di Armando Moncelli - foto Adriano Di Florio

Trentatrè ettari di verde nella Zona Industriale di Bari: è il (sinora) poco sfruttato Parco Asi
MODUGNO – Trentatrè ettari percorsi da una lama su cui trovano spazio pagliai in pietra, antichi casolari e soprattutto piante e alberi di vario genere come ulivi, lecci, eucalipti, cipressi, pini e ciliegi. È il tesoro racchiuso all’interno del Parco Urbano Asi, una grande superficie verde situata nella Zona Industriale di Bari, in territorio di Modugno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un posto per anni utilizzato come discarica abusiva a cielo aperto ma bonificato nello scorso decennio (con finanziamenti europei) dal consorzio Asi, associazione che comprende le aziende che operano nell’Area di sviluppo industriale del capoluogo pugliese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Purtroppo sinora il parco (i cui lavori sono terminati all’inizio del 2017), è stato poco sfruttato. Problemi burocratici e di gestione ne hanno impedito l’apertura per più di tre anni, sino quando nell’ottobre del 2020 si è fatto in modo di dischiudere i suoi cancelli, ma limitatamente alle attività del gruppo scoutistico Agesci.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ora però si vorrebbe permettere a tutti i cittadini di usufruire di questo luogo, che potrebbe in futuro accogliere escursioni, manifestazioni sportive ed eventi musicali e teatrali. Il presidente del consorzio, Paolo Pate, ci spiega infatti come sia in programma un incontro con i Comuni di Bari e Modugno per fissare le linee guida la crescita dell’area, che alla fine del 2021 si è arricchita di ulteriori mille alberi piantati nell’ambito di una campagna ecologista nazionale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In attesa che il polmone verde venga finalmente sfruttato (in un territorio come quello barese povero di spazi all’aria aperta), siamo andati a visitarlo. (Vedi foto galleria)

Per raggiungerlo da Bari dobbiamo imboccare la “spettrale” statale 96 per poi immetterci, tramite via dei Gelsomini, sulla provinciale 54 che porta all’Aeroporto. Alla prima rotonda giriamo su via delle Margherite per ritrovarci dopo qualche centinaia di metri davanti al cancello dell’area, situata sulla destra della strada.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci introduciamo all’interno, fermandoci in un piccolo parcheggio per le auto, lì dove veniamo accolti dalle nostre due guide: Vincenzo e Giuseppe, addetti alla manutenzione. Con loro cominciamo a visitare il parco, il quale è introdotto da una struttura formata da una pedana che al centro ospita un’alta croce realizzata dagli scout.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci incamminiamo così su un sentiero asfaltato che percorre tutta la superficie. Ci circondano ulivi, ma anche mandorli, carrubi, biancospini, viburni e persino piccoli canneti. Siamo di fatto in piena campagna, la stessa che un tempo dominava quella che, dal 1960, è diventata la Zona Industriale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


