di Salvatore Schirone

Gli 80enni fratelli Martinelli, gli ultimi fabbri di Bari: «Ma stiamo per chiudere»
BARI – «Ciao Matteo, me lo sistemi questo?». Una signora arriva con un coperchio da pentola da cui si è staccato il pomello. In questa zona si sa, qualsiasi cosa abbia a che vedere con il ferro è compito dei fratelli Martinelli, ovvero l’82enne Matteo e il 79enne Pasquale. Con orgoglio i due si definiscono infatti “gli ultimi veri fabbri di Bari”. La loro bottega è sempre lì da 55 anni a questa parte (dal giugno del 1961): in via Luigi Zuppetta 28, al confine tra i quartieri Murat e Madonnella, alle porte di quello che una volta era conosciuto come quartiere dell’Oriente.

Anche se in realtà questa storica officina tra poco chiuderà per sempre: i due fratelli sono ormai molto anziani e il contratto di affitto del locale sta per scadere. Del resto era ormai da tempo che i Martinelli si stavano limitando a piccoli lavori artistici di arredo: un doppio candeliere, una specchiera, un originale attaccapanni, una ringhiera per impreziosire il portone di un villa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma per decenni i due hanno costruito di tutto, battendo l'incudine sul ferro rovente: serrande, serrature, cerniere, cancelli, interi allestimenti per negozi. E basta mettere piede nella loro bottega per capire la storia che ne è racchiusa. Si tratta di un enorme bazar che si intravede appena dall'esterno, nella semi oscurità che vi regna, ma che avvolge nella sua caleidoscopica luce di innumerevoli riflessi metallici chiunque abbia il coraggio di far appena capolino al suo interno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E’ un'impresa mettere anche un solo passo nell'officina: si va dal semplice bullone, all'enorme scaffalatura di metallo, passando per una rete, un'inferriata, un pezzo di antica ringhiera, centinaia di candelabri e migliaia di oggetti di ogni foggia stipati all'inverosimile in pochi metri cubi di spazio: dal pavimento fino alle ampie arcate che sostengono l'alto soffitto tipico di questi antichi palazzi del primo 900.  (Vedi foto galleria)

Ci sono anche oggetti misteriosi e unici, da "museo della serratura". Come ad esempio una cerniera da infissi dell'inizio 900 recuperata dalla ristrutturazione del portone originale di uno dei villini postelegrafonici di Carrassi: un pezzo unico a doppio incastro che nessun fabbro prima di Pasquale era riuscito a smontare. Così pure un esemplare di "carrucola silenziosa" su cui ruotavano le vecchie persiane, con l'originale marchio di fabbrica e relativa chiusura a scatto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


La storia dei Martinelli però non inizia nel 1961, ma molto prima. Matteo aveva appena dieci anni quando mise per la prima volta piede nell'officina del padre Nicola, in via Rodi, nel quartiere Madonnella. Erano i primi anni del dopoguerra e Matteo fu letteralmente rapito dal lavoro del padre. Veder uscire dalle sue mani i primi oggetti di ferro gli fecero provare quell'eccitazione creativa da novello Efesto che ancora vediamo brillare nei suoi occhi mentre ci mostra le sue ultime opere. Fu allora che Matteo fece di mantice e fornace, martello e incudine, pinze e tenaglie gli strumenti prediletti della sua arte.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In quella prima officina tutto veniva fatto a mano, assemblando e forgiando uno per uno i pezzi in ghisa provenienti delle numerose fonderie situate nel quartiere San Pasquale, precisamente in via Gondar, l'attuale via  Lattanzio. Ad aiutare Nicola e suo figlio Matteo si aggiunse successivamente anche il minore, Pasquale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel frattempo però in città la concorrenza era in crescita e il lavoro diminuiva. Fu così che nel 1958-59, proprio Pasquale, il più intraprendente dei due fratelli, spinse il padre ad allargare la loro attività fuori città. Lasciarono l'officina di Bari a Nicola e tentarono di aprire una nuova attività a Catania. Fu un'esperienza brevissima e fallimentare. «Arrivarono immediatamente le prime richieste della mafia - ricorda Pasquale -. Capimmo subito che non avremmo avuto futuro lì». 
 
Dopo aver girato per varie città, Pasquale e suo padre tornarono a Bari e con Matteo decisero di aprire l'attuale bottega in via Zuppetta, per i primi anni al numero civico 14 e poi definitivamente qui, al numero 28, dove ancora oggi li possiamo incontrare. Ancora per poco però, perché la ditta Martinelli sta per chiudere definitivamente e con loro il mestiere del fabbro scomparirà per sempre da Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica di Gennaro Gargiulo)


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I fratelli Matteo e Pasquale Martinelli davanti alla loro storica bottega in via Luigi Zuppetta 28, a Bari. Sono gli ultimi fabbri rimasti a Bari
Una signora chiede a Pasquale di ripararle un vecchio coperchio da pentola
I fratelli Martinelli nel piccolo spazio di lavoro della bottega, sommersa da oggetti di metallo di ogni foggia
La grande quantità di materiale ferroso accumulata in decenni di storia
Matteo con una scala cerca di raggiungere un oggetto posto in alto negli stretti spazi della bottega
Una cerniera da infissi di inizio 900: è stata recuperata dal portone originale di uno dei villini postelegrafonici di Carrassi
Un esemplare di carrucola silenziosa su cui ruotavano le vecchie persiane: è ben visibile il marchio di fabbrica originale
Matteo e Pasquale mostrano una pesantissima ringhiera di ghisa di inizio secolo scorso



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