Dal "bianco" al "mako", dal palombo alla verdesca: tutti gli squali presenti nell'Adriatico
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giovedě 26 marzo 2020
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di Federica Calabrese
I PERICOLOSI
Lo squalo bianco (Carcharodon carcharias) - Con una lunghezza che raggiunge gli 8 metri e un peso che arriva a 3 tonnellate, questo pescecane rappresenta la più grande specie presente nell’Adriatico. La sua coda lunata ed il colore grigio sul dorso, più chiaro sui fianchi e bianco nella parte ventrale, lo rendono subito identificabile. È considerato il maggior predatore del mare e si nutre di tutto, compresi rifiuti e carogne.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Su ogni mascella spuntano una dozzina di denti triangolari aguzzi con il bordo seghettato che lo rendono letale per qualsiasi essere vivente, compreso l’uomo. Per fortuna è molto raro incontrarlo: vive infatti tra i 200 e i 1000 metri di profondità, al largo della costa. Anche se negli anni si sono verificati non solo diversi avvistamenti, ma anche catture da parte di alcuni pescatori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La sua carne non è considerata molto buona, il “bianco” viene però sfruttato per le pinne, la pelle e l'olio di fegato. Non mancano poi collezionisti disposti a tutto per avere i suoi denti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lo Spinarolo (Squalus acanthias Linnaeus) – Il suo nome deriva dalle sue spine tossiche che rilasciano il veleno contenuto in una ghiandola. Lo spinarolo è infatti l’unico squalo considerato velenoso per l'uomo. Molto aggressivo, si ciba pesci di taglia uguale o addirittura superiore alla propria, attaccandoli con la sua “arma”. Abbondante e diffuso in tutti i mari che circondano l’Italia, non è particolarmente apprezzato sulle tavole pugliesi per la sua carne stopposa. Anche se nel Nord Italia viene mangiato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lo squalo mako (Isurus oxyrhincus) - Probabilmente il più veloce fra gli squali, capace anche di compiere ampi salti fuori dall'acqua.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Si tratta di una di quelle specie proveniente dai mari temperati che con la “tropicalizzazione” delle acque si è spostata nell’Adriatico. Lo si riconosce per il corpo fusiforme ed il muso appuntito. La grande mascella oblunga esibisce 26 denti lisci e molto affilati. Un incontro con questo esemplare può risultare quindi molto pericoloso, proprio per via delle sue “lame” e della sua voracità.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sebbene sia abituato alle elevate profondità il Mako si avvicina molto spesso alle coste, frequentando le acque dai 30 ai 60 metri di profondità. Per questo viene spesso pescato, non solo con reti da posta ma anche con lenze a mano, nonostante raggiunga anche i 3,7 metri di lunghezza e un peso di di 500 kg. La sua carne, bianca, è considerata ottima. Una specialità? La zuppa fatta con le sue pinne.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lo squalo volpe (Alopias vulpinus) – È forse tra i pescecani più facili da riconoscere grazie alla coda lunga tanto quanto tutto il resto del corpo. Proprio la grande appendice posteriore è utilizzata per tramortire le sue prede e costituisce il maggior pericolo per coloro che accidentalmente dovessero avere un incontro con questa specie, che può arrivare anche a 5 metri di lunghezza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Vive fino a 500 metri di profondità, ma i giovani esemplari possono spingersi sottocosta a 50 metri di distanza dalla riva. Si narra che un paio di esemplari siano abitudinari dello scoglio dell'eremita a Polignano. Il “volpe” è il più ricercato tra gli squali per la sua carne prelibata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La verdesca (Prionace glauca) - Di color cangiante, questo pescecane (detto anche “azzurro”) ha un corpo affusolato e slanciato e un muso lungo e conico. Comune in tutto il Mediterraneo, soprattutto nei mesi estivi e autunnali è facile notarlo vicino alle coste lì dove depone le uova. Qualche mese fa vi parlammo della mamma che si spiaggiò sulla costa pugliese (probabilmente perché ferita dalle reti da strascico) e del pescatore che salvò i 50 avvannotti presenti nel suo grembo.
In caso di incontro ravvicinato a far paura sono i suoi denti ricurvi e seghettati che con un sol morso possono lasciare segni profondi. Sebbene sia commestibile, non è giudicato propriamente pregiato. Il fegato è anche tossico per l'uomo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
GLI INNOCUI
Lo smeriglio (Lamna nasus) - Specie grigia bluastra, panciuta e tozza, ha un muso conico e appuntito, con denti molto acuminati dalla forma a pugnale. Ma nonostante questa caratteristica che lo rende temibile per gli altri pesci, non sono mai stati registrati attacchi nei confronti dell’uomo.
È tra gli squali più conosciuti e spesso in pescheria viene spacciato per pesce spada a causa delle simili striature rossastre. La sua carne è comunque molto apprezzata e le sue pinne vengono usate per zuppe o per ricavarne farine.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il palombo (Mustelus mustelus) – In dialetto barese chiamato “penna” ed è sicuramente il pescecane più utilizzato nelle cucine pugliesi: si fa al sugo, fritto o al forno. Frequenta sottocosta i fondali fangosi e detritici per cui è facile pescarlo. Dalla colorazione grigiastra uniforme o con macchiette sparse qua e là, presenta una corporatura fusiforme e snella, con testa appiattita e muso a contorno ogivale.
Il gattuccio (Scyliorhinus canicula) - Il gattuccio solitamente non supera i 50 centimetri di lunghezza: il corpo è allungato e schiacciato dorsalmente, costellato talvolta di macchioline scure. Gli occhi sono a mandorla, connotato questo che gli ha conferito il curioso appellativo. Di giorno passa il tempo adagiato sul fondo, per diventare più attivo di notte. Con una carne dura e di poco pregio, viene comunque impiegato per delle zuppe o fritto per esaltarne il sapore poco deciso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il Sagrì nero (Etmopterus spinax) - Viene anche chiamato “pesce diavolo” per il suo colore nero e le pinne dorsali, entrambe armate di una spina velenosa, lunga e ben visibile (ma non pericolosa per l’uomo). Questo squalo è il più piccolo del Mediterraneo: raggiunge infatti solo eccezionalmente i 50 centimetri di lunghezza. Vive comunemente sui fondi fangosi ad oltre 2500 metri di profondità, ma può risalire fino ai 200, altezza a cui viene pescato. La sua carne è considerata cattiva, ragion per cui consumata solo essiccata e salata o utilizzata per farne farina.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lo squadro o pesce angelo (Squatina squatina) - Caratterizzato da un corpo romboidale e schiacciato che lo rende “squadro”, presenta un dorso molto largo nella parte anteriore, ristretto posteriormente e fortemente assottigliato verso la coda, tale da apparire come “un angelo” dalle ali spiegate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ha abitudini bentoniche e notturne, ma di giorno si adagia sui fondali sabbiosi, ragion per cui abbocca facilmente agli ami. La sua carne è poco stimata, ma viene comunque consumata sia fresca che salata. La pelle un tempo era impiegata per levigare il legno o per ricoprire astucci o impugnature di spade.
Il boccanera (Galeus melastomus) - Così denominato per l’interno nero della sua bocca, questo squalo arriva a un massimo di 50 centimetri di lunghezza e mezzo chilo di peso. Il suo colore è normalmente bruno grigiastro, ma può avere tinte grigio rossastre con macchie più scure. Vive sui fondi melmosi fino a 900 metri di profondità e non risale quasi mai al di sopra dei 200 metri. La carne non è buona, ma spesso viene smerciata, spellata, come gattuccio o palombo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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Scritto da
Federica Calabrese
Federica Calabrese