Santo Spirito, il borgo nato in una conca: «Ecco perché qui le strade vanno in salita e in discesa»
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mercoledì 28 giugno 2023
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di Francesco Sblendorio - foto Fabio Voglioso
Centomila anni fa, infatti, i movimenti della crosta terrestre che stavano dando origine agli Appennini determinarono nelle zone antistanti la catena montuosa, tra cui le pianure pugliesi, una serie di fratture e di sprofondamenti del terreno. «La conseguenza di tali smottamenti fu la formazione dell’attuale bacino portuale di Santo Spirito – spiega il geologo Vincenzo Colonna -. Mentre più all’interno questi fenomeni provocarono una depressione del suolo con un dislivello di 20 metri circa, come si può notare dalla differenza di quota tra l’attuale stazione ferroviaria e la chiesa dello Spirito Santo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il “canyon” formatosi in antichità venne poi utilizzato in epoca più recente per l’estrazione di materiali per l’edilizia. Sino a metà dell’800 infatti, prima che venisse creato il centro urbano di Santo Spirito, su questo territorio si apriva una tufara, una grande cava di tufo. Entrando nel borgo è impossibile non notare un avvallamento del piano stradale che raggiunge il punto più basso in via Napoli, in corrispondenza della chiesa parrocchiale, il fulcro della vecchia attività di scavo.
Naturalmente gli ingegneri del tempo dovettero escogitare una serie di stratagemmi per poter edificare il nucleo abitativo. Ad esempio quando si decise di far passare i binari del treno da Santo Spirito, fu chiaro a tutti che il percorso fino alla futura stazione presentava un netto e fastidioso dislivello. L’architetto bitontino Michele Masotino seppe però aggirare l’ostacolo, realizzando un efficiente sistema di ponticelli ad arco ad altezza crescente, che andarono in pratica a “sopraelevare” l’odierno corso Garibaldi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il quartiere è del resto pieno zeppo di segni che ricordano il suo passato geologico. Se ci mettiamo alle spalle lo scalo ferroviario, noteremo sulla sinistra un’ampia scalinata che ci porta a un piazzale in cui troviamo un tozzo caseggiato ormai in rovina: l’antica stazione del tram. Tra quest’ultima e lo slargo della ferrovia c’è un dislivello di 5-6 metri, ben evidenziato da una delle arcate di Masotino posta lateralmente alla scalinata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dalla parte opposta, sulla destra di corso Garibaldi, balza agli occhi via Sardegna, con un analogo stacco dell'arteria principale dal piano stradale. Le parallele al corso, via Taranto e via Conte Mossa ne accompagnano poi il digradare verso via Napoli, sottolineando i confini laterali di quell’ancestrale avvallamento. Che ovviamente terminava al mare, definendo un’ampia ansa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Questa sorta di golfo, sbocco della faglia nell’Adriatico, era compreso fra i tratti di scogliera che emergono all’altezza dello storico bar “Qui si Gode” e l’area in cui oggi si allunga il molo di levante. In entrambi i punti sono tra l’altro ancora ben evidenti le stratificazioni calcaree delle rocce affioranti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Una simile conformazione - rivela Colonna - la troviamo anche nel vicino rione di Palese, in corrispondenza di un’altra faglia compresa tra la scogliera nei pressi del “Titolo di Modugno” e il tratto di litorale chiamato “La punta”. Anche qua la stratificazione calcarea delle rocce è più che evidente».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
C’è infine una parte “alta” della faglia, che si nota facilmente percorrendo la statale 16, tra i curvoni di Palese e gli svincoli per Santo Spirito. Le pareti rocciose tra le quali scorre la superstrada mostrano in modo evidente i bianchi livelli calcarei accanto ad ammassi irregolari di calcare rossiccio. E per un attimo qui sembra di trovarsi in una vera e propria gola, lontana mille miglia dal pianeggiante Tavoliere delle Puglie.
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- GIANDONATO DISANTO - La villa Stampacchia, al civico dal 10 al 22, di Corso G. Garibaldi, fu costruita in corrispondenza del bordo dell'avvallamentp prodotto dalla realizzazione della cava, poi riempita di terreno sino a Circa M 1,50 dal livello della strada in corrisdpondenza del civico 16. Nalla parte inferiore, c'è una cantina tutta in pietra, alta m. 4, con pavimentazione in basole di pietra e canaletta centrale di raccolta di acqua ( e forse anche di vino) l'acqua finiva in un pozzetto ove il livello pressocchè costante, era cica 40 centimetri al di sotto del piano di calpestio, Quando, intorno agli anni '60, sono stati realizzati i fabbricati a fianco alla chiesa, su via Napoli, fu tagliata la falda e, per molti mesi, i lavori sono stati interrotti, a costruzione completata, il livello della falda, nella cantina della villa Stampacchia, si è sollevato e quasu sempre, sul pavimento c'era un battente di circa 20 centimetri di acqua. Questa situazione si è mantenuta sino a quando non è stato ricostruito il fabbricato del Circolo Unione all'angolo di Corso Garibaldi con Via Massari.