di Stefania Buono

Comunicare con il corpo: è la lingua dei segni. Ma qui non è riconosciuta
BARI- Esprimersi con la voce non è l'unico modo per poter comunicare, anche perché non tutti hanno la possibilità di poter ascoltare un "ciao" o un "ti voglio bene". E’ il caso dei sordi, persone che quindi utilizzano altri sensi, come la vista, per poter comprendere una frase o un concetto e che usano il corpo per “parlare”. Perché spesso i sordi sono anche “muti”, non perché non riescano a emettere suoni, ma per il fatto di non conoscere la lingua parlata, non avendola mai ascoltata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I non udenti utilizzano quindi la nota “lingua dei segni” per  comunicare e lo fanno attraverso un sistema preciso di segni, di espressioni facciali e di movimenti del corpo. Una lingua però che sono in pochi a conoscere veramente e che in Italia fatica anche a trovare un’”ufficialità”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Nonostante siano circa 170mila gli italiani che utilizzano la Lis (la lingua dei segni italiana), da noi questa forma di comunicazione non è ancora riconosciuta – afferma un'interprete Lis -.  Nel resto del mondo invece i sordi sono considerati al pari di una minoranza linguistica. Si continua a credere che la lingua dei segni non sia materia per professionisti e questo va a svantaggio delle persone sorde, che senza una figura accanto come un interprete o un assistente alla comunicazione, non riescono a relazionarsi con gli udenti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per diventare interprete è necessario seguire dei corsi, tenuti da insegnanti non udenti. «Durante le lezioni non è possibile parlare, anche per rispetto verso l’insegnante sordo che si ha di fronte –ci racconta la leccese Enrica, che frequenta il secondo livello di un corso Lis-. Noi in classe abbiamo un salvadanaio simbolico e se a qualcuno scappa di pronunciare una parola paga 50 centesimi come pegno. I soldi poi li utilizziamo per andare a mangiare una pizza tutti insieme».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Alcuni non udenti riescono anche a praticare l’”oralismo”, cioè a leggere i movimenti delle labbra di chi gli sta parlando. «L'ideale per una persona priva di udito sarebbe conoscere entrambi i metodi di comunicazione così da potersi adattare in base a la situazione che gli si presenta davanti. -ci dice la barese Marilisa, interprete Lis-. Tuttavia in molti casi coloro che nascono in famiglie di udenti non imparano la lingua dei segni poiché, in un certo senso, la famiglia non accetta la sordità del figlio. Allo stesso tempo l'oralismo non è considerato il metodo principale di insegnamento della lingua per i sordi e perciò non tutti lo apprendono».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
  
Ma parliamo di questa particolare lingua, che ha un suo vocabolario, un suo alfabeto, una sua grammatica e una sua sintassi. Ad esempio nella Lis spesso il verbo viene posto alla fine della frase, seguendo l'ordine sov (soggetto oggetto verbo) e non c’è la forma interrogativa, che viene espletata solo delle espressioni facciali. 


E a volte a un segno possono corrispondere due o più parole, come nel caso degli aggettivi "nuovo" e "fresco". Per distinguerli ci si serve di altri espedienti, come il labiale, il movimento del corpo, oppure la dattilologia (ovvero l'utilizzo dell'alfabeto sempre attraverso segni della mani). Al contrario può avvenire che una parola italiana abbia più significati, come il termine "vuoto", che può indicare ad esempio un oggetto che non contiene nulla oppure una perdita di memoria momentanea. Ma niente paura, i sordi riescono a superare il problema: muovendo le mani all'altezza del busto daranno alla parola il primo significato, ponendole all'altezza della testa il secondo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
E per presentarsi il non udenti come fa? «Segna “il nome mio è” e a quel punto usa la dattilologia, cioè marca ogni singola lettera utilizzando l’alfabeto –ci spiega Marilisa -. Inoltre loro sono portati ad utilizzare dei “segni-nome”, ovvero riconoscono una caratteristica fisica o caratteriale in una persona e da quel momento la nominano con l’elemento che la distingue dagli altri. Ad esempio un ragazzo di nome Antonio, molto alto, sarà più facile associarlo al segno “alto” piuttosto che al suo nome».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E come l'italiano è diverso dal francese, dall'inglese o dal tedesco, anche la lingua dei segni italiana è diversa dalle lingue dei segni degli altri Paesi del mondo e presenta persino delle sottolingue, cioè i dialetti locali. Anche se comunque tra due sordi di diversa provenienza comunque ci si capisce. «La lingua dei segni è la lingua iconica per eccellenza - ci spiega Marilisa -. Questo fa sì che un sordo italiano e uno inglese possano comprendersi meglio di un inglese ed un italiano udenti. In più esiste un sistema di segni internazionale che permette il superamento delle barriere linguistiche e che viene applicato durante i congressi organizzati dalla Federazione mondiale dei sordi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Insomma, siamo di fronte a un idioma molto complesso, ma altrettanto affascinante. «Che tra l’altro - osserva Enrica – ti fa capire quanto noi normodotati siamo limitati nell’ambito della comunicazione: ci affidiamo solo alle parole, risultando in realtà totalmente inespressivi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel video un bambino di appena 2 anni capace di comunicare con la lingua dei segni:



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