La storia di Emanuele: ogni domenica da 30 anni cura una ''povera'' Madonna
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martedì 3 ottobre 2017
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di Salvatore Schirone
Una di queste si trova tra via Capruzzi e il sottopasso Duca degli Abruzzi, per intenderci la strada che da viale Unità d’Italia porta in centro. All’ombra del ponte XX Settembre, in parte occultata da un grosso albero, si trova un’edicola illuminata che conserva un’immagine della Madonna Addolorata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Non è facile notarla perché da lì ci passano praticamente solo le auto, ma avvicinandosi è possibile scorgere un dipinto inserito in una nicchia chiusa con un cancelletto. All’interno del tempio, sovrastato da un crocifisso, si trovano anche alcune pianticelle e sul pavimento una croce bianca in marmo. Il tutto è ben pulito e arricchito da fiori sempre freschi. (Vedi foto galleria)
Ma chi è che se ne prende cura? Per scoprirlo ci siamo dovuti recare sul posto alle 6 di mattina, di domenica. Perché è a quell’ora e in quel giorno della settimana che viene messo in atto un ordinato e metodico rituale. Il protagonista è il 69enne signor Emanuele Pacione, che da trent’anni a questa parte ogni “santa domenica” si occupa di ripulire l’altarino, innaffiare le piante e omaggiare la Madonna con rose e garofani. (Vedi video)
«Non ho mai saltato un giorno», afferma l’uomo, mentre apre il cancelletto accompagnato da un grande secchio blu pieno d’acqua.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Emanuele ci spiega il motivo della sua devozione. «Negli anni 80 – ci dice - dopo essermi ristabilito da un incidente, andai a visitare la chiesa di Sant’Antonio per ringraziare la Madonna Addolorata lì rappresentata con una grande statua. Qualche giorno dopo però passando dal sottopasso con la bicicletta, notai quest’edicola abbandonata. Sempre dedicata alla Vergine trafitta al cuore, si trovava in condizioni pietose: sporca, mezza distrutta e senza nemmeno un fiore».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ed è in quel momento che l’uomo decide di dedicarsi a questo “povero” altarino. Nei primi anni se ne prende cura in compagnia del suo fedele cane, Nerina, una femmina trovatella. Poi, alla morte dell’animale, non gli resta che andarci da solo, come detto senza mai mancare un appuntamento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In questi anni Emanuele ha preservato l’immagine sacra con una finestrella nuova in anticorodal, ha aggiunto al vecchio neon una illuminazione a led e ha risistemato il cancello quando negli anni Novanta un’auto lo demolì finendoci sopra.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’edicola è diventata “sua”. Neanche lui conosce però la storia precedente dell’altarino. All’interno della nicchia, su una vecchia cornice in legno, si legge infatti un’epigrafe: “Carlo Marotta per grazia ricevuta ricostruì. ADMCMXLIII. Per devozione ampliarono Meneghello Emilio e Vilello Luigi”. L’anno indicato in numeri romani è il 1943, quindi il sito ha perlomeno 74 anni. Ma la scritta parla di ricostruzione: possiamo quindi dedurre che sia ancora più antico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’unica cosa che sappiamo è che fino alla fine degli anni 70, cioè prima della realizzazione del ponte, davanti a questa edicola il 15 settembre (giorno dell’Addolorata), si faceva grande festa con tanto di illuminazioni e fuochi d’artificio. A Bari l’evento era conosciuto come “la Madonna de le gardidde” perché in quel giorno si uccidevano e mangiavano i polli allevati nei cortili.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Poi con la trasformazione di quell’area, dagli anni 80 l’edicola cadde nell’oblìo, da cui però l’ha risollevata per fortuna Emanuele. Che sia bello o cattivo tempo, caldo o freddo, l’uomo continua e continuerà a curare quell’immagine sacra, immergendosi nel silenzio delle prime luci dell’alba, quando la città di domenica dorme ancora. «E’ un impegno che manterrò fino alla mia morte – conclude prima di salutarci -. Solo, quando io non ci sarò più, chi si occuperà della “mia” Madonna?».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
Nel video (di Gianni de Bartolo) la nostra visita a Emanuele e alla "sua" edicola:
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Scritto da
Salvatore Schirone
Salvatore Schirone