Senza acqua, luce e gas: il Ferrhotel, dove sopravvivono 46 rifugiati
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venerdì 7 febbraio 2014
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di Alessandra Anaclerio
Ci siamo andati dentro e questo è il nostro racconto (vedi video e foto galleria).
Sono le 17 di un mercoledì qualunque. La facciata esterna dell'ingresso principale della Stazione Centrale di Bari è ancora illuminata da qualche timido raggio di sole. Abbiamo appuntamento, in corrispondenza dell'orologio sovrastante il punto nevralgico del via vai dei pendolari, con Chouaib e Abdinssir, immigrati impegnati, se pur in modo diverso, nella lotta per il risanamento del Ferrhotel.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Rimaniamo stupiti dall'eleganza del presidente della comunità somala, Abdinssir, residente nel Ferrhotel: abito da sera, camicia bianca e, come per ogni uomo di classe che si rispetti,una bella cravatta sgargiante. Dopo esserci presentati ci dirigiamo verso l'immobile occupato, distante solo una cinquantina di metri dal nostro punto di partenza. Entriamo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La stanza d'ingresso è un quadrilatero che non presenta nulla di particolare, se non una rampa di scale che conduce ai piani superiori dell'edificio. Guidati dai due nostri ciceroni, saliamo la lunga scalinata e, gradino dopo gradino, abbandoniamo lentamente alle nostre spalle quel po’ di luce che il sole a quell'ora ancora regalava.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Arrivati al primo piano, per abitudine, proviamo a spingere il pulsante di un interruttore presente all'inizio del corridoio principale ma non si accende nulla. La luce elettrica nel Ferrhotel non arriva. Davanti ai nostri occhi il nulla. Così decidiamo di sfruttare la luce del display dei cellulari, almeno per rendere più semplice il tragitto. Percorriamo l'itineraio suggeritoci da Chouaib e Abdinssir, fino ad arrivare vicino a una finestra, da dove entra un leggero bagliore di luce, in quello che forse non è sbagliato definire "il punto di ritrovo" per tutti i residenti del Ferrhotel.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un televisore distante anni luce da quelli a schermo ultrapiatto di ultima generazione, due tavolini e qualche sedia: è in questo punto che i 46 ragazzi somali che abitano lo stabile si riuniscono, principalmente la sera, per trascorrere insieme un po’ di tempo e non sentirsi proprio soli nelle 23 stanze da loro sfruttate come mini appartamenti. Ci chiediamo: “Ma come fanno a guardare la TV se non hanno la corrente a loro disposizone?”. A darci la risposta ci pensa uno delle nostre due guide, Chouaib, originario di Casablanca che non vive in questo posto ma che fa parte dell' U.S.B., l'Unione Sindacale di Base di Bari, che lotta per l'ottenimento dell' uguaglianza e della solidarietà a favore degli immigrati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Loro si sono organizzati come meglio hanno potuto- dice -. Per illuminare gli spazi comuni del Ferrhotel utilizzano dei generatori di corrente. Ma questi sono alimentati con un combustibile ed è che qui arriva il problema. Hanno difficoltà a reperire i soldi per acquistarlo e perciò sono costretti a vivere al buio. Ditemi voi che vita è questa. Tutti, dagli assessori al Sindaco, hanno fatto finta di interessarsi, ma il risultato è sempre zero».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Effettivamente il Ferrhotel si presenta come un luogo difficile da vivere e per rendersene conto è sufficiente guardare le crepe sulle sue pareti bianche e rosse o l'umidità che lentamente sta facendo cadere a pezzi il soffito in diversi ambienti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Continuiamo a camminare e ci rendiamo conto di essere aumentati. Se prima alle nostre spalle c'erano solo Abdinssir e Chouaib, adesso timidamente anche altri quattro ragazzi hanno deciso di unirsi a noi e a quello che ha tutte le sembianze di essere un tour alla scoperta di un luogo fantasma, almeno per gli amministratori della città di Bari. I nuovi arrivati, palesemente immigrati e con massimo 30 anni sulle spalle, non parlano bene l’italiano, come del resto la maggior parte dei residenti nel Ferrhotel, motivo per cui, alla nostra richiesta di raccontarci la loro storia, si tirano indietro. Tutti, ma no Ahmed. Lui ci svela (sforzandosi al massimo per farsi capire) di vivere in questo luogo da un anno e di non starci assolutamente bene. E i motivi sembrano essere ovvi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Proseguiamo la nostra visita e Abdinssir ci dà la possibilità di visitare una delle stanze in cui dormono i ragazzi. C'è da ricordare che il Ferrhotel fino al 2006, e quindi fino a tre anni prima della sua occupazione, è stato il dormitorio delle Ferrovie dello Stato, perciò ogni stanza è strutturata come una qualsiasi camera di albergo, dunque con un bagno e la zona letto. Ed è così ancora oggi, solo con qualche piccola, ma sostanziale, differenza: per "letti" s'intendono dei materassi adagiati direttamente sul pavimento e per "bagni" invece i classici sanitari, nonchè lavandino, bidet e gabinetto, però senz' acqua.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Noi viviamo senza acqua- dichiara Abdinssir- eppure questo è un bene indispensabile per la vita dell'uomo. A noi non pensa nessuno, eppure sono tante le domande che abbiamo fatto al Comune di Bari, ma ci hanno sempre e solo ignorato. Chiediamo solo acqua e luce, non possiamo vivere così, vogliamo una mano. Noi qui ci sentiamo soli, siamo soli».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A parlare sono giovani hanno lasciato il proprio Paese funestato dalla guerra per andare alla ricerca di un posto migliore dove crescere e vivere. Non sappiamo però fino a che punto abbiano fatto bene a trasferirsi a Bari. Fortunatamente nel Ferrhotel non ci sono bambini: sono stati trasferiti con le loro mamme in una struttura più idonea. Mentre non mancano le donne, che però non vogliono farsi vedere, si nascondono ai nostri occhi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L'immobile adesso è semi vuoto: gli occupanti, essendo ora di cena, hanno raggiunto la mensa delle Suore Missionarie della Carità, sull'Estramurale Capruzzi. Così è arrivato il momento dei saluti. Abbracciamo le nostre guide e i ragazzi che ci hanno accolti all'interno del Ferrhotel, con la speranza di poter tornare qui un domani e vedere che, almeno per una volta, le promesse dei nostri "marinai" (perché Bari è una città di mare) sono state mantenute.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il video realizzato all’interno dell'ex Ferrhotel (di Carlo Gelardi):
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Alessandra Anaclerio
Alessandra Anaclerio
I commenti
- GIUSEPPE - ci sono ITALIANI messi peggio di loro......... se non gli sta bene la situazione sono liberi di tornare nei loro Paesi, il troppo buonismo ci ha ridotto alla miseria. E non ditemi che sono razzista perchè ormai la gente straniera ha tutti i diritti e noi solo tasse da pagare e doveri.