La Banca Etica di Bari: «Prestiamo soldi a chi ne ha veramente bisogno»
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lunedì 10 febbraio 2014
di Raffaella Ceci
BARI – Si chiamano Banche Etiche e sono istituti bancari nati in Europa negli anni ’70 e diffusisi in Italia negli ultimi 15 anni. Offrono tutti i principali prodotti e servizi bancari per privati e imprese: prestiti, conto correnti, gestioni del risparmio. Nulla di diverso rispetto alle normali banche, se non fosse che quelle di cui stiamo parlando si preoccupano di utilizzare il denaro raccolto per iniziative di carattere “etico”: progetti di reintegro sociale per soggetti svantaggiati, azioni culturali, iniziative di tutela dell’ambiente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Le Banche Etiche danno la possibilità al cliente di scegliere il settore in cui verranno investiti i suoi risparmi ed escludono impieghi in ambiti che, seppur maggiormente remunerativi, possono non essere consoni a una visione morale dell'impiego del denaro. Quindi ad esempio non vengono finanziate aziende che producono armamenti, impiegano minori o che non rispettano l’ambiente. Al contrario, nell’ambito del microcredito, viene aiutato chi ha bisogno ad esempio di accendere un mutuo, attraverso denaro prestato a un interesse molto basso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Abbiamo incontrato Teresa Masciopinto, responsabile culturale area Sud della Banca Popolare Etica, dipendente della filiale di Bari nata nel 2008, in via Ottavio Serena (nella foto).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quanti clienti avete?
In tutta Italia sono 35mila, divisi tra le nostre 17 filiali. In Puglia c’è l’ufficio dei “Banchieri Ambulanti” di Foggia e la filiale di Bari, che conta 3000 clienti. A Bari nel 2013 sono stati depositati 21 milioni di euro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Perché queste 3000 persone hanno scelto una banca etica?
Perchè sanno che noi con i loro soldi finanzieremo imprese che basano la loro attività sul rispetto dei diritti dei lavoratori, dell’ambiente, della comunità. Con un occhio di riguardo a quelle che operano nella Cultura, alle botteghe del commercio equo e solidale, alle cooperative sociali che si occupano di persone svantaggiate. La cooperazione è il modello d’impresa cui Banca Etica s’ispira: del resto anche noi siamo nati come cooperativa e vogliamo essere un partner per le imprese che credono nell’uso responsabile del denaro. Non finanziamo e non compriamo le azioni di aziende che producono armi, energia nucleare, che sfruttano il lavoro dei minori e che possano ledere gli uomini, gli animali e l’ambiente. Inoltre valorizziamo la trasparenza: rendiamo pubblici tutti i finanziamenti erogati con il denaro raccolto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sono i clienti a decidere in quale settore la banca deve investire il suo denaro?
Si, sono i clienti che decidono “che fine faranno i loro soldi”. Alcuni hanno già un’idea, altri vengono consigliati da noi. Di solito vengono scelte imprese che operano nel sociale o si sceglie di aiutare chi ha bisogno di un mutuo per la prima casa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Date a tutti la possibilità di accendere un mutuo?
Come tutte le banche, operiamo all’interno di una normativa che prevede determinate modalità per i finanziamenti. Non possiamo fare prestiti senza garanzie e non possiamo permettere ad esempio a un neolaureato senza lavoro di accendere un mutuo. Dobbiamo sempre verificare la serietà e la credibilità del soggetto, ma detto questo non pretendiamo che chi si rivolge a noi tutti debba avere per forza un contratto di lavoro a tempo indeterminato e non facciamo ipoteche su altri immobili. Con noi anche lavoratori a partita iva o con contratti a progetto possono avere la possibilità di avere dei prestiti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Favorite quindi il microcredito…
Certo: cerchiamo di rendere “bancabili” soggetti considerati “non bancabili”, cioè economicamente fragili. A volte, a chi ci chiede un prestito, affianchiamo enti pubblici che per natura appoggiano la creazione di nuove imprese. L’ente mette del denaro a garanzia, così se il soggetto si trova nella condizione di non poter più restituire i soldi, la banca ha la possibilità di rivolgersi all’ente.
Ma voi bancari e banchieri ci guadagnate?
L’eticità viene perseguita anche da noi dipendenti, che accettiamo contratti base. E lo stipendio del direttore di Banca Etica può essere al massimo sette volte più alto di quello del magazziniere, che è il lavoratore con l’inquadramento più basso.
Raffaella Ceci