di Eva Signorile

Palese, villaggio neolitico: la morte di tre ragazzi all'origine degli scavi
BARI – Via Vittorio Veneto a Palese è una semplice strada che congiunge il centro del quartiere a nord di Bari con il mare. Ma da qualche tempo è al centro di polemiche perché su una delle proprietà private che si affacciano su di essa sono stati rinvenuti i resti di un villaggio neolitico risalente a circa 8mila anni fa. Polemiche perché l’area è stata destinata alla costruzione di dieci villette, i cui lavori andrebbero quindi a distruggere le antiche strutture.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tutta la vicenda l’abbiamo raccontata in altri articoli e in attesa di capire quale sarà il destino del villaggio, oggi vi parliamo di una storia avvenuta decenni fa proprio in via Vittorio Veneto e che forse è da collegarsi proprio con ciò che sta succedendo in quell’area in questi giorni. La zona è stata infatti il teatro di un dramma che ha sconvolto la comunità locale e che qualche anziano ancora ricorda scuotendo la testa e sospirando. Una tragedia che si è consumata in pochi istanti, travolgendo tre minorenni che proprio qui persero la vita.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E' il 17 luglio 1954. Quattro ragazzini di Palese tentano di fuggire alla noia estiva con un passatempo che li tiene occupati ormai da una quindicina di giorni. Sono i fratellini Giovanni e Domenico Pistorio, rispettivamente di 13 e 8 anni, Rocco Chiusolo di 15 e Renato Andreatini di 11.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La casa dei fratelli Pistorio, un caseggiato basso come tanti altri della zona, è vicina al luogo individuato per il loro progetto. Si trova in Vico IV Vittorio Veneto, qualche metro più a monte della proprietà in cui hanno recentemente trovato il villaggio neolitico, sul lato opposto della strada. Ma all'epoca dei giochi dei tre ragazzini, le scoperte archeologiche sono ancora lontane e gli unici scavi presenti sono quelli che loro stessi stanno effettuando.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In un tempo in cui internet non esiste e la televisione è un miraggio per pochi fortunati, i ragazzi si divertono dando sfogo al bisogno di avventura tipico della loro età. Da due settimane scavano un tunnel: vogliono realizzare un "bunker", un rifugio in cui fuggire la calura estiva e organizzarsi per i giochi futuri. Deve essere il loro covo, il posto segreto in cui riunirsi e organizzare le birbonate future.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I quattro amici hanno terminato da poco un tunnel orizzontale di circa 20 metri  e hanno poi effettuato un nuovo scavo, questa volta verticale. Si tratta di un foro largo oltre un metro e profondo circa un metro e mezzo, al termine del quale hanno poi realizzato il rifugio vero e proprio: una caverna che può ospitarli tutti. L'opera è quasi compiuta: manca solo una seconda via d'uscita, un nuovo corridoio sotterraneo cui iniziano subito a lavorare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma alle 12:30 di quel 17 luglio 1954 la spensieratezza e lo spirito di libertà dei giochi estivi si trasformano in tragedia. La terra instabile e sabbiosa dell'area non regge alle nuove sollecitazioni e frana su di loro seppellendoli vivi. Solo il piccolo Domenico Pistorio riesce a rimanere con la testa e le braccia fuori dall'apocalisse e può gridare e cercare aiuto, richiamando i vicini fino a perdere il fiato. Il signor Giovanni Garofalo accorre alle urla. Si estraggono i ragazzini e li si carica sul furgoncino di Francesco Spilotros che guida la vettura fino al Policlinico ignorando le leggi del codice della strada, in una lotta disperata contro il tempo. Tutto inutile: i ragazzini, estratti ormai agonizzanti, al loro arrivo in ospedale non sono che corpi senza vita e del tutto vane risultano le iniezioni di coramina e la respirazione artificiale del dottor Stellacci, medico di guardia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Questo tragico avvenimento dell'estate del 1954, di cui resta traccia nei giornali dell'epoca (nella foto) e nel cimitero di Palese, ha fatto sorgere in molti il sospetto che quell'area friabile e cava nelle sue viscere nascondesse segreti non imputabili solo alla natura del territorio.  Non è un caso che già nel 1955, un anno dopo questi tristi eventi, lo studioso Vito Masellis avviò una serie di indagini proprio in queste zone, nei pressi del Titolo, ipotizzando l'esistenza di una civiltà neolitica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E a molti sembra oggi che la morte dei tre ragazzini fosse il sacrificio richiesto da un passato che chiedeva di riemergere dalla terra in cui migliaia di anni di storia lo avevano inghiottito.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L'area compresa tra via Vittorio Veneto e il Titolo che in passato segnava il confine del luogo si è scoperta infatti essere particolarmente ricca dal punto di vista archeologico. Percorrendo via Titolo da mare verso la via Nazionale, sulla sinistra ci si imbatte in un gruppo di villette. A un occhio distratto può sfuggire, ma il muro di cinta della prima di queste villette  presenta una singolare "irregolarità", una curiosa roccia, ingabbiata nella recinzione di metallo: si tratta di un "menhir", un monolite tipico proprio del Neolitico e risalente a 6000 anni fa. 

