Bari, il quartiere San Paolo e le sue associazioni: «Aiutare creando opportunità»
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martedì 15 febbraio 2022
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di Giuseppina De Nicolo e Antonella De Bari
Associazioni che contrastano il disagio su più fronti, operando dall’interno. Dal sostegno alle famiglie indigenti alla promozione dello sport passando per le attività culturali, cercano infatti di iniettare nella cittadinanza, e soprattutto nelle nuove generazioni, una visione per il futuro del cosiddetto Cep. Siamo andati a conoscere tre di queste realtà: la Franco Ballerini, la Don Milani e I bambini di Truffaut. (Vedi foto galleria)
Partiamo da via Ricchioni 1, dove ci aspetta il 63enne Giuseppe Marzano. Si tratta del direttore tecnico del centro di avviamento al ciclismo “Franco Ballerini”, che dal 2009 (ma il gruppo sportivo fondatore è nato alla fine degli anni 90) insegna a pedalare nel rispetto dell’educazione stradale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Da “ceppista” tenevo molto a creare un’opportunità per il “Quartiere” attraverso lo sport e un sano senso di competizione – ci spiega l’uomo –. Oggi abbiamo più di 200 tesserati tra bambini e ragazzi provenienti da tutta Bari, impegnati in attività agonistiche o ricreative».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tra le sue piste, una asfaltata e una sterrata, vengono collocati piccoli coni colorati e percorsi modulabili, adattati alle esigenze degli iscritti. I corsi sono organizzati per fascia d’età e anche per persone con disabilità, tant’è che lo scorso novembre si è svolta anche una giornata di bicicletta paralimpica: un traguardo enorme per il territorio.
«Sono stato fortunato perché ho ricevuto un riconoscimento da parte delle istituzioni e persino vinto vari progetti comunali – racconta Marzano –, ma inizialmente non è stato facile. Chi non veniva dal Cep era restio a iscriversi e io faticavo ad avviare l’attività. Ma alla fine la mia fiducia nel rione è stata ripagata».
Con un’iniziale diffidenza si è scontrato anche Salvatore De Salvatore, residente al San Paolo da più di 40 dei suoi 50 anni di vita. Dal 2014 è a capo della “Don Milani Volley”, associazione sportiva pallavolistica nata da una collaborazione con un istituto comprensivo e rivolta a giovani dagli 8 ai 26 anni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Ho voluto creare quello che era mancato a me da ragazzo: un punto di riferimento – ci confida –. La gioia più grande nel mio lavoro è vedere nascere rapporti che continuano anche fuori dal campo e diventano amicizie, persino amori. E abbiamo pure raggiunto dei risultati sportivi, come il campionato regionale di serie D».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Questo nonostante alcune circostanze spinose, tra cui l’assenza di strutture adeguate. Nel quartiere è infatti presente un palazzetto dello sport, il Palalaforgia, ma i suoi costi sono proibitivi per le associazioni sanpaoline che devono così “appoggiarsi” ad altre sedi. La Don Milani usava ad esempio due palestre scolastiche, ma una si è resa indisponibile costringendo gli atleti della squadra maschile ad allenarsi altrove.
Senza contare la bassa disponibilità economica delle famiglie. «Nonostante la nostra quota sia molto meno alta rispetto ad altre realtà cittadine – evidenzia Salvatore - , ci siamo trovati di fronte a ragazzi non in grado di pagarla. Ma non abbiamo battuto ciglio, accogliendo chiunque abbia bussato alla nostra porta».
«Spesso mi chiedono chi me lo faccia fare – ammette infine –. Ma io credo nell’importanza di fare del bene. E quando a volte capita di perdere l'entusiasmo davanti alle difficoltà, penso sempre ai tanti che abbiamo salvato dalla strada».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lo sport non è però l’unica via scelta al San Paolo per allontanare i minori dalla criminalità. Nel 2007 ha visto la luce ad esempio “I bambini di Truffaut”, composta da persone nate e cresciute nel quartiere e con alle spalle un passato difficile. Si occupa di sensibilizzare i ragazzi all’arte e alla cultura attraverso progetti e iniziative.
Incontriamo in via Lazio il 48enne presidente Giancarlo Visitilli, che già in passato ci ha raccontato dell’attività di sostegno scolastico fornita dalla cooperativa in situazioni di estrema delicatezza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«La pandemia ha acuito molti casi di disagio sociale. La chiusura delle scuole ha di fatto portato i bambini a stare per strada, e in alcuni casi li ha nuovamente esposti alla trappola della criminalità organizzata», ci dice con amarezza.
Nella sua attività di insegnante Giancarlo ha constatato l’avanzamento di un regresso sociale e culturale generale, che si fa più grave in un rione senza punti di aggregazione come cinema, teatri e biblioteche. «Occorre dare ai bambini delle occasioni di riscatto tramite la cultura – evidenzia –. Al di là della scuola che ha un compito didattico, educare alla bellezza salva perché dà la possibilità di imparare ad avere cura di quello che ci circonda».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La cooperativa aderisce a molti progetti. Ha ad esempio prodotto un documentario con protagonisti i ragazzi: Vernissage, che l’anno scorso ha vinto un festival nazionale. Ultimamente ha poi proposto un laboratorio musicale in cui i figli di detenuti e di professionisti suonano insieme ignorando l’identità gli uni degli altri, arrivando così a conoscersi attraverso la musica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Vistilli riconosce che dei passi avanti a livello politico sono stati fatti, tuttavia c’è ancora bisogno di un piano lungimirante per la crescita del territorio. «Il municipio dovrebbe coccolare e investire nelle realtà associative – conferma De Salvatore –. E anche vigilare sugli aiuti, perché ci sono situazioni in cui i soldi non vengono spesi in maniera coerente».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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Scritto da
Giuseppina De Nicolo
Giuseppina De Nicolo
Scritto da
Antonella De Bari
Antonella De Bari
I commenti
- antonio arky - errore urbanistico, una sorta di depauperamento identitario per gli abitanti della vecchia Bari deportati al Centro Elementi Pericolosi, così ribattezzato dai più e non a caso visto il concentramento "esportato" di casi sociali come pure umani, Una predestinazione pilatesca che si è girata contro la falsa politica urbanistica, un ghetto senza soluzione di continuità. Terreni a basso costo, sui quali qualcuno comunque ci ha speculato, hanno favorito ai tempi la costruzione di un quartiere nel "Vuoto" determinando nemmeno una periferia ma un corpo a sè, una cellula autonoma dove i sevizi di base sono un optional...lode allora per chi si adopera per un riscatto, ardua impresa che richiede davvero dedizione e tanta forza di Volontà.
- CUTINO Nicola - Complimenti. Interessante sarebbe conoscere altri Progetti Educativi che altre realtà associative realizzano con continuità e costanza, con impegno e sacrificio nella periferia barese tra le quali l' opera della Fondazione Giovanni Paolo II, delle Parrocchie del territorio. Un caro saluto a Giancarlo ed a tutti coloro che si impegnano socialmente e culturalmente nel quartiere. Grazie!