La casa sotto il ponte di via Caldarola non c'è più: sgomberata dai vigili
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martedì 12 febbraio 2013
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di Salvatore Schirone
Nessuna traccia dei rumeni Pietro e Costantino e dei loro due nuovi compagni. Sì, perché in questi ultimi quattro mesi, la “famiglia” che si era sistemata sotto il ponte di Japigia, si era allargata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Erano anche comparsi nuovi armadi e scaffali. Un telo era stato posto sulla recinzione a tutelare la privacy (vedi galleria). Era migliorata anche l'organizzazione quotidiana di approvvigionamento di acqua e coperte, grazie ad un carrello della spesa preso "in prestito" dal vicino Ipercoop, per trasportare i grossi bidoni e i cartoni che ogni mattina venivano furtivamente ricaricati dagli istituti scolastici del Polivalente, con la complicità caritatevole di alcuni custodi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il sogno di una casa e di un luogo di riparo dal freddo di questo tardivo inverno si è infranto la mattina di sabato 9 febbraio, all'arrivo dei vigili.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Siamo intervenuti dopo le diverse segnalazioni di cittadini e del Comune - ci racconta al telefono il comandante della polizia municipale, Stefano Donati -. Abbiamo offerto ai quattro rumeni un'assistenza alloggiativa nei dormitori messi a disposizione dal Comune, ma loro hanno rifiutato e si sono allontanati».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Subito dopo è partita anche l'operazione di pulizia. Gianfranco Grandaliano, presidente dell'Amiu, conferma: «Ci hanno avvisati in tarda mattinata, precisamente alle 12. Non è stato un intervento concordato e programmato. A quell'ora di sabato non ho uomini a disposizione: ho dovuto mettere su una squadra apposita. Comunque alle 12,30 abbiamo provveduto a ripulire tutto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Su questa penosa situazione avevamo chiesto anche un parere all'associazione "Avvocati di strada", ma l'avvocato Jacopo Fiorentino ci aveva preannunciato il triste epilogo. «Se le persone che vivono sotto al ponte hanno bisogno di tutela legale siamo a disposizione – aveva sottolineato -. Ma per il lavoro e per una casa, possiamo fare poco. E del resto il Comune in questi casi non può costringere delle persone a farsi seguire o a intraprendere un percorso con i servizi sociali. In un caso come questo il nostro timore è che l'eventuale intervento del Comune potrebbe unicamente portare allo sgombero delle persone, e quindi ad un peggioramento della loro situazione».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Non sappiamo che fine abbiano fatto gli abitanti della "casa sotto il ponte", che dopo quasi tre anni erano diventati i vicini di pianerottolo dell'istituto Nautico "Caracciolo". Ma ci piace immaginare che Pietro sia tornato ad abbracciare i suoi cari in Romania e Costantino abbia trovato un lavoro e una casa vera. Anche se la realtà è un’altra.
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Scritto da
Salvatore Schirone
Salvatore Schirone