In Puglia 12mila musulmani "italiani" e solo un cimitero islamico: quello di Gioia
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giovedì 6 luglio 2017
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di Nicola Imperiale
Il fatto è che l’unico cimitero pugliese provvisto di una zona dedicata all’Islam si trova a Gioia del Colle, in un’altra provincia insomma. Da qui il rifiuto del sindaco del paese murgiano di seppellire la bambina. «Se lo facessimo esauriremmo subito i pochissimi posti disponibili», aveva dichiarato il primo cittadino Donato Lucilla.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per fortuna poi la situazione si è risolta e Bassma è riuscita a trovare posto in una “terra vergine” del camposanto del paese leccese. Ma la questione rimane, visto che secondo le stime della Comunità islamica di Puglia, i musulmani “italiani” residenti in regione sarebbero circa 12mila, a fronte dei soli trenta posti disponibili nel cimitero di Gioia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Parliamo di “italiani” perché per i fedeli islamici residenti da noi ma nati in altri Paesi è previsto un altro genere di sepoltura. «Quando muore un musulmano straniero – sottolinea Sharif Lorenzini, presidente della Comunità – la salma viene rimandata in patria, a nostre spese. Ma se a perdere la vita è un islamico nato qui, per forza di cose deve essere seppellito in Puglia. Solo che oltre al cimitero di Gioia non esiste un altro luogo adatto allo scopo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Casi come quello di Bassma si potrebbero quindi ripetere. «Da anni abbiamo chiesto al Comune di Bari di dedicare un’area ai nostri bisogni – afferma sempre Lorenzini – ma purtroppo finora tutte le nostre richieste sono rimaste inascoltate».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per farci un’idea siamo andati a visitare il cimitero islamico di Gioia, nato nel dicembre del 2008 in un angolo del camposanto comunale (vedi foto galleria).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A fare da ingresso si trova un arco a sesto acuto disegnato con un mosaico adorno di motivi geometrici e giochi cromatici tipici dell’arte araba. Ci fermiamo a osservare affascinati questo portale monumentale, ma quando lo superiamo ed entriamo nel campo, le nostre sensazioni cambiano radicalmente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci troviamo infatti di fronte a un’area di erba incolta e terreno, in parte anche bruciato. Sparse qui e là si trovano 32 sagome rettangolari di pietra che stanno a delimitare le fosse e sulle quali sono poste delle piccole lapidi dalla forma grezza con su inciso il nome del defunto. Non ci sono né fiori, né candele, né fotografie, né colori.
Il motivo ce lo spiega Alessandro Pagliara, barese convertito all’Islam. «Bisogna essere umili di fronte alla morte e al giudizio divino – ci dice -. Da qui l’assenza di abbellimenti sulle tombe. L’unica accortezza che noi fedeli abbiamo è quella di porre la bara in direzione della Mecca».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci sembra chiaro che un rito così particolare avrebbe bisogno di uno spazio a sé dedicato, dove poter dare degna sepoltura ai musulmani nati in Italia. Per realizzarlo serve solo una cosa: un’amministrazione coraggiosa, in grado di prendere una decisione sicuramente impopolare ma decisamente etica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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Scritto da
Nicola Imperiale
Nicola Imperiale