Giovanni, Lucrezia, 15 figli e 40 nipoti: è la storia della dinastia Trione, i pellicciai baresi
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giovedì 7 dicembre 2023
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di Gaia Agnelli
Una longevità commerciale resa possibile grazie all’impegno di tutta la numerosissima famiglia messa su da Giovanni Trione e Lucrezia Rana, i quali tra il 1898 e il 1921 procrearono ben 15 figli (più quattro non sopravvissuti alla nascita), che diedero poi alla luce quaranta nipoti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tra questi il 71enne Gianni Trione e il 68enne Marcello De Cillis, con i quali, tra aneddoti e fotografie d’epoca, abbiamo ricostruito degli storici pellicciai. (Vedi foto galleria)
«Tutto ebbe inizio nel maggio del 1897 - esordisce Marcello - quando mio nonno 23enne e la sua fidanzata Lucrezia, appena 19enne, si sposarono a Bisceglie, città dove la umile famiglia di Giovanni svolgeva attività contadine».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I coniugi non persero tempo e una volta convolati a nozze diedero alla luce, nel marzo del 1898, il primo figlio Alessio. A lui seguirono Mauro, Angela, Teodosio e Luisa, che nacquero tutti a distanza di uno o due anni tra loro. E poi ancora Pietro, Canio, Giuseppe, Antonietta, Italia e Iolanda, questi ultimi battezzati tra il 1908 e il 1913.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«I miei nonni erano molto religiosi - sottolinea Marcello –: i figli per loro erano un dono di Dio e si dovevano accettano tutti quelli che lui mandava».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A questo punto però Giovanni si rese conto che continuare a lavorare la terra non sarebbe bastato più per mantenere moglie e undici bambini. Così decise di cercare qualcosa che potesse fruttare di più a livello economico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Galeotto fu l’arruolamento alla Prima Guerra Mondiale - spiega il nipote -. Si trovava infatti a Genova quando fu colpito dalla moltitudine di bastimenti che scaricavano balle di indumenti e pensò che forse il commercio poteva essere la chiave per dare una svolta alla sua vita»
È fu così che al suo rientro dalla Guerra, nel 1918, Giovanni decise di aprire un negozio di abbigliamento. Cominciò infatti a comprare vestiti all’ingrosso, selezionando i migliori, perlopiù pellicce, al fine poi di rivenderli al dettaglio. Nacque quindi la bottega di via Argiro: un luogo che sin da subito si propose come un punto di riferimento per la moda barese, offrendo capi lussuosi e di ottima fattura.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E gli affari in men che non si dica presero il volo, permettendo ai Trione di procreare con ancor più serenità. Nacquero così Nicola, Mafalda, Amelia e per ultima, nel 1921, Albina. Ai quali andrebbero aggiunti altri quattro bambini che purtroppo non superarono i primi giorni di vita.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Si venne a formare così un nucleo familiare di ben 17 persone che fu immortalato nel 1922 in un articolo della Domenica del Corriere sulle “Belle famiglie Italiane”, scritto in occasione del venticinquesimo anniversario di matrimonio dei coniugi. Nello stesso decennio i Trione vennero anche premiati con il “battesimo dell’aria”: un volo a bordo di un aereo offerto dal Regime come premio per aver messo al mondo tanti italiani.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Intanto l’attività commerciale procedeva a gonfie vele - interviene l’altro nipote Gianni Trione -. Tra l’altro mio nonno rivelò spiccate doti di “marketing”. Ad esempio ebbe l’intuizione di farsi pubblicità facendo sfilare per via Sparano e per le strade più importanti cel centro di Bari le figlie Amelia, Iolanda e Italia con indosso i suoi eleganti abiti. Nel momento in cui qualcuno si avvicinava chiedendo dove li avevano comprati, ecco che le ragazze indicavano subito il negozio del padre».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tutti i figli una volta cresciuti furono impiegati nel negozio, ognuno con un ruolo diverso. E furono loro, alla morte di Giovanni avvenuta nel 1941, a prendere in mano le redini dell’azienda, in particolare Alessio (detto “il barone” per via della sua vita mondana) e Mauro. I due cambiarono l’insegna in “Fratelli Trione”, occupandosi di pellicce, guanti, borse, stoffa e abiti su misura.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma in seguito sempre sotto il nome della famiglia Pietro aprì un negozio di calzature in via Putignani, Antonietta un’altra pellicceria in via Quintino Sella e Giuseppe una bottega di pelletteria in Germania, a Monaco di Baviera.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Figli che naturalmente si sposarono ed ebbero a loro volta altri bambini: nacquero in tutto quaranta nipoti, di cui dieci solo da Antonietta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E a capo di questo “mondo” c’era nonna Lucrezia, imprescindibile punto di riferimento per il nucleo familiare che aveva voce su tutto, compresa l’approvazione dei fidanzati delle nipoti. La donna stilò anche uno “stato di famiglia” che riportava nomi, onomastici, date di nascita e dei matrimoni di ciascuno dei Trione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Nipoti che continuarono l’attività di famiglia - sottolinea Gianni –. Toni e Giovanni, figli di Mauro, presero la gestione del negozio di via Argiro, per poi dividersi aprendo una seconda sede prettamente di pellicce in via Sparano. Le sorelle Zella e Silvana inaugurarono un negozio di abbigliamento per bambini in via Dante, mentre molti altri si impegnarono in qualità di agenti e rappresentanti di commercio».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Trione affermò così il suo nome all’interno della moda, divenendo un simbolo della “Bari bene”. Un regno che però ebbe fine all’inizio del nuovo Millennio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I negozi infatti chiusero uno dopo l’altro e questo per una serie di cause. Prima fra tutte la protesta animalista contro l’uccisione di visoni ed ermellini che negli anni 90 trovò l’appoggio del mondo dello spettacolo. Una mobilitazione che fece crollare il mercato dei capi in pelle, alla quale si aggiunse poi l’arrivo dei centri commerciali e delle multinazionali che pian piano soppiantarono i negozi a conduzione famigliare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Non ci fu la possibilità di proseguire - sottolinea Marcello - e così, chiuso questo bellissimo capitolo, ognuno andò per la sua strada, disperdendosi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma a distanza di vent’anni a Bari risuonerà nuovamente il nome dei Trione. Gianni e Marcello e una delle pronipoti, Lucrezia, hanno infatti avuto l’idea di riunire la famiglia. «Ci rivedremo il 9 dicembre per una festa a Villa Romanazzi – affermano -. Abbiamo invitato quasi cento persone: tutti i membri fino al quarto grado. Per noi sarà l’occasione per omaggiare i nostri nonni e ciò che di bello hanno creato».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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I commenti
- ILEANA INDOLFI - Grazie per l'articolo, è stato bellissimo ritrovarsi e ricordare tanti pezzi di storia della Famiglia