Tra i resti di Santa Maria del Buonconsiglio c'è una stanza: è il laboratorio di Meuccio
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venerdì 20 dicembre 2019
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di Marianna Colasanto - foto Valentina Rosati
L’insolito laboratorio pare sia l’antica sagrestia del tempio e dell’annesso convento, utilizzati dalla monache agostiniane fino al 1824 e poi abbandonati e abbattuti nel 1939. Del sito millenario, costruito tra il IX e il X secolo, è rimasto infatti solo il pavimento musivo, le colonne e un muro su cui è incisa un’epigrafe in latino sormontata da una testa di leone.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In più c’è questa stanza, che appartiene da 150 anni alla famiglia di Bartolomeo e che è stata utilizzata nel corso del tempo per vari scopi. Dal 1974 però Meuccio se ne è appropriato per farne il suo particolare “studio”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per accedervi è necessario utilizzare una piccola scala di legno, visto che l’entrata è situata a circa un metro di altezza rispetto al pavimento della chiesa. «La Soprintendenza mi ha dato l’autorizzazione a poter usare l’ambiente – spiega il pensionato - ma essendo il sito vincolato non mi è stato possibile costruire delle gradinate per accedervi: così utilizzo questa scala per salire e scendere».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’ambiente in cui ci troviamo è grande un 15 metri quadri, ha le pareti in tufo e alte volte a sesto acuto. Scorcia, che ha in capo una coppola scura, è all’opera. Lo troviamo seduto su una sedia e appoggiato a un vecchio tavolo dove sono disposti forbici, vernici spray, colla, spago, tenaglie, taglierini e nastro adesivo. È alle prese con la costruzione di una nave bianca e verde con le vele spiegate: la gloriosa “Stella del mare del Duca degli Abruzzi”, di fine 800.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Questo modellino è caduto per terra e si è spaccato – sbotta Meuccio – adesso lo sto rifacendo completamente. È un lavoraccio, considerato che per realizzare queste barche in miniatura ci vogliono circa cinque mesi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il signore ci racconta la sua storia. «La passione è nata quando mi trovavo in Germania – spiega -. Era il 1967, avevo 18 anni e mi ero trasferito a Monaco in cerca di lavoro come muratore. Un giorno mi imbattetti in un negozio che esponeva una riproduzione di una barca: fu amore a prima vista. Del resto avevo sempre avuto l’adorazione per il mare, basti pensare che da piccolo avevo lavorato in una pescheria. Così ho cominciato a cimentarmi con questo hobby, che ho continuato anche quando sono tornato a Bari negli anni 70, iniziando a lavorare al porto come scaricatore».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nel 1974 come detto l’artigiano decide di rimettere a nuovo il locale della sua famiglia, in precedenza utilizzato dal fratello come deposito per le bombole a gas. E da allora, ogni giorno, viene qui a fabbricare i suoi gioielli, che poi una volta finiti espone nella sua casa in strada Arco dello Spirito Santo, sempre a Bari Vecchia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nella sua abitazione è possibile ammirare, tra le altre, copie perfette del Titanic, della spagnola San Felipe, dell’Amerigo Vespucci e della Quinquereme romana.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Meuccio, che non si è mai sposato, vive con la 67enne sorella Lucia. «La sua è una passione maniacale – ci racconta allegramente la donna –. Se i modellini non vengono come dice lui, è capace di distruggerli e costruirli di nuovo fin quando, a suo giudizio, non risultano perfetti. Ha una grande manualità e oltre alle navi in passato ha costruito anche grandi presepi. Sono orgogliosa di mio fratello, anche se non abbiamo più spazio in casa per ospitare nuovi natanti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Magari per fare spazio Meuccio potrebbe pensare di venderne alcuni: del resto parliamo di manufatti realizzati in legno pregiato, tagliato manualmente. «Non so però se avrei il coraggio di separarmene – ci confessa – ho dedicato una vita alla loro costruzione: sono come dei figli per me. Un giorno li lascerò ai miei nipoti, poi decideranno loro cosa farne, anche del mio piccolo angolo millenario».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Marianna Colasanto
Marianna Colasanto
Foto di
Valentina Rosati
Valentina Rosati