Quest'area è stata sicuramente popolata in un passato lontano, grazie alla presenza del vicino Tiflis, il fiume che un tempo scorreva in Lama Balice. Particolarmente ricco di testimonianze risulta essere quel lembo di spiaggia pubblica nei pressi del Titolo, noto nel quartiere come "La Punta", a causa del suo protendersi verso il mare 

I cittadini di queste zone si tramandano la storia di un tempio che sarebbe stato eretto proprio sul  piccolo promontorio naturale e che i resti di muri rinvenuti sulla spiaggia confermerebbero. Ed esattamente qui, fino agli anni 70 del secolo scorso, i pastori erano soliti portare le loro greggi una volta l'anno, prima della tosatura: spingevano in acqua il montone che poi tornava a riva, assieme alle altre pecore che lo avevano istintivamente seguito. Una sorta di rito di purificazione che sottolineava la sacralità del luogo e che trovava nella presenza di acque sorgive tutt'ora esistenti, la sua ragion d'essere.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Questo luogo mistico è oggi una spiaggia libera su cui insiste un vincolo archeologico diretto, che però non gli garantisce alcuna forma di tutela: non c’è alcuna insegna ad indicarne l'importanza e il posto è frequentatissimo in estate. Qui i bagnanti prendono il sole, mangiano focacce, aprono birre e gettano carte e mozziconi di sigarette, un po' per inciviltà, un po' anche perché ignorano ciò che ancora nasconde il sottosuolo di quella zona.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La scoperta del villaggio neolitico potrebbe rappresentare quindi l’occasione per restituire a Palese il suo passato e per riscattare così, forse, la morte di quei tre ragazzini. Un passato che però si scontra con la costruzione delle dieci villette vista mare, che rischiano di restituire all’oblio la storia passata e recente di questo antico borgo sul mare Adriatico. (Vedi foto galleria)
 


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Lo striscione esibito durante la manifestazione di protesta del 21 febbraio scorso
Un angolo della proprietà in cui è stato trovato il villaggio neolitico di Palese
Uno degli antichi caseggiati presenti nell'area in cui è stato trovato il sito neolitico: sono evidenti, sullo spiazzo antistante, i lavori di livellamento operati dalle ruspe della ditta costruttrice delle villette
Il cancello della proprietà privata in via Vittorio Veneto in cui è stato trovato il sito neolitico
Un articolo d'epoca che riporta la drammatica morte dei tre ragazzini nei pressi di via Vittorio Veneto
La spiaggia palesina denominata La Punta per il suo protendersi sul mare: l'area è sottoposta a vincolo archeologico diretto
Uno dei resti delle mura che si intravedono sulla spiaggia La Punta a Palese
Altri resti di antiche mura che affiorano sulla spiaggia La Punta: è evidente la sporcizia che regna sul luogo lasciato in abbandono, malgrado il vincolo diretto archeologico
Un'altra prospettiva della Punta: sullo fondo si intravedono i resti dell'ex albergo Poseidon. Alle spalle della struttura c'è la proprietà in cui è stato trovato il villaggio neolitico



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  • Luca - Non hai parlato della maledizione di Tutankhamon...
  • Lella Sciacovelli - Grazie per aver fatto riemergere questa storia da passato recente e per aver riportato l'attenzione sul nostro passato remoto! Purtroppo gli scempi (es. gli ipogei distrutti per costruire le orribili palazzi dagli anni '70 in poi....) sono stati già compiuti!!!
  • Luigi - E poi ci scandalizziamo davanti agli scempi dell'Isis... Quelli devastano il loro passato a martellate e nel nome di Allah. Noi passiamo con le ruspe sulla nostra storia in nome del dio Denaro.


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