di Gaia Agnelli e Mattia Petrosino

La storia di Jumpy, lo scalpellino di via Sparano che vende vasi in pietra riciclata ai passanti
BARI – Da 15 anni è una presenza fissa in via Sparano, lì dove espone e scolpisce i suoi vasi in pietra riciclata vendendoli ai passanti incuriositi. Lui è il 53enne Gianpiero, detto “Jumpy”, uno scalpellino che assieme a cantanti, chitarristi e pittori anima la principale strada dello shopping di Bari. (Vedi foto galleria)

Lo incontriamo un giovedì mattina di febbraio seduto su una sedia a sdraio all’incrocio con piazza Umberto, di fronte all’insegna storica del negozio d’intimo Cima. Le sue mani si muovono al ritmo di scalpello, sgorbia e mazzetta: strumenti che utilizza per dar forma ai blocchi di pietra bianca leccese appoggiati su una tavoletta in legno posata sulle sue gambe.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Accanto a lui si trova un carretto mobile sul quale trovano posto le sue creazioni: vasi di forme geometriche e dimensioni differenti al cui interno “abitano” piante grasse come il cactus, il fico d’india, l’aloe, l’opuntia e la crassula. A dare una nota di colore rosso alle creazioni sono le piccole coccinelle di ceramica che Gianpiero usa come decorazione, assieme a dei sassolini di abbellimento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il banco vendita è coperto da un rivestimento in tela di juta riportante la scritta “Riciclo è vita … Fare arte riciclando è la mia”. «È il mio motto – esordisce il 53enne originario di Nardò –. Non amo gli sprechi e penso che ogni oggetto, persino il più dimenticato, possa essere in grado di divenire un’opera d’arte. È per questo che mensilmente mi reco nella Cava di Cursi, famoso punto di estrazione della pietra leccese. Qui raccolgo i detriti e gli scarti della roccia calcarea, che vado poi a lavorare manualmente creando i vasi in cui inserisco le piante grasse che colgo in campagna».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Persino il carretto è riciclato: era in origine un passeggino abbandonato per strada, al quale lo scalpellino ha aggiunto una lampada costruita riutilizzando una canna da pesca e la nassa dei pescatori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


«Ho scoperto la mia vena artistica 15 anni fa – ci racconta -. Avevo perso il mio lavoro a Venezia, dove vivevo con la mia famiglia e ritrovandomi disoccupato (e pure divorziato), ho dovuto reinventarmi. Così dal 2007 ho intrapreso l’arte del riciclo facendone un mestiere e sono andato a vivere in una barchetta con cui mi sposto in vari luoghi d’Italia per lavorare e vendere le “mie” pietre. Il mio esordio avvenne proprio qui in via Sparano: ricordo che all’epoca non ero ben visto dalle forze dell’ordine, ma nel corso degli anni il calore dei cittadini mi ha fatto guadagnare questo posto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Lo vediamo intanto maneggiare la sgorbia per sagomare il fondo e il martello per assestare piccoli colpi, il tutto indossando un paio di occhiali da sole per proteggere gli occhi dalle schegge della roccia. «Non è di certo facile usare questi arnesi – ci confessa mentre saluta qua e là alcuni passanti –: ci vuole precisione e tanta pazienza. All’inizio ci impiegavo parecchio tempo, ma adesso una singola opera mi impegna al massimo una mezz’oretta».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E tra una chiacchiera e l’altra c’è chi si ferma per acquistare i suoi manufatti che l’artigiano vende a 10 euro, pur accettando un compenso “libero” maggiore. «I miei manufatti attirano clienti di tutte le età – dichiara Jumpy –, soprattutto giovani studenti che frequentano l’Ateneo qui vicino. Questo perché si dice che la pietra leccese trattenga le radiazioni emanate dal computer, salvaguardando la salute».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A chiedere un vaso all’artigiano è il signor Antonio che vuole regalarlo al figlio Giorgio. Così Gianpiero si alza subito dalla sedia per prendere un’opera e mostrarla al cliente, mentre gli spiega di che materiale è fatta,   cogliendo anche l’occasione per raccontargli qualcosa della sua vita. In cambio riceve dall’avventore 20 euro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Ci tengo che gli acquirenti portino a casa anche qualcosa di me – spiega lo scalpellino - molti comprano proprio perché si appassionano alla mie vicende. Devo dire che con questo mestiere riesco ad aiutare mia madre con la pensione, a sostenere gli alimenti dei miei figli, ma soprattutto a essere felice in mezzo a tante persone».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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Incontriamo Gianpiero un giovedì mattina di febbraio seduto su una sedia a sdraio all’incrocio con piazza Umberto I, di fronte all’insegna storica del negozio d’intimo Cima
Le sue mani si muovono al ritmo di scalpello, sgorbia e mazzetta: strumenti che utilizza per dar forma ai blocchi di pietra bianca...
...appoggiati su una tavoletta in legno posata sulle sue gambe
Perché Gianpiero, oltre a esporre nella “vetrina” a cielo aperto le sue opere, le lavora proprio sotto lo sguardo dei curiosi passanti
Accanto a lui si trova un carretto mobile sul quale trovano posto le sue creazioni...
...vasi di forme geometriche e dimensioni differenti...
...al cui interno “abitano” piante grasse come il cactus, il fico d’india, l’aloe, l’opuntia e la crassula
A dare una nota di colore rosso alle creazioni sono le piccole coccinelle di ceramica che Gianpiero usa come decorazione...
...assieme a dei sassolini di abbellimento
Il banco vendita è coperto da un rivestimento in tela di juta riportante la scritta “Riciclo è vita … Fare arte riciclando è la mia”
Sul suo carretto mobile, nonché “vetrina” del salentino, troviamo creazioni composte da materiale riciclato o rilevato in natura: si va dal vaso in pietra leccese rinvenuta tra gli scarti rocciosi dei minatori della Cava di Cursi, alle piante grasse che lo abitano, raccolte da Gianpiero direttamente da campagne, prati e paesaggi rurali
Perchè qui tutto è riciclato, persino il carretto: era in origine un passeggino abbandonato per strada, al quale lo scalpellino ha aggiunto...
...una lampada che ha costruito riutilizzando una canna da pesca e la nassa dei pescatori
Lo vediamo intanto maneggiare la sgorbia per sagomare il fondo e il martello per assestare piccoli colpi, il tutto indossando un paio di occhiali da sole per proteggersi gli occhi dalle schegge della roccia
«Non è di certo facile usare questi arnesi – ci confessa –: ci vuole precisione e tanta pazienza. All’inizio ci impiegavo parecchio tempo, ma adesso una singola opera mi impegna al massimo una mezz’oretta».
E tra una chiacchiera e l’altra c’è chi si ferma per acquistare i suoi manufatti che l’artigiano vende a 10 euro, pur accettando un compenso “libero” maggiore. A chiedere un vaso all’artigiano è il signor Antonio che vuole regalarlo al figlio Giorgio
Così Gianpiero si alza subito dalla sedia per prendere un’opera e mostrarla al cliente, mentre gli spiega di che materiale è fatta,   cogliendo anche l’occasione per raccontargli qualcosa della sua vita. In cambio riceve dall’avventore 20 euro



Gaia Agnelli
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