Letto: 2125 volte | Inserita: giovedì 21 marzo 2019
| Visitatore: Luca
L’anno scorso mi è stata consigliata una RM cardio dopo che durante una visita sportiva è stata riscontrata una lieve ipertrofia al ventricolo sinistro. Ci tengo a precisare che effettivamente facevo abbastanza sport, ma a livello assolutamente amatoriale. Dopo un brutto incidente avuto in strada sono rimasto completamente fermo per parecchi mesi con solo qualche corsetta negli ultimi 3 mesi. Trascorso un anno, ho eseguito un'altra RM e l'esito è pressochè uguale a quello dell'anno passato. L'ipertrofia ventricolare, che mi era stata diagnosticata per il troppo sport, visto che dopo un anno non è andata via, in cosa si potrebbe trasformare se riprendo tutti i miei vecchi allenamenti? Vorrei inoltre capire se posso avere il certificato medico agonistico in previsione di una mezza maratona che si terrà nella mia città.
L’ipertrofia miocardica, riscontrata e persistente, è espressione di una patologia cardiaca diretta, miocardiopatia ipertrofica, o secondaria a malattie valvolari o ipertensione arteriosa. Il rischio di aritmie, anche quelle pericolose responsabili di arresto cardiaco, è molto alto.
Quindi nessun medico dello sport le firmerà il certificato agonistico per sport ad alto impegno cardiovascolare e la maratona, mezza o intera, è la regina di tali sport. La certificazione sportiva, tipica del bacino mediterraneo, ha alto valore medico legale ed è un “permesso” per praticare quello sport e ad allenarsi. Obbliga il medico a seguire certi protocolli stabiliti da società scientifiche e lo espone a rischi penali e assicurativi.
Negli USA e nei paesi anglosassoni non esiste l’obbligo della certificazione: il medico, volontariamente consultato o facente parte di un club sportivo, fa la “fotografia” dello stato di salute, consiglia, non obbliga nessuno e lascia ogni decisione al libero arbitrio dell’atleta o dei dirigenti della squadra.
Comunque, la così detta “ipertrofia da sport” è un adattamento che regredisce, tempo massimo 6 mesi di detraining, dalla cessazione dell’attività sportiva. Da quanto mi riferisce, gli indici funzionali sono buoni e il suo caso va seguito nel tempo.
Risponde
RICCARDO GUGLIELMI – Medico cardiologo sportivo
Specialista in malattie dell’apparato cardiovascolare e cardioangiochirurgia, è stato Direttore della Cardiologia Ospedaliera “Luigi Colonna” del Policlinico di Bari e docente di cardiologia presso la Scuola di specializzazione in medicina dello Sport dell’Università di Bari.