A un certo punto intravediamo una lunga passerella percorsa da strutture in ferro dalla forma quadrata. Siamo davanti a un ponte pedonale che permette di attraversare Lama Gambetta, “affluente” di Lama Lamasinata, uno dei 9 ex antichi fiumi della conca di Bari. Il tratto di canale è stato bonificato e reso più sicuro da argini protetti da reti di contenimento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Riprendiamo il nostro percorso e scorgiamo su una piccola radura un’altissima pianta di aloe alla quale si affianca uno dei tanti pagliai che popolano il luogo: strutture in pietra dalla forma di trullo un tempo utilizzate dai contadini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Man mano che ci avventuriamo nel cuore del parco ci sembra di essere tornati indietro nel tempo, quando qui attorno non c’erano capannoni industriali, ciminiere e grandi strade asfaltate. A metà del cammino notiamo sulla sinistra anche un’antica masseria, senza finestre e dalle pareti scrostate che lasciano intravedere il color rosso che ricopriva i muri. Circondata da una recinzione e posta su due piani, è dotata di una scalinata che permetteva l’accesso al livello superiore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Qualche metro più avanti il nostro cammino vira bruscamente verso destra e conduce davanti a un campo arato da poco, quello in cui alla fine dell’anno scorso sono stati piantati mille alberi nell’ambito della campagna nazionale “Mosaico verde”, volta alla riqualificazione di aree urbane ed extraurbane. «L’intervento di forestazione, promosso da Legambiente e dall’associazione AzzeroCo2, è stato finanziato da Fastweb e ha previsto la piantumazione di arbusti di lentischio, ginestra, roverella, fillireo e orniello», spiega Vincenzo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’ultima tappa del nostro viaggio è un’altra masseria: Villa Sforza, un edificio circondato da alti, lineari e spogli arbusti. «Questa dimora – afferma Giuseppe – veniva utilizzata nei secoli passati come casa per le vacanze dalla famiglia che all’epoca era proprietaria di queste terre». La nostra guida indica anche una scritta in latino posta sulla facciata principale dello stabile. Le lettere, alcune delle quali illegibili, compongono la frase parva domus magna quies, ovvero “piccola casa, grande riposo”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Proprio quel riposo e quella quiete in cui è immerso questo silenzioso parco, che attende solo di essere scoperto e finalmente “vissuto” da bambini, famiglie e sportivi in cerca di aria pulita e di lunghe passeggiate tra la natura.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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Per raggiungere il parco da Bari dobbiamo imboccare la “spettrale” statale 96 per poi immetterci, tramite via dei Gelsomini, sulla provinciale 54 che porta all’Aeroporto
Alla prima rotonda giriamo su via delle Margherite per ritrovarci dopo qualche centinaio di metri davanti al cancello dell’area verde, situata sulla destra della strada
Ci introduciamo all’interno, fermandoci in un piccolo parcheggio per le auto
lì dove veniamo accolti dalle nostre due guide: Vincenzo e Giuseppe, addetti alla manutenzione del verde
Con loro cominciamo a visitare il parco, il quale è introdotto da una struttura formata da una pedana che al centro ospita un’alta croce realizzata dagli scout
Ci incamminiamo così su un sentiero asfaltato che percorre tutta l’area. Ci circondano ulivi, ma anche mandorli, carrubi, biancospini, viburni...
...e persino piccoli canneti
A un certo punto intravediamo una lunga passerella in percorsa da strutture in ferro dalla forma quadrata. Siamo davanti a un ponte pedonale che permette di attraversare Lama Gambetta, “affluente” di Lama Lamasinata
Il tratto di canale è stato bonificato e reso più sicuro da argini protetti da reti di contenimento
Riprendiamo il nostro percorso e intravediamo su una piccola radura un’altissima pianta di aloe alla quale si affianca uno dei tanti pagliai che popolano il luogo...
...strutture in pietra dalla forma di trullo un tempo utilizzate dai contadini
A metà del cammino intravediamo sulla sinistra anche un’antica masseria...
...senza finestre e dalle pareti scrostate che lasciano intravedere il color rosso che ricopriva i muri
Circondata da una recinzione e posta su due piani, è dotata di una scalinata che permetteva l’accesso al livello superiore
Qualche metro più avanti il nostro cammino vira bruscamente verso destra e conduce davanti a un campo arato da poco tempo...
...quello in cui alla fine dell’anno scorso sono stati piantati mille alberi nell’ambito della campagna nazionale “Mosaico verde”, volta alla riqualificazione di aree urbane ed extraurbane
«L’intervento di forestazione, promosso da Legambiente e dall’associazione AzzeroCo2, è stato finanziato da Fastweb e ha previsto la piantumazione di arbusti di lentischio, ginestra, roverella, fillireo e orniello», ci spiega Vincenzo
L’ultima tappa del nostro viaggio è un’altra masseria: Villa Sforza, un edificio circondato da alti, lineari e spogli arbusti
«Questa dimora – afferma Giuseppe – veniva utilizzata nei secoli passati come casa per le vacanze dalla famiglia che all’epoca era proprietaria di queste terre»
La nostra guida ci indica anche una scritta in latino posta sulla facciata principale dello stabile. Le lettere, alcune delle quali illegibili, compongono la frase parva domus magna quies, ovvero “piccola casa, grande riposo”



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