I rom ''baresi'': quanti sono, cosa fanno, dove e come vivono
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venerdì 9 novembre 2012
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di Alessandra Anaclerio
I campi più grandi sono presenti uno nella campagne del rione Stanic, nei pressi di via Bruno Buozzi, un secondo alle spalle dell'Hotel Majestic vicino alla complanare della statale 16, il terzo alla fine di viale de Laurentis, nei pressi della circonvallazione e l'ultimo a Japigia, alle spalle del deputatore. Quest'ultimo è soprannominato campo a "cinque stelle", essendo l'unico a Bari che vanta la presenza di luce, acqua e gas nelle 40 sistemazioni, oltre a servizi igienici e a un manto di brecciolina sul terreno del "cortile" utile a impedire allagamenti. E' quindi l'unico non solo tollerato, ma anche "riconosciuto" dal Comune.
Oltre ai quattro campi, a Bari esistono altri insediamenti meno visibili: sono le numerose case, ville ed edifici abbandonati che decine di famiglie rom hanno occupato. «Di strutture così sparse qua e là a Bari ne ce ne sono tante- afferma Mimmo Semisa, professore appassionato da anni di culture indiane-. Da menzionare quella presente sul lungomare dopo Torre Quetta e la villa alle spalle dell'Ipercoop di Viale Pasteur».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma che fanno e come vivono i rom a Bari?
«Le donne chiedono l'elemosina- dice Giuliana Martiradonna, impegnata da anni per l'integrazione dei rom - tant'è vero che in ogni campo c'è una grande cartina geografica di Bari in cui sono segnati i posti dei diversi semafori e sotto ognuno di questi c'è il nome di chi lo occupa durante il giorno. Mentre la maggior parte dei bambini, dopo tanta fatica, siamo riusciti a farli andare a scuola, anche se ne è rimasto ancora qualcuno per strada. Consideriamo che i bambini "fruttano", visto che riescono a portare a casa anche 80 euro al giorno contro i 30-40 euro delle loro mamme».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Donne e bambini vivono di accattonaggio quindi, ma gli uomini?
«Tra i rom sono presenti tanti musicisti, lautari soprattutto- racconta Mimmo Semisa, professore appassionato da 45 anni di culture indiane- che vagano la sera nei locali della città. Molti altri invece lavorano dove capita, ma non hanno vita facile: sulla loro etnia ci sono parecchi pregiudizi. Se c'è da scegliere se dar lavoro a un rom o ad esempio a un albanese, i baresi optano per il secondo, magari spendendo anche di più. Infine, oltre a quelli considerabili "bravi" a tutti gli effetti, esistono i furbi che di lavorare non ne vogliono sapere: passano le loro giornate nei campi e spesso preferiscono il guadagno facile rubando il rame, scippando o svaligiando gli appartamenti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Parlare di integrazione per i rom è un po' un controsenso, visto la loro volontà di vivere al di fuori del "sistema", ma a Bari com'è il rapporto tra cittadini e rom?
«Diciamo che non siamo più ai livelli di una decina di anni fa - afferma Giuliana - quando la polizia appiccava il fuoco per cacciarli e il sindaco di Bari, Simeone Di Cagno Abbrescia affermava "più che trovare posto per i Rom trovo spazio per i cani". Sicuramente è stato fatto un enorme passo in avanti. Prima se un alunno oganizzava una festa in casa i genitori non volevano che i bambini rom partecipassero senza la mia presenza. Ora invece tra mamme baresi e mamme rom scorre finalmente buon sangue».
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Scritto da
Alessandra Anaclerio
Alessandra Anaclerio