Bari, la storia di "Nanìne du mmìire": l'ultimo garzone della cantina Calandrìidde
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venerdì 5 giugno 2020
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di Marianna Colasanto
Questo allegro 75enne infatti non è solo un conosciutissimo “personaggio” di Bari Vecchia, ma anche la memoria storica di un tempo in cui il vino si vendeva sfuso e si consumava in compagnia. A Bari sono ancora presenti questi luoghi, ma non hanno più quell’aura leggendaria che circondava “enoteche” quali Cemece, Cianna-Cianne, Michele u’ puzze, Cannone e appunto Calandrìidde.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quest’ultima, aperta alla fine dell’800, prendeva il nome dall’abitudine canterina del suo proprietario Gaetano Dentamaro, che ogni giorno si affacciava sulla strada per decantare le lodi del suo nettare degli dei. Da qui Calandrìidde, ovvero colui che cinguetta come l’uccello calandra.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un locale che prima di trasferirsi all’interno del cinquecentesco Palazzo Nitti-Valentini ebbe sede nella vicina corte Alberolungo, di fronte alla Basilica di San Nicola. Ed è proprio qui che incontriamo Nanìne, nel posto in cui si trova l’abitazione di suo figlio Vincenzo, lì dove l’uomo carica le bevande e parte per le consegne. (Vedi foto galleria)
Nanino ci accoglie con il sorriso mentre è intento a stipare una cassa di Peroni vuote. È un uomo di bassa statura e grossa corporatura ed è vestito con scarpe anti infortunio scure, jeans, maglione a righe, gilet con tasche e un borsello di pelle scura, nel quale ripone i suoi guadagni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il suo lavoro è semplice. Compra nei vari supermercati le bevande, che poi rivende agli abitanti di Bari Vecchia, consegnandole direttamente a casa loro. A richiedere il suo servizio sono soprattutto le persone più anziane, che faticano a muoversi e non hanno le forze per sostenere grossi pesi. Proprio mentre parliamo si avvicina una donna: è lì per ordinare due balle d’acqua che poi Gaetano le porterà (vedi video).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma ora è arrivato il momento di ascoltare storia di Nanìne. «La scuola non faceva per me, ancora oggi mi definisco orgogliosamente ciuccio e analfabeta – ci dice scherzosamente –, così già all’età di 6 anni, nel 1951, iniziai a lavorare come garzone e aiutante per “u’ Calandrìidde”, che all’epoca si era spostata nella corte interna di Palazzo Nitti-Valentini, in piazzetta 62 Marinai».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dopo aver fatto anche il muratore, Nanino nel 1963 torna alla cantina lì dove pur continuando a fare le consegne, comincia anche a servire al bancone assieme a suo fratello Ferdinando.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«La paga giornaliera era di duemila lire – ricorda -: davo vino, vermouth e marsala agli avventori. Per racimolare qualche soldo in più inventai anche una lotteria: acquistavo qualche liquore da mettere in palio e distribuivo i biglietti ai clienti, vendendoli a poche lire».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Gaetano passò nell’enoteca tutta la vita e tra gli 80 e i 90 ne divenne anche proprietario, visto che alla morte dell’ultimo discendente dei Dentamaro rilevò l’esercizio assieme al fratello. Un’avventura che però durò solo pochi anni, fino alla chiusura definitiva del Calandrìidde.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Da allora Gaetano ha continuato però ad agire nell’ambito delle “bevande”, trasformandosi come detto in una sorta di fattorino “free lance”. Ad accompagnarlo nelle sue consegne c’è sempre il suo fidato “Ciao”. «Lo comprai quando ero ancora alla cantina – ci spiega -. Durante una consegna al quartiere San Paolo fui rapinato e privato del mio tre ruote. Rimasto senza mezzi, acquistai questo motorino che modificai aggiungendovi una pedana in legno per poter caricare i fardelli d’acqua e le casse di birra».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un’occupazione faticosa, ma che “Nanìne du mmìire” non intende lasciare, nonostante l’età. «Gli dico sempre di smettere perché è anziano, ma lui non mi ascolta – sottolinea la 73enne moglie Elvira -. Inizia alle 7 del mattino, si ferma solo per il pranzo e per riposare un po’ e dopo riprende fino alle 18. Ma se qualche cliente lo chiama si attiva a qualsiasi ora».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma è arrivato il momento di lasciare Gaetano: c’è da consegnare i fardelli d’acqua alla signora di prima. Così il nostro amico si mette casco e mascherina e parte a bordo del suo ciclomotore. «Finché la salute mi accompagna continuerò a lavorare – ci dice salutandoci -. Quando smetterò, morirò».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
Nel video (montaggio di Gianni de Bartolo) le consegne di “Nanìne du mmìire”:
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Scritto da
Marianna Colasanto
Marianna Colasanto
I commenti
- Fiorella - Bellissimo! Comprendo la passione di questa persona: per lui non è un lavoro ma un rapporto d' amore per la sua bellissima città vecchia e con i suoi concittadini , senza dei quali non potrebbe vivere. È un tutt'uno con la sua vita. Un esempio di vitalità derivante dai rapporti veri con le persone vere.
- Joe lorusso - Articolo molto interessante mi ricordo il tempo che andavo ascuola Al San nicola mi ricordo Di Bari vechia ora vivo in Canada Toronto. Da oltre 50 anni. Ora allamia eta Di 75. Il tuo articolo mi porta indietro Di molto. Thank you. And bay