La storia dell'85enne Uccio: dal 1957 porta avanti uno dei pochi minimarket sopravvissuti a Bari
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martedì 11 marzo 2025
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di Isabella Dentamaro - foto Giacomo Pepe
Parliamo di quei piccoli luoghi dove è possibile trovare un po’ di tutto: dal latte ai detersivi, dai pelati al sapone, dalla pasta ai fazzoletti di carta. Insomma beni di prima necessità per una spesa veloce ed essenziale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Posti che prima erano presenti in ogni zona della città, rappresentando un punto di riferimento per ciascun quartiere. Oggi però con l’aumento esponenziale dei fornitissimi, grandi e “tecnologici” ipermercati e supermercati, questi “bazar” sono diventati obsoleti. Il motivo? Troppo limitata la scelta dei prodotti da loro offerti, bassa la possibilità di garantire sconti e nessuna presenza di casse automatiche o “self scanning”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Conclusione: in tutta Bari restano solo tre minimarket, tutti a conduzione famigliare, che cercano di resistere alla concorrenza spietata puntando su qualità e “rapporto con il cliente”. C’è il negozio di Mazzacane, “Da Bebè” in via Nicolai e “Astramarket” in via Tupputi (che si dice «molto in difficoltà» dopo l’apertura nel quartiere Mungivacca del grande supermercato Famila).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Noi siamo andati a trovare “Da Uccio”, che come detto è aperto da 68 anni in via Sagarriga Visconti 175, nel popolare e popoloso quartiere Libertà di Bari. (Vedi foto galleria)
Una volta giunti sul posto capiamo subito di trovarci davanti a un minimarket per via dell’insegna luminosa che recita “Salumeria–Detersivi”. Sotto la scritta è riportato anche il numero di telefono dell’attività, che come per tutti i recapiti “di un tempo” non è accompagnato dal prefisso 080.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ad accoglierci è l’85enne proprietario Ottavio Mazzacane, detto Uccio, che ci apre le tendine “vintage” a frange bianche e blu per farci accomodare all’interno. Prima di entrare però gli chiediamo il perché di un cartello posto sulla vetrina sul quale è riportata, accanto al nome del negozio, la parola “italiano”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Ė un'affermazione ironica per segnalare che io sono nato qui – spiega il signore –. Perché negli ultimi anni nel quartiere Libertà sono spuntati numerosi minimarket aperti da stranieri, indiani soprattutto. Il mio non è razzismo, ma solo un modo per evidenziare che ci sono ancora baresi che con fatica gestiscono questo tipo di esercizi commerciali».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Mentre parliamo diamo un’occhiata all’interno. Il posto è molto piccolo, con un bancone dietro al quale Uccio vende salumi, latticini, olive e uova e un frigo in cui sono conservati latte, burro e pasta fresca. Due scaffali divisi da uno stretto corridoio ospitano più che altro pacchi di pasta, succhi di frutta e prodotti in scatola. C’è infine la sezione dedicata ai detersivi e quella che comprende fazzoletti, carta igienica, tovaglioli e in basso del carbone.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sulle pareti spiccano un’immagine di San Nicola e una foto dei genitori di Uccio. «Il minimarket fu aperto proprio dai miei, nel lontano 1957 – ricorda Mazzacane –. All’inizio mio padre Francesco, con la sua licenza da salumiere, era presente con un bancone nel mercato all’aperto di via Nicolai (che oggi si è spostato nell’ex Manifattura Tabacchi). Ma poi, per proteggere mia madre Grazia dal disagio di vendere per strada, decise di aprire un locale dove vendere prodotti di prima necessità: un’attività a conduzione familiare in cui lavorammo da subito anche io e i miei due fratelli. Nel 1970 infine, con i miei andati in pensione, decisi di prendere in mano le redini del negozio. E sono ancora qui».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Uccio ricorda come prima il locale fosse completamente diverso: c’erano pochi prodotti in scatola e quasi tutto veniva venduto sfuso. «La pasta ad esempio veniva imbustata in sacchetti di carta nella quantità richiesta dal cliente – ci dice –. Stessa cosa per i legumi. L’olio e il vino venivano invece versati in boccioni da uno o due litri portati direttamente in negozio dai clienti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E il rapporto con la clientela era basato sulla confidenza e la fiducia. «Conoscevo i nomi di ciascun avventore, con cui scambiavo parole cordiali e a volte consigli – sottolinea Uccio –. C'era rispetto e stima reciproca, al punto da poter far credito alla moglie che faceva la spesa tutti i giorni, con la certezza che il marito sarebbe passato a saldare il conto quando percepiva il salario alla fine della settimana. Adesso invece tutti vanno sempre di fretta e spesso si “scordano” anche di pagare. Tanto che ho dovuto affiggere una targa di legno alle spalle del bancone che recita testualmente: "Si fa credito solo ai novantenni se accompagnati dai genitori". Ai clienti più di vecchia data concedo però sempre dei favori: sono loro del resto che mi permettono di andare avanti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Proprio in quel momento Uccio riceve una telefonata. È una signora anziana che ha richiesto un servizio a domicilio: un qualcosa che il commerciante garantisce da sempre.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«In più cerco di vendere sempre prodotti freschi e di qualità – aggiunge -: latticini di Gioia del Colle, pane di Altamura, olio di Bitonto, mozzarelle e scamorze di Santeramo. Certo, questa attività non è più redditizia come un tempo. Io poi sono anziano e non lavoro nemmeno per lasciare un'eredità, dato che i miei figli hanno scelto strade diverse e, visto i tempi che corrono, non posso biasimarli. Continuo per tenere la mente viva e per far sopravvivere il più possibile questo storico minimarket aperto da miei genitori. Ma so già che con me, finirà tutto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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I commenti
- Diego Molinari - Questi posti raccontano di una Bari che non tornerà più ma che rimarrà per sempre nei ricordi di quel bambino che, nei caldi giorni d'estate, andava con la nonna a far la spesa in salumeria...