I delfini "baresi": «È possibile ammirarli anche vicino alla costa, ma mancano studi su di loro»
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martedì 4 ottobre 2022
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di Francesco Savino
Lo testimoniano i frequenti spiaggiamenti di delfini morti a causa delle mareggiate, ma anche le tante segnalazioni di diportisti, pescatori e bagnanti, che con un occhio attento e un po’ di fortuna avvistano spesso le suggestive pinne dorsali che fanno capolino a pelo d’acqua.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A noi ad esempio, il 27 agosto scorso, è capitato di osservare un esemplare di tursiope a meno di un chilometro dal lungomare sud di Bari, in direzione del lido “Il Trullo”. Eravamo su una piccola barca quando il cetaceo, con nostra grande sorpresa, ha compiuto un piccolo salto davanti al natante, per poi girare intorno all’imbarcazione per una decina di minuti. (Vedi video)
La loro presenza su tutto il litorale è quindi costante e comprovata da foto e video, anche se sono pochi gli studi scientifici a riguardo. Ce lo conferma Roberto Carlucci, biologo marino, ricercatore e professore presso il Dipartimento di Biologia dell’Università di Bari, con cui abbiamo parlato dei delfini “baresi”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Anche nel mare di Bari vivono gruppi di delfini: sono stati mai studiati?
Non abbastanza. Se si consulta la bibliografia scientifica, si può notare una sproporzione riguardante lo studio di cetacei nel basso Adriatico rispetto al Mar Ionio settentrionale. E non perché ce ne siano di meno, ma semplicemente perché qui non si è investito nella loro osservazione, che è molto costosa. È come fare un safari continuo in mare ed è necessario avere imbarcazioni, personale, strumenti e piani di campionamento che devono rispondere a obiettivi ben pianificati. In Puglia si è scelto quindi il tarantino e non il barese, il foggiano o il brindisino per esaminare questi mammiferi. Il gruppo di cui faccio parte ad esempio, ha iniziato le ricerche nello Ionio nel 2009 e ad oggi ha prodotto una sessantina di pubblicazioni scientifiche di rilevanza mediterranea e internazionale. Risultati che hanno portato all’iter per l’istituzione di un’area marina protetta denominata “Santuario dei cetacei del Golfo di Taranto” finalizzata alla tutela dei delfini e dei cetacei.
Si farà qualcosa per colmare la scarsità di dati registrati nel basso Adriatico?
Per ora è stata attivata una convenzione tra il dipartimento di Biologia dell’Università di Bari e la Lega Navale Italiana. Forniremo a tutti i diportisti un’app per smartphone che permetterà di segnalare gli avvistamenti scattando foto e inserendo dati con informazioni georeferenziate. Queste ultime andranno a finire in un sistema di raccolta dati accessibile ai ricercatori che potranno così elaborarli per trarne delle considerazioni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quali specie di delfini è possibile incontrare nei mari baresi?
Nel tratto più prossimale al litorale è frequente imbattersi nel tursiope. È la specie maggiormente studiata ed utilizzata nei delfinari per la sua abilità nel compiere salti e acrobazie. La sua lunghezza è di circa 3 metri, il peso di 300 chilogrammi e ha una livrea tendente al grigiastro. Spostandoci più al largo, là dove inizia la scarpata continentale, intorno alle 2/3 miglia dalla costa, è possibile invece incontrare le stenelle striate. Rispetto al primo si tratta di esemplari con un corpo slanciato e meno tozzo, con dimensioni significativamente differenti (2,5 metri al massimo e 160 kg di peso) e riconoscibili per via delle striature più chiare sui fianchi, dalle quali prendono il nome.
Tutti vivono in branchi.
Sì, i delfini vivono in piccoli gruppi e si muovono alla ricerca di cibo. Tra di loro si comportano proprio come noi umani: si toccano, si spingono, saltano, giocano. La struttura sociale è infatti molto complessa: i piccoli rimangono con i grandi anche dopo l’allattamento, imparando a cacciare e ad apprendere una serie di comportamenti. Questo è un chiaro indicatore di un’elevata intelligenza. E comunicano le situazioni di pericolo attraverso il suono: il loro senso primario non è la vista ma proprio l’udito.
Ci sono zone in particolare dove è più probabile imbattersi in gruppi di delfini?
Le popolazioni cetacee si distribuiscono là dove trovano le migliori condizioni di vita. Quindi oltre al mare aperto, li si può avvistare nei pressi di impianti di acquacoltura offshore galleggianti. Vicino agli allevamenti di pesci si crea un trofismo, dovuto ai mangimi in pellet in eccesso che attirano altri piccoli pesci e di conseguenza anche i predatori al vertice della catena alimentare come i delfini, gli squali e persino le tartarughe. Un altro attrattore per questi animali sono gli impianti di allevamento delle cozze, specie quelli molto grandi della zona di Varano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nel mese di settembre alcuni delfini sono stati avvistati addirittura all’interno del porto di Bari…
La loro presenza nei porti è dovuta alle opportunità di cibo che questo ambiente offre. I tursiopi ad esempio sono predatori più opportunisti delle stenelle e reputano conveniente entrare nei porti per cacciare cefali e orate. A tal proposito è bene ricordare il caso emblematico di “Filippo”, il famoso tursiope che dal 1997 al 2004 ha frequentato regolarmente il porto di Manfredonia seguendo i pescherecci in entrata e interagendo per anni con pescatori e bambini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nell'immagine un tursiope (foto di NASA)
Nel video, il nostro incontro con un delfino a un chilometro dalla costa di Bari:
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Francesco Savino
Francesco Savino
I commenti
- enzo - bravo francesco, un testo scorrevole e preciso nella narrazione.