La storia di Kashmir, che vive da mesi in pieno centro: sotto il ponte di corso Cavour
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lunedì 8 maggio 2017
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di Laura Villani
In sé la presenza di un clochard per le vie di Bari non è una novità clamorosa. Abbiamo già visto come la zona che circonda la Stazione centrale funga un po’ da punto di ritrovo per gli “ultimi” e qualche giorno fa abbiamo anche seguito la Croce Rossa nel suo lavoro di soccorso e di sostegno ai più sfortunati.
Ciò che però colpisce è che questa storia di miseria si consuma nel frequentatissimo ultimo tratto di corso Cavour, percorso ogni giorno da migliaia di persone. Non solo: il letto improvvisato di Kashmir si trova proprio di fronte a due scuole superiori: il Pitagora e lo Scacchi. Insomma qui non si parla di uno dei tanti giacigli nascosti della città, dove volendo si può anche far “finta di non vedere”, ma di una sistemazione che di fatto è sotto gli occhi di tutti i baresi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ed è da mesi che il suo plaid poggiato su un materasso consunto e su uno strato di cartone si trova in un anfratto sotto il ponte. «Ogni volta che viene fatto sloggiare ritorna: forse si trova bene qui», ci dice una residente della zona.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Kashmir comunque non dà fastidio a nessuno. «Non è come certi senzatetto che fumano, si ubriacano e diventano molesti», riferisce un gruppo di ragazze appena uscite dal liceo. «Se ne sta sempre lì tranquillo, anche quando al mattino arrivano gli studenti e fanno baccano – ribadisce il signor Marino, collaboratore scolastico dello Scacchi –. A volte scompare verso mezzogiorno, poi ritorna».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Anche se l’uomo non è sempre solo. «Lo vedo spesso circondato da persone della sua stessa etnia che si fermano a lungo a parlare con lui», conferma un uomo di passaggio. Mentre il senzatetto rifiuta il contatto con chi lo potrebbe aiutare. «Abbiamo iniziato a seguirlo qualche mese fa su segnalazione di un passante – dice Alessandro, volontario della Croce Rossa –, ma è sempre stato di poche parole con noi e più di una volta non si è neanche lasciato avvicinare».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quando ci proviamo noi va un po’ meglio. Lo accostiamo trovandolo circondato da una borsa della spesa piena di vestiti, del vino in tetrapak e qualche busta con avanzi di cibo. Kashmir accetta un panzerotto e risponde cordialmente ma in italiano stentato, a voce molto bassa. Ci dice che resterà qui ancora per poco, ma che per ora non può lasciare il posto perché gli fa male un piede.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E poi ci chiede dei soldi. «Cinque euro bastano – assicura – poi mi allontano». Gli rispondiamo che non pretendiamo necessariamente che vada via, ma piuttosto che trovi aiuto. E lui a quel punto, finalmente, sorride.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
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I commenti
- Roberto - PURE GLI ITALIANI STANNO RIDOTTI COSÌ PER STRADA!