Dalla cavalletta gigante alla sfinge testa di morto: nel Campus di Bari una raccolta di 40mila insetti
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venerdì 27 ottobre 2023
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di Daniela Caiati - foto Rafael La Perna
Tra queste proprio quella degli insetti essiccati, provenienti da tutto il Sud Italia: una serie che continua ad arricchirsi di giorno in giorno e che è qui dal 1971, quando l’Università l’acquisì dall’entomologo romano Omero Castellani.
Siamo dunque andati a visitare la collezione, custodita nel Dipartimento di Scienze del Suolo, delle Piante e degli Animali. (Vedi foto galleria)
Ad accoglierci è il curatore della raccolta, il professor Enrico de Lillo, il quale prima di farci scoprire il “museo” ci mostra una serie di precisi disegni scientifici realizzati a mano con pennini e inchiostro. «Continuiamo a raffigurare a mano gli insetti - sottolinea il docente -: la fotografia infatti non riesce a mettere a fuoco i dettagli di soggetti di piccolissime dimensioni che noi naturalmente osserviamo con il microscopio».
Ma è arrivato il momento di aprire gli armadi lì dove sono conservate le “scatole entomologiche”: le teche che raccolgono gli insetti. Rimaniamo subito ammaliati dai colori sfavillanti delle farfalle, rinvenute in gran parte nella zona di Castel del Monte. Spiccano le ali di color arancione brillante costellate di punti neri della Lycaena phlaeas, appartenente all’ordine dei Lepidotteri.
La collezione vanta anche esemplari di falene. Catturano la nostra attenzione le rosse ali delle Zygaena erythrus, ma osserviamo anche la specie Herse convolvuli, della famiglia Sphindigiae. Si tratta di grosse farfalle notturne dal colore bruno- grigiastro, chiamate così perché le larve si sviluppano sulle piante di convolvolo.
In un’altra teca ecco l’ordine dei coleotteri. Ammiriamo il Lucanuscervus, meglio noto come “cervo volante”: deve il suo nome alle grandi corna usate nei combattimenti. Ma anche il meno aggraziato Cerambyx cerdo, meglio conosciuto come “cerambice della quercia” perché si ciba di legno di quell'albero. Ha un addome nero e lucido con lunghe antenne rivolte all’indietro che possono arrivare anche fino a 11 centimetri. Infine lo “scarabeo stercorario”, che produce pallottole con lo sterco di animali che riusa come riserva di cibo o per proteggere le uova: era sacro per gli Egizi che lo rappresentavano come il simbolo del sole.
Ci imbattiamo poi negli gli ortotteri, gli insetti saltatori per eccellenza: grilli, locuste e cavallette. Tra quest’ultime spicca la Saga pedo, meglio nota come “cavalletta gigante europea”, rinvenuta nell'Alta Murgia. È un insetto raro, inserito nelle cosiddette “liste rosse”: cataloghi che riportano le specie a rischio di estinzione.
Ci avviciniamo e notiamo il colore verde, la lunghezza di 7,5 centimetri (escluso l’ovopositore di altri 3-4 cm), la mandibola rivolta verso il basso e le antenne lunghe e sottilissime. «Si tratta del più grande ortottero europeo - sottolinea de Lillo -. Parliamo di un grande predatore: le zampe anteriori bloccano la preda e le taglienti mandibole attaccano la testa in modo fulmineo».
Altro animale molto particolare (anch’esso facente parte della lista suddetta) è l’Acherontia atropos, meglio nota come la “sfinge testa di morto”, così chiamata per la presenza, sul torace, di un disegno che ricorda la forma di un teschio.
«Questa falena - conclude l’assistente tecnico Giuseppe Bari – è stata resa famosa dal film “Il silenzio degli innocenti”. Nella locandina è presente proprio il disegno dell’insetto, il cui simbolo di morte ben si prestava a rappresentare quell’inquietante thriller».
(Vedi galleria fotografica)
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