L'inquinamento? C'è anche quello indoor: provoca morti ogni giorno
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venerdì 8 maggio 2015
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di Katia Moro
Così come anche dal workshop “Problematiche relative all’inquinamento indoor” organizzato dall’Istituto superiore della sanità di Roma nel 2012 emerge che l’inquinamento indoor è responsabile del 4,6% delle morti globali e del 31% delle inabilità nei bambini da 0 a 4 anni di età.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I nemici numero uno della nostra salute che ci attaccano silenziosamente mentre noi ci sentiamo erroneamente protetti dalle nostre quattro rassicuranti mura quotidiane sono: il monossido di carbonio, che si forma quando cuciniamo o accendiamo lo scaldabagno; il cancerogeno benzene sprigionato dai materiali di costruzione, pavimenti, colle, vernici e stampanti; gli acari della polvere contenuti nei tappeti e nelle tende e che alimentano asme e allergie e infine la temuta formaldeide, un gas incolore accusato di favorire tumori e leucemie, contenuto nei mobili, nelle vernici, nei detergenti per la pulizia e negli apparecchi elettronici come il computer e le fotocopiatrici.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ovviamente i soggetti più a rischio non possono che essere coloro il cui sistema immunitario è ancora in via di formazione e che sono più a lungo esposti a tutti questi agenti nocivi: parliamo di bambini e adolescenti. E qual è il luogo che maggiormente frequentano questi soggetti, dalle 4 alle 8 ore minimo per circa 10 anni almeno, se non la scuola?
Il problema dell’inquinamento atmosferico interno e della salute nelle scuole italiane è stato affrontato in un workshop che si è tenuto a febbraio presso il ministero della Salute per incentivare l’applicazione delle “Linee di indirizzo per la prevenzione nelle scuole dei fattori di rischio indoor per allergia e asma” che furono concordate già nel 2010 e che al contrario non hanno mai trovato concreta attuazione nelle scuole italiane.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Gli studi effettuati dimostrano come gli edifici scolastici italiani presentino gravi problemi per la cattiva qualità delle costruzioni, per carenza di manutenzione e per problemi correlati a un cattivo condizionamento dell’aria. A ciò si aggiunga l’incremento negli ultimi anni all’interno delle scuole di strumenti didattici come computer, stampanti, macchine fotocopiatrici che producono quell’inquinamento elettromagnetico non ancora definitivamente accertato ma sui cui rischi l’Organizzazione mondiale della sanità ha emesso un “principio precauzionale” che viene generalmente ignorato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
È per questo che un istituto comprensivo di Bari, l’Eleonora Duse (che ha classi che vanno dall’asilo alla scuola media), ha pensato di escogitare un espediente per tentare di arginare questo rischio incombente: rifornire gli ambienti scolastici di alcune piante che avrebbero la funzione di assorbire e ridurre l’inquinamento indoor.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E così dopo aver invitato le famiglie a collaborare per ristrutturare e riabbellire le aule della scuola, il dirigente scolastico ora propone ai genitori di adornare le classi anche con piante anti-inquinamento. Parliamo della sanseveria, che depura l’aria dalla forma aldeide, il ficus e la palma di bambù, efficaci contro il benzene, la dracena, che sarebbe perfetta contro le sostanze contenute nelle vernici, la gerbera e i crisantemi, in grado di rimuovere la trielina, e l’edera e il tronchetto della felicità che catturano la formaldeide nei prodotti per la pulizia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Le piante purificanti furono studiate già negli anni 70 dalla Nasa dal giovane studente Bill Wolverton, assunto per valutare l’aria delle navicelle spaziali – ci spiega il preside Gerardo Marchitelli -. Poi furono estesi gli studi ad altri ambienti, come gli uffici e le abitazioni, con risultati sbalorditivi: si registrò che alcune piante assorbono fino all’80% delle sostanze nocive volatili (metalli pesanti e sostanze tossiche) presenti negli ambienti interni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Trascorriamo la maggior parte del nostro tempo in ambienti chiusi e sempre meno all’aria aperta e secondo l’Organizzazione mondiale della sanità esiste una vera e propria sindrome da edificio malato (Sick building syndrome) che colpisce le persone che vivono molte ore in spazi chiusi. Posizionare alcune delle piante fitodepurative negli ambienti interni, come le aule, significa prevenire patologie come mal di testa, nausea, difficoltà di concentrazione, irritazione ad occhi, naso e gola, tosse e forme allergiche».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La risposta delle famiglie come sempre non si è fatta attendere. Numerosi i commenti positivi ma anche questa volta non sono mancate le lamentele di chi non vuole sopperire a compiti che dovrebbero spettare agli enti pubblici e agli ordini preposti, visto che secondo i piani del preside dovrebbero essere i genitori a comprare le piante. La preoccupazione per la salute dei propri figli però, si sa, è sempre al primo posto. «Mio figlio è spesso costretto a assentarsi da scuola perché soffre d’asma e di disturbi allergici e comunque quando esce da scuola, dopo 6 ore, ha sempre tosse e occhi irritati – sostiene una mamma di un alunno della Duse -, così perde molte lezioni e io sono costretta a rinunciare a giornate di lavoro. Per questo io sono d’accordo nel tentare di migliorare la situazione nelle aule».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Anche se in realtà – afferma il vivaista barese Vincenzo Griseta - l’unico vero vegetale che sia stato scientificamente dichiarato come capace di assorbire le onde elettromagnetiche è il cactus cereus peruvianus, che vive nei deserti del centro e sud America e che per questo viene chiamato la “pianta dei computer”».
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Katia Moro
Katia Moro