La storia del compositore barese Raffaele Gervasio, autore della celebre sigla di "Carosello"
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martedì 11 luglio 2023
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di Mina Barcone
Un musicista cresciuto a Bari, ma che col tempo è stato un po’ dimenticato, in primis dalla sua città. Così, proprio per preservare la memoria dell’artista, la 74enne figlia Leietta ha realizzato un sito internet molto curato, dove ha raccolto immagini, video, articoli di giornali e persino partiture composte dal padre. Abbiamo così ricostruito con lei la vita di Raffaele Gervasio (vedi foto galleria).
«Mio padre nacque a Bari nel 1910 per trasferirsi all'età di 11 anni a Torre a Mare, che all’epoca portava ancora il nome di Torre Pelosa ed era una frazione di Noicattaro - esordisce la signora -. Suo padre era il famoso archeologo Michele Gervasio, direttore del Museo archeologico di Bari, che guidò importanti campagne di scavo. Fu lui a sostenerlo negli studi musicali, iscrivendolo al liceo musicale Piccinni prima e al conservatorio Rossini di Pesaro dopo».
Diplomatosi con il massimo dei voti, Raffaele rimase nella città marchigiana come tirocinante di violino e spalla dell’orchestra del conservatorio, continuando a studiare composizione. Si trasferì in seguito a Roma, dove partecipò a un corso di avviamento alla composizione per cinema e radio. Una volta terminato il servizio militare, nel 1938, scrisse la musica per il lungometraggio animato “Crociato 900”, inserito in una campagna di utilità sociale contro la tubercolosi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Da allora si fece sempre più fitta la sua collaborazione con il cinema, anche grazie all'ingresso nella casa di produzione “Incom - Industrie Cortometraggi”, di cui diventò più avanti anche direttore musicale. «Il suo lavoro - spiega Leietta - consisteva nel sonorizzare con colonne sonore originali o di repertorio documentari muti. Tra questi “Armonie giovanili” per la regia di Stefano Canzio o “Noi Mondine” di Vittorio Carpignano».
Compose anche la musica del primo cortometraggio animato a colori “Nel paese dei Ranocchi” di Antonio Rubino, che vinse la medaglia d’oro alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia del 1942.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E dal 1945 cominciò a lavorare con la Rai. La sua prima opera fu l’originale radiofonico “Da Lilì Marlene alla vittoria”, a cui seguì la sigla di “Settimana Incom”: il primo cinegiornale dopo il Fascismo che andò a sostituire il notiziario “Nuova Luce”. Nel 1950 ottenne anche il prestigioso premio “Maschera d’Argento” per le musiche di “Carosello Napoletano”, un’opera teatrale che divenne poi un film di successo con Sophia Loren.
Ma arriviamo al 1957, l’anno del “botto”. Fu in quel periodo infatti che Raffaele scrisse la sigla di “Carosello”, celebre programma che andò in onda sulla Rai per vent’anni. Alle 20.50 di ogni sera, per dieci minuti, gli italiani si incollavano letteralmente allo schermo per assistere a una serie di esilaranti sketch a cui seguivano messaggi pubblicitari “creativi”. Un vero e proprio rito che veniva immancabilmente introdotto da un jingle di poche ma indimenticabili note scandite da fiati, archi e mandolino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La musica della sigla era in realtà quella di “Pagliaccio”, brano di repertorio dell’Ottocento, arrangiata però mirabilmente da Raffaele. «Leggenda vuole che mio padre non la scrisse per Carosello ma per un precedente documentario sulle lumache - rivela la donna -. Fu il regista Luciano Emmer a recuperare la musica dagli archivi, giusto la sera prima che il programma andasse in onda».
A quel punto, visto il successo di Carosello, Gervasio rimise mani alla partitura per riarrangiarla, creando così la sigla più famosa che venne trasmessa in tv dal 1962 al 1977. La stessa che accompagnava i disegni a tempera realizzati da Manfredo Manfredi e raffiguranti le piazze di Venezia, Siena, Napoli e Roma.
«Dell’immensa produzione di mio padre il motivetto di Carosello è sicuramente quello più conosciuto, ma i capolavori da lui composti sono ben altri - sottolinea Leietta -. Tra questi va citata “Fantasia” per pianoforte, che scrisse su richiesta del pianista Rudolf Firkusny il quale la eseguì a Bari nel 1973».
Bari con cui Raffaele ebbe sempre un rapporto stretto, pur vivendo a Roma. «Ogni volta che ne aveva la possibilità – afferma la figlia – rientrava nella villa di famiglia a Torre a Mare. Amava fare passeggiate lunghissime sull’Adriatico, ma solo quando non c’era tanta gente, visto che non sopportava la calca».
E alla fine degli anni 60, su richiesta dell'amico Nino Rota, Gervasio assunse la cattedra di Composizione presso il Conservatorio “Niccolò Piccinni” di Bari, per poi passare alla direzione del nuovo conservatorio “Egidio Romualdo Duni” di Matera.
«Continuò a scrivere opere di musica da camera e orchestrale sino alla sua morte, avvenuta nel luglio del 1994 – conclude Leietta -. All’epoca furono organizzati incontri e concerti per ricordarlo, ma ora, passati un po' di anni dalla sua scomparsa, ho paura che la figura di mio padre possa finire per sempre nel dimenticatoio, così come avvenuto per tanti altri baresi illustri».
(Vedi galleria fotografica)
Nel video, la sigla di Carosello nel 1963
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