E-commerce, multinazionali, nessun ricambio generazionale: Bari dice addio ai negozi storici
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lunedì 6 maggio 2024
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di Gaia Agnelli
Ebbene, a distanza di pochissimo tempo, tanti di quei negozi hanno abbassato sorprendentemente le loro saracinesche: uno dietro l’altro hanno detto addio alla città, chiudendo mestamente dopo anni di gloriosa attività.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tranne per qualche eccezione il motivo di questo abbandono è stato lo stesso per tutti. Si trattava di esercizi che stavano già soffrendo il cambiamento del commercio, sempre più dominato dalle multinazionali, dalla grande distribuzione e soprattutto dalla compravendita online. Poi la chiusura forzata dovuta alla pandemia ha dato loro la “mazzata” finale. E molti titolari hanno così preferito andarsene in pensione, spesso in assenza di figli interessati a proseguire (e magari modernizzare) il percorso tracciato dai padri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma vediamo dunque quali sono le insegne storiche di Bari che non ci sono più. (Vedi foto galleria)
Pasticcerie – Questo settore già nel 2017 aveva visto l’addio per problemi economici di Stoppani, tra i più antichi esercizi commerciali della città, aperto dal 1860 nel Murattiano. Poi dopo il Covid hanno chiuso i battenti sia Fraddosio (in via Ravanas dal 1949) che la pasticceria Fiorentina di via De Mille, attiva dal 1954. Il tutto mentre Bari continua a essere “invasa” da catene di dolci e caffetteria provenienti da fuori città.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Salumerie – Parliamo di piccoli locali che fanno sempre più fatica a sopravvivere alla concorrenza di supermercati e ipermercati che continuano a moltiplicarsi a vista d’occhio. Ha mollato ad esempio due anni fa il proprietario della storica Melfi, fondata con questo nome nel 1948 in via Dalmazia, ma già attiva dagli anni 30. «Il giro di affari non era più quello di prima – ci ha rivelato l’ormai ex titolare Donato Foggetti -. Poi ho avuto problemi personali e, non avendi figli che potevano aiutarmi, ho deciso di chiudere».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Pizzerie – Nell’ambito della ristorazione hanno detto “basta” due veri e propri monumenti: Mimmo Lorusso, titolare della pizzeria Continental (attiva in corso Cavour dal 1966) e la famiglia Botta, fondatrice 45 anni del locale omonimo in via Carulli. «Il lockdown e le norme anti-covid hanno contribuito a metterci in difficoltà – ci disse il primo nell’agosto del 2020 -, così ho deciso a malincuore di dire addio alla professione». Il secondo invece ha annunciato qualche settimana fa la vendita del locale per ragioni personali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Non una pizzeria, ma una kebbaberia ha chiuso invece nel marzo scorso. La citiamo perché si trattava della prima aperta a Bari: la Istanbul Doner Kebab, fondata dal curdo Ibrahim Düzdemir in corso Benedetto Croce nel 2006. «Ci siamo fermati per questioni burocratiche – afferma la figlia Hatice –, ma il nostro progetto è quello di riaprire, anche se non sappiamo ancora né dove né quando».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Bar e pub - Altri punti di riferimento delle serate baresi hanno abbassato inaspettatamente le saracinesche negli ultimi tempi. Dopo l’addio nel 2015 della Taverna vecchia del Maltese, il più antico pub del capoluogo pugliese, hanno salutato la città il Sestriere Café di via Giuseppe di Vittorio, sorto negli anni 90 e soprattutto il Caffè degli Amici di viale Einaudi, punto di ritrovo dei “discotecari” dal 1978.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E poi di pochi giorni fa l’annuncio della chiusura del Demetra pub di via Giovene, uno dei pochi locali aperti tutta la notte, con il proprietario Piero che si è detto «stanco» dopo 28 anni di attività.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Abbigliamento e accessori – Lo shopping online e l’aumento in città delle catene multinazionali stanno mettendo in seria difficoltà le realtà a conduzione familiare. Tra quelli che hanno preferito mollare, già nel 2019, ci sono la gioielleria Trizio Caiati che dopo 94 anni di attività ha spento per sempre le luci in via Sparano per dedicarsi alla vendita online e la boutique Ventrelli di viale della Repubblica, fondata nel 1957.