di Katia Moro

Bari, inutilizzato da sempre ma sorvegliato 24 ore su 24: lo strano caso del
BARI – Una struttura di 200mila metri quadrati, costata 20 milioni di euro, inaugurata nel 2010, ma mai aperta. È il Maab (Mercato agro alimentare barese), situato alla periferia sud-est di Bari, a Mungivacca: una nuova costruzione che avrebbe dovuto ospitare i venditori all’ingrosso di prodotti ortofrutticoli che qui in realtà non sono mai arrivati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Noi siamo andati a visitarlo (vedi foto galleria) e la cosa non è risultata affatto difficile: nonostante l’immobile sia totalmente inutilizzato continua a essere sorvegliato da sei vigilanti che a turno si occupano di custodire “il nulla”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per arrivare al Maab basta imboccare la complanare della statale 100, la stessa che porta all’Ikea, che sorge proprio qui accanto. A due passi dalla rurale strada Crocifisso, tra sterpaglia, erbacce, rifiuti e isolati ulivi, si fanno largo ampie e vuote vie asfaltate che confluiscono verso il Mercato, finanziato con fondi dell’Unione Europea e della Camera di Commercio. La zona è tutta puntellata da snelli pali della luce che come sentinelle dominano dall’alto a regolare distanza l’uno dall’altro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A introdurlo ci sono sbarre automatiche bianche e rosse che attendono inoperose un ampio flusso automobilistico preventivato e mai attuatosi. E a sorpresa sulla destra sbuca da un ampio gabbiotto il 22enne Maurizio, uno dei sei custodi che permettono una vigilanza ininterrotta all’edificio, 24 ore su 24. «Siamo regolarmente assunti e stipendiati dalla Camera di Commercio e a noi tutto questo va più che bene, ma davvero ci chiediamo cosa ci stiamo a fare, dato che qui non c’è nulla e non viene mai nessuno», ammette il giovane.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Così come Giovanni Drogo nel “Deserto dei tartari”, Maurizio passa le sue giornate in attesa che finalmente arrivi “qualcuno” e carico di entusiasmo per aver finalmente visto delle persone in carne ed ossa, ci guida alla scoperta di questo luogo fantasma. Siamo in compagnia di due cani unici abitanti della zona e padroni incontrastati di questo ampio spazio inutilizzato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La struttura è divisa in due parti. Il primo edificio di color verde scuro è ritmato da coppie di finestre intervallate da grosse lesene bianche squadrate: sarebbe quello destinato a ospitare gli uffici, un bar, una banca e i parcheggi sotterranei ai quali si accede tramite una rampa. La struttura è collegata poi, tramite un ponte dalla tettoia trasparente, a un secondo capannone bianco e grigio che ospita i 16 box, quelli progettati per i venditori all’ingrosso, gli stessi commercianti che preferiscono rimanere nella sede coperta di via Caracciolo dove il fitto da pagare (1000 euro al mese) non è così esoso come quello qui richiesto (3000 euro).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Alcune scale conducono al piano superiore. Qui sono visibili la cella frigorifera, il montacarichi, bagni e uffici. Non manca nulla insomma. A parte i venditori e la mercanzia. Lo spazio è ampio, ben arieggiato e armoniosamente distribuito, ma al momento ricoperto unicamente da escrementi di piccioni. Il silenzio è assordante, interrotto solo dal ticchettio delle zampette dei due cani che vagano indisturbati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E’ ora di andarcene. Maurizio ci fa firmare la nostra visita su un registro completamente vuoto e ci saluta a malincuore. Chissà quando rivedrà di nuovo una persona in questo strano luogo desolato.  

(Vedi galleria fotografica)


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Per arrivare al Maab basta imboccare la complanare della statale 100, la stessa che porta all’Ikea, che sorge proprio qui accanto. Tra sterpaglia, erbacce, rifiuti e isolati ulivi, si fanno largo ampi e vuoti stradoni che confluiscono verso il Mercato
La zona è tutta puntellata da snelli pali della luce che come sentinelle dominano dall’alto a regolare distanza l’uno dall’altro
A introdurlo ci sono sbarre automatiche bianche e rosse che attendono inoperose un ampio flusso automobilistico preventivato e mai attuatosi
Due cani, unici abitanti della zona e padroni incontrastati di questo ampio spazio inutilizzato
La struttura è divisa in due parti. Il primo edificio di color verde scuro è ritmato da coppie di finestre intervallate da grosse lesene bianche squadrate
I parcheggi sotterranei, ai quali si accede tramite una rampa
La prima struttura è collegata, tramite un ponte dalla tettoia trasparente, a un secondo capannone bianco e grigio
Qui si trovano i 16 box, quelli progettati per i venditori all’ingrosso, gli stessi commercianti che preferiscono rimanere nella sede coperta di via Caracciolo dove il fitto da pagare (1000 euro al mese) non è così esoso come quello qui richiesto (3000 euro)
Alcune scale conducono al piano superiore
Alcune scale conducono al piano superiore. Qui è visibile la cella frigorifera
Lo spazio è ampio, ben arieggiato e armoniosamente distribuito, ma al momento ricoperto unicamente da escrementi di piccioni
Il silenzio è assordante, interrotto solo dal ticchettio delle zampette dei due cani che vagano indisturbati



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