Palo del Colle, Rocco e i suoi strumenti: «Realizzo tamburi e batterie con le mie mani»
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venerdì 7 marzo 2025
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di Laura Daloiso - foto Paola Grimaldi
Siamo andati a trovarlo all’interno del suo laboratorio di corso Garibaldi al civico 111, sito nel centro storico del paese a sud-ovest di Bari. (Vedi foto galleria).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Una volta arrivati una maniglia a forma di nota di violino ci apre la porta di un luogo con mura in pietra e volte a botte, diviso in due ambienti tramite una tenda rossa di velluto. A sinistra dell’entrata, in fila uno sotto l’altro, troviamo appesi alla parete dei piccoli tamburelli con sonagli e tammorra dipinti a mano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ad accoglierci è Rocco, che ci racconta subito la sua storia. «Sono un falegname e da giovane ero specializzato in realizzazione e restauro di mobili - ci dice -. Poi nel 1998 ho deciso di cambiare, dedicandomi alla costruzione di strumenti da percussione. Ho seguito così la mia più grande passione: la musica».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Rocco fa parte infatti di una famiglia di musicisti. «Mio nonno Sebastiano e mio padre Giuseppe suonavano il piffero – sottolinea mentre ci mostra alcune fotografie d’epoca –. Mio padre in particolare faceva parte della “Bassa banda di Palo del Colle”: la stessa in cui entrai io, quando avevo appena 10 anni, suonando il tamburo rullante. Mi concentrai in seguito sulla batteria facendo parte di diversi gruppi tra cui la band “Quarta Dimensione”».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Così la scelta di unire l’amore per la musica alla capacità di lavorare il legno e i materiali ha condotto Rocco a realizzare dei preziosi strumenti fatti a mano che portano il marchio di “Tamburini Drums”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’artigiano ce ne mostra alcuni alzando la tenda rossa e introducendoci in un variopinto ambiente colmo di djembe africani, timbals brasiliani, chimes, tamburelli in pelle di capra e octoban dalla forma cilindrica. Pettinelli ci mostra il triccheballacche, strumento tradizionale formato da tre martelli in legno che sbattono uno contro l’altro. Ma a colpirci maggiormente è la splendida batteria in legno d’ulivo fatta completamente a mano, dal rullante alla grancassa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Il mio lavoro riflette un'attenzione particolare nella scelta dei legni: dall’acero al noce al faggio - sottolinea Rocco -. E poi ci sono i dettagli di ottone filettati a mano. Lavorare questi materiali richiede un procedimento lungo e meticoloso, che ormai in pochi fanno. La stragrande maggioranza dei tamburi che si trovano in commercio è realizzato infatti in maniera industriale. Ma il suono non è certo lo stesso».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per dimostrarcelo l’esperto prende un tamburo imperiale marrone con su disegnato un giglio e ci delizia con delle rullate calde e intense.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Per costruire questo strumento ho utilizzato il pioppo canadese che è un legno molto pregiato - sottolinea -. Inoltre l'incollaggio è lavorato a mano in modo da avvertire sotto il palmo la giusta rotondità. Il battente dei tamburi è poi in pelle di capra e i colori sono realizzati con l'ausilio di vernici atossiche».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Proprio i tamburi imperiali sono il fiore all’occhiello dell’opera di Rocco. Si tratta delle percussioni utilizzate nei cortei storici, ognuna delle quali ha su disegnato un diverso stemma a seconda del paese di appartenenza del gruppo bandistico. Le creazioni di Pettinelli hanno dato prestigio a numerosi eventi tra cui il corteo di San Nicola, il corteo Barocco di Noto, il Federicus di Altamura e rappresentazioni medievali quali quelle di Bolsena, Lanciano e Cava dei Tirreni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Passano gli anni e continuo a lavorare tanto per ottenere questi risultati – conclude prima di salutarci –. Ho solo un rammarico: i miei figli non hanno ereditato la mia stessa passione e quindi sono consapevole che un giorno, tutta questa meticolosa arte, verrà persa».
(Vedi galleria fotografica)
Nel video (di Laura Daloiso e Gaia Agnelli) la nostra visita al laboratorio di Rocco Pettinelli:
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