Giro del mondo su un vecchio camper: la scommessa di due 40enni baresi
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martedì 13 gennaio 2015
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di Eva Signorile
Da dove salta fuori questa idea di un viaggio intorno al mondo?
L’idea nasce nel più romantico dei modi: in una notte d’estate, sotto il cielo del Marocco, in un punto imprecisato dell’immenso Sahara. Eravamo arrivati lì a bordo di un’auto sgangherata, dopo aver incontrato le popolazioni berbere locali e in quel viaggio fummo persino invitati, come ospiti d’onore, a un matrimonio. Le notti nel deserto hanno qualcosa di magico: il nostro sogno di un viaggio fuori dagli schemi è nato proprio lì. Al nostro ritorno abbiamo quindi cominciato a cercare un mezzo adatto a questo progetto e lo abbiamo trovato, via internet, in Toscana. Ci siamo quindi messi in treno, con il denaro in tasca come gli emigranti di un tempo e abbiamo raggiunto il proprietario. Tra noi e il camper è stato amore a prima vista: siamo tornati a casa direttamente a bordo del “Vostok 100K”. (Vedi foto galleria)
Vostok 100K però non è il vero nome del vostro camper.
No, il nostro è un mezzo della Volkswagen, ma noi lo abbiamo ribattezzato “Vostok” perché questo era il nome della navicella spaziale di Jurij Gagarin, cioè il primo uomo della storia ad essere andato nello spazio, il primo quindi, ad aver sondato le tenebre e ad aver sperimentato nuovi orizzonti. Si tratta perciò di un nome dal valore per noi fortemente simbolico. La sigla 100K sta invece ad indicare i 100mila chilometri che abbiamo intenzione di affrontare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Perché per un giro del genere avete preferito un camper "vintage" e non le comodità dei mezzi su ruota più moderni?
Di gente che viaggia oggi ce n’è tanta, ma noi vogliamo sperimentare un concetto di viaggio un po’ dimenticato: il viaggio per il gusto del viaggio. I camper moderni sono completamente chiusi, come grandi scatole, perché rispondono al bisogno di un tipo di vacanza che è quello della lunga permanenza in luoghi organizzati, come i campeggi. Il “Vostok” ha invece grandi finestrini che non si concilierebbero con questo tipo di vita perchè non garantiscono la privacy, a meno di ricorrere costantemente alle tendine. Questo perché il nostro camper, classe 1982, risponde a un concetto di viaggio figlio di quell’epoca: i suoi grandi finestrini non erano fatti per stare fermi a lungo in un posto, ma per essere occhi sulla strada, i grandi vetri diventano quindi come schermi sul mondo che si srotola davanti al camper. Questo mezzo ha inoltre un altro vantaggio: ha una lunghezza notevolmente ridotta rispetto ai camper attuali, è lungo quanto una station wagon e ciò ci ha permesso, nei viaggi fatti per rodarlo, di poterlo parcheggiare senza problemi nei centri di tutte le capitali visitate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ok i grandi vetri e le finestre sul mondo, ma non vi manca ad esempio l’aria condizionata?
Viaggiando si impara una cosa: l’uomo si abitua a tutto. Il vero viaggiatore non si ferma davanti a nulla e certe “scomodità” fanno parte esse stesse del viaggio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quanti viaggi di prova avete compiuto?
Quello in Cappadocia è stato il secondo. L’anno dopo la nostra decisione sotto il cielo del Sahara, abbiamo fatto un viaggio attraverso l’Europa fino a Capo Nord. E’ stata un’esperienza straordinaria: abbiamo attraversato parte dell’Europa dell’est e della Mitteleuropa, fino a Capo Nord, scartando le autostrade e attraversando i paesini, fermandoci in realtà poco conosciute. In Serbia ad esempio abbiamo conosciuto un uomo, un marinaio: la cosa era già strana all’origine poichè la Serbia non ha uno sbocco in mare, ma quest’uomo è stato imbarcato con equipaggi molfettesi e monopolitani per 40 anni, per cui ci è venuto incontro esclamando “Uagliò, ce vù?” e poi ci ha mostrato una cosa strabiliante: ha cominciato a suonare il flauto...con il naso! Il bello del viaggio a bordo di un camper con velocità di crociera di 70 chilometri orari è proprio nella sua lentezza: se vai piano, lontano dalle autostrade, hai modo di vedere la gente, di incontrarla, di parlarci e conoscerla e così le storie ti investono.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’itinerario del giro del mondo?
Il nostro giro dovrebbe comunque durare circa un anno e mezzo e toccare una cinquantina di Paesi. L'Iran, per esempio, poi il Caucaso e la Cina, quindi la Cambogia, il Laos, il Vietnam e l'Indonesia. Da qui, ci imbarcheremo per l'Australia, continueremo poi per Hong Kong e risalendo per l’Asia ci dirigeremo verso Vladivostok in Russia. Quindi Alaska e via verso tutta l’America fino ad arrivare alla Terra del Fuoco in Patagonia. Poi risaliremo verso il Brasile, da dove ci imbarcheremo per l'Africa. Concluderemo il nostro viaggio in Europa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Serviranno parecchi soldi…
Abbiamo un fondo di partenza minimo, ma stiamo cercando di autofinanziarci attraverso la vendita delle nostre magliette col logo del Vostok 100K. Pensiamo anche a finanziamenti da crowdfunding e sponsor disposti a scommettere sul nostro progetto, che include anche la possibilità di realizzare dei documentari sulle realtà che incontreremo. Abbiamo fiducia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quando partirete?
Non abbiamo una data precisa. Stiamo organizzando tutto nei minimi dettagli, persino i posti dove fermarci per il pieno di benzina o per cambiare l’olio. Non vogliamo avere fretta perché non vorremmo mandare a monte il nostro sogno a causa di qualche dettaglio trascurato per l’ansia di intraprendere il viaggio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Una volta finito il viaggio tornerete alle vostre vecchie vite?
Difficile dirlo ora, un’esperienza del genere può stravolgerti l'esistenza. Per adesso pensiamo che sarebbe bello magari ripartire per altri viaggi perché, come diceva il filosofo francese Henri Laborit, “in tempi come questi, la fuga è l’unico mezzo che rimane per mantenersi vivi e continuare a sognare”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
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