, Regione, Provincia e Comune. Si tratta del "Parco del Castello". Prevede la riqualificazione di un'ampia zona compresa tra Corso Vittorio Emanuele, nei pressi degli uffici comunali, fino al Castello Svevo e piazza Massari, passando per piazza del Ferrarese, la muraglia e il lungomare. Qui dovrebbero sorgere diverse aree pedonali e verde pubblico, comprendente i giardini della Capitaneria e il fossato della fortezza».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E non solo. Nel 2012 c'è stata pure una Perimetrazione paesaggistica vincolata eseguita dalla Regione, che include proprio quell'area demaniale che sarebbe dovuta essere aperta alla cittadinanza. «Ed in barba a tutte queste normative ora si costruisce un manufatto brutto e proprio davanti al Castello. È vergognoso», denuncia de Cillis.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Coadiuvato dagli architetti Cucciolla, Telesforo e Ferrari e grazie all'appoggio di diverse associazioni ambientaliste, de Cillis ha lanciato una petizione cittadina per fermare i lavori e chiedere al Comune di valutare attentamente l'impatto paesaggistico di quest’opera. Nei prossimi giorni sono previsti presidi e manifestazioni pubbliche. La speranza è quella di evitare che un altro “muro” divida Bari dal suo mare.
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Scritto da
Salvatore Schirone
Salvatore Schirone