La storia di Ave Chierici Fornari, fondatrice di Goccia del Latte: l'ente che nutrì gli infanti baresi
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venerdì 21 ottobre 2022
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di Gaia Agnelli
A fondare l’istituto e a dirigerlo sino alla sua chiusura fu Ave Chierici Fornari, signora che dedicò tutta la sua esistenza al volontariato e alla cura degli altri. Abbiamo così ripercorso la vita di questa benefattrice attraverso la testimonianza fornitaci dal suo nipote paterno, il 71enne regista e sceneggiatore barese Carmine Fornari, oggi residente a Roma. (Vedi foto galleria)
«Mia nonna nacque nel 1876 in Emilia Romagna all’interno della colta famiglia Chierici che le insegnò l’amore per la scrittura – esordisce l’uomo –. A Bologna incontrò il suo futuro marito, Luigi Fornari, originario di Molfetta che frequentava al Nord l’Università di Medicina. Terminati gli studi i due si trasferirono a Bari, dove mio nonno cominciò a lavorare come otorinolaringoiatra. Ave però non aveva voglia di diventare la classica donna “casa e famiglia”, desiderava invece avere un ruolo attivo nella società, rendendosi utile al prossimo. Per questo prese contatti con delle sue conoscenze emiliane per aprire la sezione barese dell’“Ufficio notizie alle famiglie dei soldati di terra e di mare”, che dal 1915 aiutava i militari impegnati al fronte a comunicare con i propri parenti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ufficio che prese sede in piazza Umberto, nel piccolo stabile liberty color crema del 1905 che in precedenza era stato la casa del Caffè Umberto. L’attività durò per qualche anno, fino a quando terminato il conflitto nel 1918, il servizio non ebbe più ragione di esistere. Al contempo però Ave capì che c’era un gran bisogno di continuare con opere di assistenza in una città che stava uscendo dalla guerra. Così la donna spinse il Comune affinchè trasformasse l’ufficio nel primo Ente Morale su base volontaria di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nel 1919 nacque quindi Goccia del Latte, che da quel momento si occupò di assistere le gestanti prive di mezzi durante e dopo la loro gravidanza. Nei primi due anni le prestazioni ebbero luogo direttamente nelle abitazioni delle donne, ma nel 1921, dopo la ristrutturazione della predetta palazzina, si spostò tutto in piazza Umberto, lì dove le volontarie cominciarono a distribuire alimenti, vestiti e medicine a partorienti e neonati, che una volta venuti al mondo venivano nutriti con del latte condensato fornito dalla Croce Rossa americana.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Pian piano però – sottolinea Carmine – mia nonna riuscì a coinvolgere una serie di balie che gratuitamente iniziarono a donare il proprio latte agli infanti, direttamente dal loro seno. Le madri erano infatti spesso denutrite e ammalate e non riuscivano a provvedere ai propri figli».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma come si supportava economicamente l’ente? «Con la beneficenza dei baresi più facoltosi prima di tutto – risponde Fornari – ma poi anche grazie a una serie di iniziative messe in piedi da mia nonna. Ad esempio c’erano le lotterie, che avevano come premio dei dolci preparati dalle volontarie. Oppure le “serate della canasta”, gioco di carte con cui le signore benestanti si sfidavano tra una tazzina di tè e un biscottino non prima di aver versato una quota destinata all’ente. Ci fu persino un periodo in cui la custode della palazzina, la signora Maria, ebbe l’idea di affittare delle sedie ai frequentatori di piazza Umberto che portavano lì bambini a giocare».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per Goccia del Latte non mancarono onorificenze, premi e medaglie. Carmine ci mostra ad esempio una foto di una cerimonia tenutasi nel 1932, in occasione della visita all’istituto dell’arcivescovo Augusto Curi. Si vedono volontari e sostenitori della Goccia posare sulle sue scalinate: Ave è in abito nero (e con il suo immancabile cappello con veletta) al centro tra il religioso e un altro parroco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’attività andò avanti per quaranta lunghi anni, durante i quali la Chierici divenne un punto di riferimento per tutti i baresi. L’ente fu attivo anche durante il secondo conflitto mondiale, che portò altra distruzione e miseria tra la popolazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Ero piccolo quando negli anni 50 andavo a trovare la nonna – ricorda Fornari – e non dimenticherò mai lo stato in cui arrivavano i pargoli: senza scarpe, deperiti e con le pance gonfie, non lontani purtroppo dalle immagini che ci arrivano oggi dal terzo mondo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tutto però ebbe fine nel 1960, anno in cui Ave purtroppo morì: la scomparsa della fondatrice costrinse così alla chiusura il glorioso ente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Lei però non fu mai dimenticata – conclude orgoglioso Carmine –: tuttora, quando torno a Bari, ne sento parlare. Non scorderò mai quando un uomo mi chiese se fossi suo nipote e, dopo la mia risposta affermativa, mi condusse nella propria abitazione. Lì mi presentò sua madre, una donna anziana che, dopo avermi baciato le mani e guardato profondamente negli occhi, esclamò: “Se mio figlio è vivo è solo grazie a sua nonna”».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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I commenti
- Terry - Trovo piacevolmente interessante leggere i tuoi articoli. Brava Gaia 🥰
- Rosita Orlandi - Una palazzina destinata, evidentemente, ad essere un polo di solidarietà. Come bar, infatti, ha retto per pochi anni; come sede di volontariato, invece, per quarant’anni ha ospitato la Goccia del Latte e da quarantaquattro anni la FIDAS. Un patrimonio unico, di cui Bari dev’essere fiera. Così come dei tantissimi volontari che nel tempo l’hanno vissuta, amata, animata, salvaguardata.
- Anna Cisternino - Chi partecipò attivamente e per beneficenza fu la signora Ida Rocchetti nata ad Ancona, moglie di Arturo Atti il proprietario dell'omonimo palazzo accanto al Petruzzelli .