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Due abbandoni che hanno dato il via a una serie di addii eccellenti. Da Rossella Uomo (da cinquant’anni in corso Sonnino) a Dimensione Donna (mezzo secolo in piazza Umberto), da Asselta (dal 1970 in via Argiro) a Bianco Tessile di via Melo, arresosi dopo 65 anni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il “delitto” più grande si è però consumato quest’anno con l’annuncio della chiusura da parte della Società anonima Cima, il negozio di abbigliamento di intimo sito in via Sparano che con i suoi 96 anni di età rappresentava uno degli esercizi commerciali più antichi di Bari. Quando intervistammo il titolare, Carlo Carli, l’uomo ci confessò le sue preoccupazioni per “l’accerchiamento” che stava subendo da parte dei colossi della moda nazionale e internazionale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Giocattoli – Tra i settori messi più in crisi da Amazon c’è sicuramente quello dei giocattoli. Tanti marchi hanno salutato la città: dal Regno dei Bimbi di viale Einaudi chiuso nel 2019 dopo quarant’anni a Io Bimbo in via Oberdan, dal Disney Store di via Sparano sino ad arrivare, nel 2022, al leggendario Carrassi, presente dal Dopoguerra in via Sagarriga Visconti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Cartolerie e librerie – L’avvento della digitalizzazione e dell’e-commerce sta mettendo a dura prova le cartolerie, gli ultimi baluardi dell’inchiostro. Durante la pandemia rinunciò ad andare avanti Favia, attiva in piazza Umberto dal lontano 1876. L’emergenza Covid in questo caso fu la classica “goccia che fece traboccare il vaso”: da tempo infatti l’esercizio stava soffrendo la spietata concorrenza derivante dall’online, invaso da rivenditori in grado di offrire gli stessi prodotti a un prezzo minore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A Favia sono poi seguite le chiusure di Nuova Tecnocarta (dal 1930 in via Napoli), Santacroce di via Andrea da Bari, fondata nel 1925 e Vitucci Carta di via Tanzi, che ha mollato nel 2020 dopo una storia iniziata nel 1926.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dalle cartolerie alle librerie è un attimo, dato che Bari, città già povera di “offerta letteraria”, ha perso negli ultimi anni la Villari aperta nel 1979 in via Lombardi e la Barium di via Roberto da Bari specializzata in libri antichi. E poi in cerca di aquirenti Athena, inaugurata nel 1971 in via Marchese di Montrone.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Strumenti musicali – Già nel 2013, intervistando i titolari dei negozi di strumenti musicali di Bari, registrammo un certo malessere del settore. Giuseppe Monachino ci disse: «Con internet abbiamo registrato un calo gigantesco nelle vendite, molti ragazzi ormai acquistano dal web». Il commerciante, che possedeva un esercizio a Bari Vecchia dal 1948, ha chiuso poi nel 2019. Due anni prima era stato preceduto dal prestigioso Giannini, aperto nel 1874 in via Sparano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Negozi di pesca – I già pochi negozi di articoli per la pesca presenti a Bari hanno salutato pure Eurosub3, attivo dal 1986 a Santo Spirito. Tutti ci hanno parlato di una categoria in fortissima crisi, «rovinata da web, multinazionali e impoverimento del mare».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Oggettistica e articoli da regalo – Ma come detto spesso la colpa degli abbandoni non è da attribuire solo all’e-commerce, ma anche alla mancanza di ricambio generazionale. È ciò che è avvenuto per la storica rivendita di oggettista di Emanuele Traversa, aperta dal 1856 in strada Vallisa e chiusa dal 2019 per la morte del proprietario. Così come hanno detto addio alla città i coniugi Casamassima, che dal 1980 portavano avanti L’Élite, un negozio di articoli da regalo in via della Resistenza. Sono andati in pensione e i loro figli hanno deciso di prendere strade diverse da quella dei propri genitori.
(Vedi galleria fotografica)
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