Beniamino, 400 km in sella sulla ciclovia adriatica: «Ma la Puglia è ancora indietro»
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mercoledì 4 settembre 2013
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di Nicola De Mola
Lo abbiamo intervistato per farci raccontare questa piccola impresa, che qualche giorno fa gli è valsa anche l’assegnazione da parte dell’assessore alle Attività economiche del Comune di Bari, Rocco De Franchi, di una speciale medaglia realizzata per il bicentenario del Murattiano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Beniamino, com’è nata questa idea?
Sono un appassionato cicloturista e mi occupo da tempo delle tematiche legate alla sostenibilità ambientale e alla sicurezza stradale. Ho semplicemente unito le due cose e poi mi sono chiesto: perché non abbinare all’impegno civico una bella vacanza in Puglia, la mia terra d'origine?
Lei infatti vive ora a Teramo. Quanto tempo ha impiegato per percorrere i 400 chilometri che separano la città abruzzese da Polignano?
Ci ho messo tre giorni, dal 26 al 28 agosto. Ma potevano essere due e mezzo, se non mi fossi fermato a Campomarino, in Molise, per un incontro con le istituzioni locali e se non mi fossi imbattuto sul Gargano in una tromba d’aria, che mi ha costretto a ripararmi in un agriturismo. A Bari, poi, sono stato accolto in Comune per ricevere la medaglia e nella stessa giornata ho raggiunto Polignano a Mare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dunque, a che punto siamo con la ciclovia adriatica?
C’è una sostanziale differenza tra le tre regioni che ho attraversato. L’Abruzzo ha già fatto molto in tema di piste ciclabili e ha fatto partire un nuovo grande progetto, che dovrebbe concludersi in tre anni. Anche il Molise ha un progetto di ciclovia importante (la Campomarino - Termoli) che, vista la carenza di risorse regionali, dovrebbe essere finanziato a livello locale. La Puglia invece è ancora molto indietro: basti pensare che la prima pista ciclabile è a Margherita di Savoia. Poi ce ne sono altre a Trani, Molfetta e Bisceglie, ma sono tutte scollegate tra loro e decadenti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E a Bari che situazione ha trovato riguardo alle piste ciclabili?
Le confesso che entrare a Bari è stata un’impresa: ho dovuto percorrere la strada statale 16 con tutti i rischi che potevano derivarne. Non esiste una ciclovia che porti direttamente sulla litoranea e quelle in città sono poche, scollegate e fatte male. Ci sono buone intenzioni, ma il modo di rapportarsi agli amanti del cicloturismo è sterile. A Bari, e più in generale in Puglia, le istituzioni sembrano voler parlare con un linguaggio nuovo che porti consensi, ma il loro approccio alla mobilità sostenibile è farraginoso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Che cosa le rimarrà di questa avventura?
È stata un’esperienza emozionante, vissuta affrontando tutti i rischi che potevano esserci grazie alla mia grande passione per il cicloturismo. Mi rimarrà l’idea di un paesaggio bellissimo, ma non sfruttato a dovere a causa della carenza di quelle infrastrutture che garantirebbero un notevole salto di qualità. Così come mi rimarrà dentro il grande appoggio, a livello mediatico e istituzionale, ricevuto in Abruzzo e Molise e quello che invece purtroppo è mancato in Puglia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ha già in mente quale sarà la sua prossima “impresa”?
I miei impegni di lavoro non mi permettono di realizzarne più di una all’anno. Una cosa che mi piacerebbe fare è girare il Gargano in bici. Ma spero che la Puglia non mi deluda anche stavolta, altrimenti mi vedrò costretto a cambiare i miei itinerari.
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Scritto da
Nicola De Mola
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