La storia di Vincenzo, l'ultimo "coriandolaio" di Putignano: «Senza loro che Carnevale è?»
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mercoledì 11 novembre 2020
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di Giancarlo Liuzzi - foto Valentina Rosati
I coriandoli furono inventati nel 1875 dall’ingegnere milanese Enrico Mangili e da allora sono diventati un must per ogni Carnevale che si rispetti. Ce ne sono di diverse forme e dimensioni (dai cerchietti ai rotolini) e vengono solitamente utilizzati per essere lanciati in aria o scherzosamente addosso agli altri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un tempo Putignano, patria dei carri allegorici, vantava diverse botteghe artigianali dedite alla loro produzione. Laboratori che nei decenni sono stati però soppiantati dalle grandi fabbriche. E così nel paese a sud-est di Bari è rimasto solo Vincenzo a creare ancora a mano questi allegri pezzi di carta: ne fa quasi una tonnellata e mezzo all’anno, limitandosi solo a quelli piccoli e tondi.
Raggiungiamo il suo locale nel centro storico di Putignano, in via Bruni 114. Si tratta di un antico “juso” situato leggermente sotto il livello stradale, posto a due passi da Santa Maria la Greca, chiesa che custodisce la “storia” della festa che da 626 anni anima il paese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ad accoglierci sull’uscio è proprio il simpatico Vincenzo, che dopo averci salutato ci invita a entrare. Ci ritroviamo così in un ambiente ampio poco più di 20 metri quadri, tanto insolito quanto stupefacente, pieno zeppo di festoni con maschere.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’intera volta e persino le mura del locale sono interamente tappezzati di locandine e poster di ogni genere: attori, cantanti, avvenenti modelle e ancora antiche foto del carnevale. «È una mia vecchia passione, collezionavo tutte queste stampe e quando ho iniziato a lavorare qui le ho usate per decorare la stanza», ci dice l’uomo facendoci strada nella sua bottega.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sul pavimento invece svettano pile di libri e giornali e delle grosse buste gonfie di coriandoli. «Sono i pacchi da cinque chili che preparo per i carristi della sfilata e per le bancarelle – ci dice il 72enne -, purtroppo quest’anno il carnevale non si farà. Poco male: li tengo pronti per l’anno prossimo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La manifestazione del 2021 è stata infatti rimandata a causa del Covid, anche se potrebbe essere organizzata un’edizione nel periodo estivo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma qual è la storia di Vincenzo? «Da giovane ho lavorato nei calzaturifici di Putignano - racconta -, poi quando le aziende hanno chiuso ho continuato in privato a fare il ciabattino. Nei ritagli di tempo però, avendo delle buone capacità manuali, mi dilettavo a realizzare coriandoli per i miei figli. Ho iniziato quindi per gioco, ma piano piano tutto questo è diventato una cosa più seria».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Perché una volta notata la maestria di Vincenzo, sempre più persone hanno cominciato a chiedergli di produrre coriandoli “fatti in casa”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Le richieste sono cominciate ad aumentare – spiega -, così ho riadattato a laboratorio questo locale dove da bambino vivevo con la mia famiglia e i miei otto fratelli. E sono ancora qui, dopo 25 anni. I putignanesi mi portano libri e giornali con cui posso produrre i coriandoli, che spesso regalo o cedo in cambio di un’offerta con cui pago l’elettricità. Perché questo più che un lavoro è principalmente una passione».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Non resta che capire come si fanno materialmente questi simboli del Carnevale. «All’inizio li facevo a mano con un punzone di ferro che ne creava le forme martellandoci sopra - ci illustra Vincenzo, mostrandoci la tecnica -. Poi ho comprato una macchina da Peppin Recchietidde, il primo coriandolaio di Putignano».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il signore apre così una porticina che conduce in un’altra stanza dove si trova un antico apparecchio, quello di Peppino. Una targa posta su di esso ci fa supporre che abbia almeno un secolo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’aggeggio ha un funzionamento semplice. I blocchi di carta (volantini pubblicitari, quotidiani, libri e riviste) vengono inseriti in un rullo perforato che li taglia in piccoli cerchi. Questi ultimi tutti insieme, a centinaia e centinaia, escono attraverso un tubo e vanno a finire in una scatola. Vengono poi passati in un setaccio per eliminare la polvere e i pezzi di scarto e infine mischiati affinché non risultino tutti dello stesso colore. L’ultimo passaggio è l’imbustamento.
«Ormai però vengono prodotti industrialmente e i bambini si divertono di più con le bombolette spray, ma io non rinuncio a produrli – conclude Vincenzo-. Ho insegnato il mestiere anche ai miei figli e vorrei che i miei nipoti custodissero quest’arte. Perché come dice il detto: “senza coriandoli non c’è carnevale”».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- Dino - Cronistoria di un personaggio che in futuro può scomparire.
- Francesco Capasso - Storia, quella di Vincenzo, grigia e in salita ai tempi del lavoro in fabbrica, tenuemente dipinta quando si adattava ad aggiustare scarpe rotte e finalmente colorata negli anni della saggezza, donando cultura e gioia con i suoi coriandoli ad un mondo affamato di pensiero e leggerezza al tempo stesso. E' quel che raccontano le sue foto, calde e intrise della ricchezza di un passato che non torna più; due tra queste in particolare, la prima e l'ultima, descrivono l'uomo che ha nelle sue mani la conoscenza, donandola infine al mondo intero, per un sorriso universale. Grazie Vincenzo!