Strada San Giorgio, terra di nessuno: la Storia sommersa dai rifiuti
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lunedì 21 luglio 2014
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di Salvatore Schirone
La via, che prende il nome dalla medievale chiesetta del cui triste epilogo abbiamo dato conto, si estende per oltre dieci chilometri partendo da via Glomerelli (la strada che dal centro porta al rione Stanic) fino alle porte di Modugno, dove sbuca in strada Madonna della Grotta. E si insinua in un’area limitata da Strada Santa Caterina da una parte e via Bruno Buozzi dall’altra (cartografia nella galleria fotografica).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quella che un tempo era una delle terre più fertili e produttive in prossimità del centro abitato, ricca di poderi e masserie con frutteti, vigne e orti, appare oggi una interminabile pattumiera a cielo aperto. Appena imboccata la strada, troviamo sulla destra la prima enorme discarica, con rifiuti di ogni tipo: mobili, vetri, frigoriferi, televisori, cavi debitamente privati dei fili di rame e materiale di risulta di lavori di ristrutturazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma la visione più desolante si ha quando, appena superata la chiesa (murata) di San Giorgio e il teatro Kismet, la strada si restringe curvando ripetutamente per chilometri. Sembra di entrare in un altro mondo. Benché ufficialmente servita dall'Amiu, come dimostrano i nuovi bidoni della differenziata "lindi e pinti" disseminati per tutto il percorso (soprattutto in prossimità dei numerosi casali disabitati), non c'è piazzola, atrio e ansa della stretta stradella che non sia colma di immondizia. (Vedi ampia galleria fotografica e video)
Bellissimi caseggiati degli inizi del 900 abbandonati e visibilmente vandalizzati sono nascosti da sterpaglie e montagne di rifiuti, così come i campi incolti e i muretti a secco sommersi da inerti. E poi segni di incendi recenti, strani "odori" e un pizzico di amianto qua e là nei resti di pannelli di vecchie tettoie.
I ruderi di bellissime ville dal tipico colore rosso ricordano i bei tempi di villeggiatura della piccola borghesia barese. Prima di costeggiare il tratto ferroviario e giungere a quella che appare essere una stazione fantasma, scorgiamo un bella villa su due piani. Sebbene chiusa, non ci sembra abbandonata. Proviamo ad avvicinarci al cancello incuriositi, quando scorgiamo sul terrazzino del primo piano un enorme mastino napoletano che ringhiando minaccia di saltarci addosso. Non ci resta che scappare. Un ottimo guardiano, certamente in grado di tenere lontano vandali e curiosi ma incapace di fermare il degrado circostante.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La strada prosegue al di sotto della ferrovia e lo spettrale paesaggio si allarga mostrando un enorme edificio mai ultimato debitamente transennato, ma senza nessuna indicazione di lavori in corso. Finalmente la nostra strada termina al "trincerone", dove fervono i lavori del raddoppiamento della tratta ferrovia Bari-Bitetto a causa dei quali la strada si interrompe bruscamente e costringe a deviare in direzione della statale 96, all'altezza del Nuovo Pignone.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Qui scopriamo che i lavori proseguono senza sosta cercando di aggirare l'ipogeo scoperto durante gli scavi, e segnalato alla Soprintendenza tra accese polemiche e denunce. Per fortuna l'intervento della Soprintendenza ai beni archeologici ha debitamente circoscritto e messo in sicurezza l'area. Gli scavi archeologici sono in stato avanzato e già mostrano chiaramente quello che resta di un grande ipogeo che in passato probabilmente fu usato come cava per l'estrazione di tufi per l'edilizia, come dimostra la sezione superiore tagliata a livello della strada.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La visione dell'ipogeo ci riporta alla mente la ricca storia di questa grande area paesaggistica, fatta di tracce storiche uniche e originali, in cui insediamenti rupestri, chiese rurali, ville, masserie, ipogei e incamminamenti sotterranei costeggiando lame e antichi torrenti, raccontano la storia e la cultura dei nostri predecessori. Un enorme patrimonio che andrebbe tutelato e valorizzato e che purtroppo l'incuria, la miopia della politica, l'inciviltà di cittadini irresponsabili e poco ponderate progettazioni edilizie e ferroviarie rischiano di cancellare per sempre, facendo di questa zona un'altra triste e desolata “terra di nessuno”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il video del nostro viaggio in Strada San giorgio Martire (di Gianni De Bartolo):
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Salvatore Schirone
Salvatore Schirone