A Bari gli danno 3 mesi, si cura in Canada e dopo 9 anni vive ancora
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martedì 21 ottobre 2014
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di Marco Montrone
Siamo a Palo del Colle, paese a sud-ovest di Bari, è il settembre del 2005. Gerardo è tornato da qualche tempo nella sua città di nascita, Palo appunto, dopo aver vissuto per 40 anni a Montreal, in Canada, dove ha lavorato come operaio specializzato. Ora è in pensione e il suo desiderio è quello di vivere tra la Puglia e il Canada.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma un giorno Gerardo si sente male. Trasportato d’urgenza nel reparto di Medicina del Policlinico di Bari, dopo alcuni esami gli viene diagnosticato un cancro al colon. L’uomo si aggrava giorno dopo giorno e dopo un mese di degenza arriva per lui il giorno dell’intervento: il 12 ottobre 2005. E’ operato nel reparto di Chirurgia del Policlinico. “Operato” però è una parola grossa: gli viene impiantata una sacca per evitare l’occlusione intestinale, ma poi di fatto viene “aperto e richiuso”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Non ho mai visto un tumore così grosso – afferma la professoressa che lo opera – è inutile procedere, per lui non c’è nulla da fare». Per i medici dell’ospedale barese non ci sono dubbi: Gerardo sta morendo. «Ha al massimo 2/3 mesi di vita», viene fatto sapere al nipote Bruno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Questa storia poteva chiudersi qui. Se Gerardo fosse stato “solo” un cittadino italiano, sarebbe stato portato a casa o in qualche struttura che si occupa per malati terminali e lì avrebbe passato gli ultimi giorni della sua vita, senza grosse cure, circondato dall’affetto e dallo strazio dei famigliari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma per fortuna Gerardo, come detto, è anche cittadino canadese. Per volere della famiglia si decide di farlo tornare in Canada. «Non pensavamo che in America potesse cambiare qualcosa per lui – ricorda ora Bruno – stavamo semplicemente riportando mio zio lì dove era vissuto negli ultimi 40 anni e dove si trovavano i suoi tre figli».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ad attendere il paziente all’aeroporto di Bari-Palese c’è un charter del “Montreal General Hospital”. Un aereo con su infermieri, medici e macchinari di primo soccorso. In Canada pagando l’assicurazione medica viene garantito ogni servizio. E Gerardo vola via.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Appena arrivato a Montreal viene subito ricoverato in ospedale, viene “rimesso su” («era diventato un fantasma, pelle e ossa», ricorda la 72enne moglie Rosa) e comincia un ciclo di chemioterapia. Passano 2, 3, 6, 8 mesi e Gerardo sta sempre meglio. Non muore mica. I medici decidono di operarlo. E’ l’11 settembre 2006. Ad occuparsi dell’intervento è il 40enne professor Barry Stine. L’operazione riesce perfettamente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«In realtà ci dissero che era un intervento abbastanza facile – afferma Rosa -. Loro non capivano perché Gerardo a Bari non fosse stato curato. I dottori si misero a ridere quando gli dicemmo che avevano dato a mio marito solo 3 mesi di vita. Invece rimasero “stupiti” quando si accorsero del tipo di mezzi di contrasto che avevano usato al Policlinico. Ci dissero che per loro quegli agenti erano molto obsoleti: in Canada non li usavano da 30 anni».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sono passati 8 anni da allora. Gerardo è qui davanti a noi. E’ tornato da poco a Palo del Colle, per la prima volta da quei giorni, per rivedere la sua famiglia originaria. E’ sorridente, «mi sento un miracolato, un morto resuscitato», dice in un simpatico italo-americano. E poi afferma: «Sono tornato in Italia ma non ho ritrovato molti dei miei amici e parenti, coloro che mi accompagnarono all’aeroporto prima della partenza per il Canada. Ne conto almeno sei. Tutti morti di cancro».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Eh già, loro non hanno avuto la fortuna di essere operati in Canada. Sono rimasti qui, ad aspettare la fine dei loro giorni, magari “aperti e richiusi”, perché “non c’era nulla da fare”. Sorridi Gerardo, sorridi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- Fabio - I medici in Italia, soprattutto al SUD, sono "capre!" Al Policlinico poi....entri in sala operatoria e non sai chi ti sta operando, uno specializzando, il figlio di un primario che deve fare pratica o uno dei sottoposti. Poi fanno diagnosi a capocchia, ti propongono viaggi a lourdes e simili battutine che potrebbero risparmarisi. Bè, in fondo a loro importa portare lo stipendio a casa, il paziente è un numero! E' così che funziona l'Italia...che paese di me...
- luisa - Mio padre nel 2005 è entrato in sala operatoria con le sue gambe e non ne è uscito vivo!!!! Vi dico solo che il prof. Triggiani ha operato...lo stesso che dopo qualche anno è stato denunciato dalla sua stessa equipe!!!😢😢
- Giuliana - chi sono questi medici di chirurgia del policlinico?? Almeno stiamo lontani....in caso di necessità(speriamo mai!!!)
- rosalba - perche la nostra sanita' non fa niente x andare avanti! il nostro oncologo ci ha detto che la chemiop che facciamo in ospedale e' obsoleta........
- dolores - vorremmo i nomi dei reparti almeno. e quelli dei reagenti obsoleti. resa nota la storia per cautelarci come pazienti dovremmo saperne di più. il signore avrebbe dovuto anche fare una segnalazione alla procura e alla direzione ospedaliera
- BARINEDITA - Dolores, ci sono i nomi dei reparti.
- Nicola - Qui da noi non è che siano ho usano attrezzature obsolete ho superate ( non solo) ma è anche e sopratutto una questione politico. Mi spiego la regione Puglia a chiuso i rubinetti, le somme dovute alle ASL sono così ristrette che un paziente non lo curano + di tanto i medici o primari non hanno più quello che vogliono e quindi non perdono più la testa sopratutto gli anziani. C'è una mal sanità collettiva e disservizi a livello di infrastrutture. Secondo me l'Italia sul profilo sanitario e tutta da rifare x non parlare sull'occupazione. Mio padre dopo 4 giorni entrato in un RSA a lunga degenza è deceduto x mancanza di assistenza non data adeguatamente , ci sono molti disservizi , aspettano solo il giorno dell'accredito dello stipendio non ci si impegna più umanamente x salvare un malato. Si può ritenere un miracolato il signore di palo xché aveva le condizioni x essere curato in Canada. Anche da noi in Italia si può ma è una questione di impegno politico e di danaro questo e certo
- Petruzzelli - Non facciamo l'erba tutto un fascio, al Policlinico di Bari ci sono anche ottimi e seri professionisti, iovsono stato operato 3 bypass nel 1994 in cardiochirurgia diretta dal professore De Luca Tupputi Schinosa, valente e bravo cardiochirurgo...Accompagnato dalla sua ottima equipe...e ringraziando il signore non ho avuto nessun problema, e pensare che arrivato in pronto soccorso cardiologico, quella sera di 24 anni fa, dopo avermi visitato una specie di cardiologo, si rivolse a mia moglie, e disse Signora coraggio suo marito non arriva a domani mattina...... Insomma anche nella sanità non sono tutti uguali, e menomale
- Clara - Cosa conta per loro:Hai pagato il ticket?La frase magica...chi se ne frega di come sta il paziente.